I media scandalizzano e diffamano: un numero considerevole di firme sarebbero state falsificate e comprate. Nelle colonne dei commenti si chiede di vietare o di non sottoporre a votazione le iniziative già presentate. Il tutto equivale a limitare i diritti democratici delle cittadine e dei cittadini svizzeri.
Ma quali sono i fatti? Nessuno li conosce esattamente. I giornali sostengono che in alcuni referendum le firme sono state presentate più di una volta o sono state falsificate. È tutto confuso. Chiunque falsifichi le firme deve essere perseguito. Ma il fatto che qualcuno non compili correttamente un modulo di firma è una questione completamente diversa: fa parte della vita quotidiana. Circa il 10% di tutte le firme viene quindi dichiarato non valido.
Ogni modulo di firma deve essere controllato dalle autorità comunali. Questi fogli vengono poi controllati nuovamente dalla Cancelleria federale. Le firme multiple o non valide vengono così eliminate.
Il controllo dello Stato è fallito?
Le firme false sono state riconosciute valide dalla Cancelleria federale? Gli scandalisti non ne parlano. Non sono riusciti a dimostrare una sola “doppia firma” accettata dai Comuni e dalla Cancelleria federale. Il vero problema sarebbe quindi il fallimento del meccanismo di controllo statale. I media tacciono proprio su questo.
Oltre allo scandalo, i media si preoccupano anche della diffamazione. Di conseguenza, mettono in primo piano l’“Iniziativa per la neutralità” e l’“Iniziativa stop al blackout”. Queste vengono poi compiaciutamente etichettate come “iniziative dell’UDC”, anche se non sono state nemmeno lanciate dal partito. Ciò che viene ignorato è che anche i referendum di sinistra sono interessati.
Cosa sta succedendo? Giornalisti poco attenti si avventurano su una tesi sconsiderata e la bolla mediatica la trasforma in uno scandalo. Poi soluzioni fasulle, inadatte e antidemocratiche vengono proposte e adottate da politici impotenti. Il danno è fatto.
Collezionare con anima e corpo
Che cosa si deve fare? Attenersi ai fatti. Non c’è motivo di limitare i diritti politici dei cittadini. E il modo migliore per raccogliere le firme è metterci anima e corpo. Proprio come stanno facendo le sezioni cantonali dell’UDC con l’Iniziativa per la protezione delle frontiere.