Il Consiglio federale ha nuovamente prorogato di un anno lo statuto di protezione S per i rifugiati ucraini. In questo modo, il Governo infrange ancora una volta la sua promessa secondo cui si trattava di una misura temporanea, volta a favorire un rapido ritorno. L’UDC condanna questa disonesta “tattica del salame”, che porta a un’immigrazione permanente nei sistemi sociali svizzeri e costa miliardi ai contribuenti.
Ciò che era iniziato come una misura di protezione temporanea si rivela sempre più come un inganno. Nel maggio 2022, l’allora Ministra della Giustizia Karin Keller-Sutter aveva promesso che lo statuto S fosse «orientato al ritorno» e che «non dovesse rappresentare un diritto di soggiorno permanente in Svizzera». Da allora, il Consiglio federale ha prorogato questo statuto anno dopo anno, smentendo le proprie parole. La storia infinita delle false promesse continua:
Questa politica è disonesta nei confronti della popolazione svizzera. Lo statuto S è diventato una porta d’ingresso per un’immigrazione permanente nei nostri sistemi sociali. Dopo cinque anni di soggiorno — cioè già dalla primavera 2027! — i primi ucraini potranno richiedere un permesso di dimora di tipo B. In questo modo, la protezione temporanea diventerà definitivamente un peso permanente per la Svizzera. Non c’è da stupirsi che il Consiglio federale goda di sempre meno sostegno tra i cittadini.
Costi miliardari e incentivi sbagliati
Le conseguenze finanziarie di questa politica sono devastanti. I costi per la Confederazione ammontano già a miliardi di franchi. A ciò si aggiungono gli oneri enormi per Cantoni e Comuni, che devono mettere a disposizione alloggi e sostenere le spese sociali. Particolarmente grave è il fatto che con l’Ucraina non esista un accordo in materia di assicurazioni sociali: ciò significa che, in caso di invalidità, si applica direttamente il diritto svizzero – una bomba a orologeria per il nostro sistema sociale.
Il problema principale resta il legame tra lo statuto di protezione e il quasi incondizionato diritto all’assistenza sociale. Questo incentivo errato fa sì che solo una piccola minoranza di ucraini abili al lavoro svolga effettivamente un’attività professionale. Invece di esigere impegno e integrazione, il Consiglio federale alimenta, con il suo atteggiamento permissivo, una mentalità assistenzialista a spese dei contribuenti svizzeri.
L’UDC chiede un intervento immediato
L’UDC aveva avvertito fin dall’inizio di questa evoluzione. Chiediamo al Consiglio federale di porre fine immediatamente a questa politica disonesta e di difendere gli interessi della popolazione svizzera. In concreto, l’UDC domanda:
È ora di tirare il freno d’emergenza. L’UDC si opporrà con tutti i mezzi a questa politica irresponsabile del Consiglio federale e continuerà a lottare per una politica d’asilo e migratoria coerente e credibile, che non danneggi la Svizzera.