Il gruppo parlamentare UDC s’è pronunciato all’unanimità contro l’iniziativa popolare federale «Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)». Inoltre, i parlamentari UDC hanno chiesto ancora una volta che l’estensione dello scambio automatico d’informazioni fiscali (SAI) sia sospesa. Essi si oppongono quindi ai 41 nuovi accordi SAI previsti con paesi o territori di cui alcuni sono governati da regimi autoritari, contestabili dal punto di vista dello Stato di diritto o corrotti. Il gruppo sostiene invece all’unanimità la mozione della Commissione delle finanze, la quale chiede che la fissazione dell’importo dell’aiuto allo sviluppo sia svincolata dal prodotto interno lordo della Svizzera.
Degli accordi SAI stipulati con dei paesi dai regimi autoritari, che non rispettano i principi dello Stato di diritto o corrotti, hanno conseguenze pericolose per gli stranieri che hanno posto il loro patrimonio al sicuro in Svizzera, come pure per gli Svizzeri stabilitisi in queste regioni. L’UDC chiede quindi che questa procedura sia sospesa e si oppone all’estensione del SAI a 41 Stati e territori supplementari. Se il Parlamento accetterà comunque questo progetto, essa esige che il Parlamento e il Consiglio federale s’assumano esplicitamente la piena responsabilità per eventuali misure di repressione – espropriazioni, ricatti, rapimenti o omicidi di Svizzeri all’estero – che potrebbero derivare da questo scambio di dati.
Se il Parlamento entrerà in materia sul progetto di accordo SAI con la Nuova Zelanda, l’UDC sosterrà la proposta che i suoi rappresentanti nella CET-CN e che quest’ultima ha sostenuto, ossia di vincolare quest’accordo alla conclusione di un trattato di sicurezza sociale. Parecchie migliaia di Svizzeri, infatti, vivono in Nuova Zelanda e, in mancanza di un tale trattato, la loro rendita AVS sarà prelevata fino a concorrenza del 100% dal fisco neozelandese.
Gli autori dell’iniziativa “moneta intera” chiedono una ristrutturazione totale del sistema monetario svizzero. La Banca nazionale svizzera (BNS) avrebbe così la possibilità di creare non soltanto del denaro contante, ma anche del denaro contabile elettronico. Gli affari ordinari di credito delle banche commerciali sarebbero limitati. L’industria svizzera e il mercato ipotecario sarebbero le prime vittime di questa riforma. Nessun paese al mondo applica tale sistema. Il gruppo UDC si oppone quindi all’unanimità a questo stravolgimento del sistema monetario e finanziario svizzero. Il sistema attuale ha dato buona prova della sua efficacia al servizio della popolazione e dell’economia. Non è il caso di effettuare delle pericolose sperimentazioni.
Il gruppo UDC sostiene all’unanimità una mozione della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale che incarica il Consiglio federale di presentare in futuro al Parlamento il credito per l’aiuto allo sviluppo, senza vincolarlo a una quota-parte del reddito nazionale lordo della Svizzera. Il Consiglio federale dovrà invece tenere conto, nel fissare l’importo dell’aiuto allo sviluppo, degli interessi nazionali e dello stato delle finanze federali.