La situazione legale è chiara dall’accettazione dell’iniziativa per l’espulsione: gli stranieri che sono stati condannati definitivamente per un reato figurante sulla lista del Codice penale, devono lasciare la Svizzera. Poiché questa regola deve essere applicata anche ai cittadini UE, l’UDC chiede che ciò sia precisato nel Codice penale. Essa invita tutti i partiti rappresentati nella commissione preparatoria del Consiglio nazionale a sostenere le sue proposte e a far sì che la volontà del popolo sia finalmente applicata.
Il popolo svizzero ha approvato nel 2010 l’iniziativa per l’espulsione in virtù della quale i criminali stranieri devono obbligatoriamente lasciare la Svizzera se sono stati condannati per uno dei reati enumerati negli articoli 66a e seguenti del Codice penale svizzero (CPS).
La giustizia fa manifestamente molta fatica a rispettare questa norma di diritto. Prova ne è l’atteggiamento del tribunale cantonale zurighese che, in agosto del 2017, ha deciso che un cittadino tedesco poteva restare in Svizzera, mentre che avrebbe dovuto essere espulso a seguito della sua condanna per diversi reati figuranti negli art. 66a e seguenti CPS. Motivo invocato dai giudici zurighesi: l’accordo di libera circolazione delle persone non permette un’espulsione, perché questo individuo non rappresenta un pericolo pubblico ai sensi della giurisprudenza della Corte di giustizia UE. Il Tribunale federale ha sì emesso una sentenza definitiva in questa materia ma, non trattandosi di una sentenza di riferimento, la domanda a sapere se la Costituzione federale sia prioritaria rispetto all’accordo di libera circolazione delle persone, rimane aperta.
Evidentemente, i giudici svizzeri hanno bisogno di direttive chiare e nette per rispettare il diritto svizzero. L’UDC ha perciò depositato un’iniziativa parlamentare richiedente che le norme degli articoli 66a e seguenti CPS siano completati in modo che la misura d’espulsione si applichi anche ai criminali originari dell’UE. In una seconda iniziativa parlamentare, l’UDC chiede inoltre la soppressione della cosiddetta clausola di rigore che il Parlamento ha ritenuto opportuno aggiungere al CPS. Se le cifre pubblicate l’estate scorsa dalla Confederazione sono più o meno esatte, succede che i tribunali s’appellano in più di un terzo dei casi alla clausola di rigore per evitare l’espulsione. Ma questa clausola era stata prevista per dei casi assolutamente eccezionali, cosa che non è manifestamente il caso nella prassi giudiziaria attuale.
La Commissione delle istituzioni politiche sta esaminando le due proposte durante la sua attuale sessione. L’UDC s’attende dagli altri partiti che mantengano la parola data prima della votazione sull’iniziativa per l’autodeterminazione e che rispettino la democrazia diretta, dunque la volontà del popolo.