Accordo di sottomissione con l’UE: i Catoni rinnegano il federalismo
Tutti gli altri partiti sostengono il trattato UE di 2’228 pagine. E la maggior parte dei Cantoni non vuole nemmeno ricorrere al referendum obbligatorio con la maggioranza dei Cantoni.

La Svizzera dovrebbe davvero firmare un accordo di 2’228 pagine con l’UE? Dovrebbe accettare di adottare automaticamente il diritto europeo, sottomettersi alla Corte di giustizia dell’UE e versare miliardi a Bruxelles?
Il termine della consultazione è scaduto e, purtroppo, come prevedibile, PS, Verdi, Verdi liberali, Centro e PLR hanno detto sì al pacchetto di accordi. Ancora più grave: l’assemblea dei delegati del PLR ha deciso di non chiedere nemmeno un referendum obbligatorio.
E i Cantoni?
Ci si sarebbe aspettati almeno che i governi cantonali si schierassero a favore della maggioranza dei Cantoni, vista la portata dell’accordo. Invece, no. Nonostante il trattato intacchi in profondità il nostro sistema istituzionale, limiti le competenze cantonali e l’accordo sull’energia metta a rischio le aziende elettriche di proprietà dei Cantoni, la loro posizione è sorprendentemente remissiva.
La loro principale richiesta, infatti, parla da sola: vogliono più soldi dalla Confederazione. Fondi per coprire i circa 4’000 nuovi casi sociali legati all’UE che si aggiungeranno ogni anno in Svizzera — con ogni probabilità anche di più. E chiedono ulteriori risorse perché, con le nuove regole, la Svizzera non potrà più applicare tasse universitarie più elevate agli studenti stranieri. Già oggi sono circa 50’000 gli studenti provenienti dall’estero che si formano nelle nostre scuole a spese dei contribuenti.
Da tutto ciò emerge una conclusione chiara: molti Cantoni si lasciano convincere ad accettare il trattato in cambio di compensazioni finanziarie.
Le lodevoli eccezioni
È evidente che i Cantoni, nel complesso, stanno compromettendo il proprio ruolo. Se non difendono nemmeno il principio della maggioranza dei Cantoni per un accordo di questa importanza, allora rischiano di svuotare la loro stessa ragion d’essere.
Desidero però citare con rispetto i dieci Cantoni che hanno avuto il coraggio di opporsi e di difendere il federalismo: Uri, Svitto, Obvaldo, Nidvaldo, Glarona, Zugo, Sciaffusa, Appenzello Esterno, Appenzello Interno e il Ticino. Sono loro a ricordarci cosa significhi davvero proteggere il nostro Stato federale.

