Lo scorso settembre, il Consiglio nazionale ha senza dubbio commesso la violazione delle regole democratiche più grave della storia svizzera, rifiutando di applicare l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. Il Consiglio degli Stati ha appena fatto un passo in più. Sotto la guida del PLR e del PS, la Commissione delle istituzioni politiche della Camera alta non solo ha posto il dritto UE al di sopra della Costituzione federale, ma ha anche adottato una soluzione nociva per le PMI, gonfiando la burocrazia e moltiplicando le possibilità di ricorso. Per contro, l’immigrazione continuerà a non essere ridotta.
Il concetto d’applicazione conforme alla Costituzione federale proposto da Peter Föhn, consigliere agli Stati e presidente della commissione, non ha trovato una maggioranza. Si trattava peraltro dell’unico modo di applicare fedelmente il nuovo articolo costituzionale sull’immigrazione. La Svizzera avrebbe potuto gestire in maniera autonoma l’immigrazione per mezzo di tetti massimi e contingenti annuali, di una preferenza nazionale efficace, nonché della limitazione del ricongiungimento familiare e dell’accesso alle istituzioni sociali. Esattamente come aveva deciso il popolo svizzero.
Come al Consiglio nazionale, i rappresentanti degli altri partiti nel Consiglio degli Stati si sono opposti a questa versione. La maggioranza della Commissione delle istituzioni politiche ha ripreso il sistema della “preferenza nazionale light” impostasi al Consiglio nazionale con l’aiuto del PLR. Sotto la conduzione del consigliere agli Stati liberale-radicale Philipp Müller, la commissione pretende di “rafforzare” la versione del Nazionale incaricando il Consiglio federale di vegliare a che il potenziale di manodopera nazionale sia meglio sfruttato. Quando l’immigrazione supera una certa soglia, i datori di lavoro delle categorie professionali che registrano un alto tasso di disoccupazione saranno obbligate a invitare a un colloquio di assunzione alcuni disoccupati iscritti agli URC. I rifiuti dovranno essere motivati per scritto e potranno senza dubbio essere oggetto di ricorso.
Questa procedura è eccessivamente burocratica, ostile alle PMI e offre un certo potenziale di procedure di ricorso. È pure evidente, che non avrà assolutamente alcun effetto contro l’immigrazione smisurata che la Svizzera sta subendo. Il fatto che sia proprio il PLR che, con il PS, s’impegna per tale soluzione, è una grande delusione per le PMI. Questa nuova burocrazia farà loro perdere tempo e imporrà loro delle spese procedurali, mentre esse non dispongono delle stesse risorse delle grandi imprese. Ma ciò non interessa al PLR che, come d’abitudine si piega a Bruxelles. La categorie che contano il maggior numero di aziende familiari, come la ristorazione, l’albergheria e l’edilizia, saranno le più colpite.
Il peggio è che il PLR spalanca le porte alla sinistra per i suoi attacchi a uno dei vantaggi economici più importanti della Svizzera nella concorrenza internazionale: il libero mercato del lavoro.
L’UDC attende con interesse di sapere se i consiglieri agli Stati, dunque i rappresentanti dei cantoni, in occasione della sessione di dicembre, decideranno dopotutto di rispettare le decisioni democratiche prese dai loro cantoni a favore dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Qualsiasi altra posizione sarebbe un nuovo schiaffo alla democrazia diretta.