Con il Rapporto sulla politica di sicurezza adottato oggi, il Consiglio federale spalanca le porte a un avvicinamento alla NATO. L’UDC respinge con decisione questa ipotesi. Ciò non sarebbe compatibile con la neutralità del nostro Paese e metterebbe in pericolo la nostra sicurezza.
La neutralità sancita dalla nostra Costituzione è uno dei pilastri portanti della Confederazione e ha garantito al nostro Paese sicurezza e pace per oltre 200 anni. Adottando le sanzioni dell’UE contro la Russia, il Consiglio federale e gli altri partiti hanno sconsideratamente rinunciato al più importante strumento di sicurezza del nostro Paese. Lo scotto di questa politica simbolica, miope e insensata, è giunto in tempi brevi: la Russia ha rifiutato i buoni uffici della Svizzera a causa della sua mancanza di neutralità.
Con il rapporto supplementare al Rapporto sulla politica di sicurezza 2021 adottato oggi, il Consiglio federale vuole andare ancora oltre: apre la porta a un avvicinamento, se non a un’affiliazione, alla NATO. Così facendo, mette in pericolo la sicurezza del nostro Paese. La NATO è un esercito offensivo. Ciò significa che, in caso di emergenza, i soldati svizzeri combatterebbero e morirebbero all’estero.
L’UDC esorta il Consiglio federale a ripristinare immediatamente la neutralità permanente, armata e integrale, come sancito dalla nostra Costituzione. Inoltre, la capacità difensiva della Svizzera dev’essere pienamente ripristinata, in modo da garantire la neutralità armata e proteggere il Paese e la sua popolazione da attacchi ostili. L’UDC rifiuta fermamente un maggiore orientamento della politica di sicurezza e di difesa svizzera verso la cooperazione internazionale, sia con la NATO che con l’UE (PESCO).