La Commissione della sicurezza sociale del Consiglio nazionale (CSSS-CN) esaminerà domani, martedì, la creazione di una prestazione transitoria per i disoccupati anziani. L’UDC chiede di porre immediatamente fine a questo esercizio. Grazie a questa rendita di licenziamento, sarà ancora più facile per i datori di lavoro rimpiazzare i loro collaboratori anziani con una manodopera giovane e a buon mercato importata dall’UE. Se il Consiglio federale propone di creare questa nuova istituzione sociale dal costo di diverse centinaia di milioni di franchi, è principalmente perché spera così di far fallire l’iniziativa per la limitazione dell’immigrazione. Questa manovra è riprovevole e totalmente irresponsabile di fronte all’attuale crisi economica.
Dall’introduzione della libera circolazione delle persone, 500 milioni di cittadini UE hanno il diritto d’immigrare in Svizzera. Molti di loro, in particolare provenienti da paesi economicamente deboli, ne beneficiano. Negli ultimi 13 anni, la Svizzera ha subìto un’immigrazione netta di un milione di persone. La stragrande maggioranza degli immigranti provenienti dall’UE non è costituita da professionisti qualificati di cui l’economia ha bisogno, bensì si tratta in realtà di manodopera a buon mercato. Le conseguenze di questa immigrazione esagerata sono disastrose, soprattutto per i lavoratori svizzeri anziani che vengono estromessi dai loro posti di lavoro dalla manodopera a buon mercato che affluisce dall’UE, finendo generalmente in assistenza sociale. Fra il 2011 e il 2017, il numero di disoccupati fra i 60 e i 64 anni che ha terminato il periodo di diritto alla rendita, è aumentato di quasi il 50%.
Questa situazione sarà aggravata dalla crisi economica che farà seguito alla pandemia di coronavirus: attualmente, più di 1,85 milioni di persone, ossia più di un terzo dei salariati svizzeri, sono in disoccupazione parziale, il che significa che l’80% del loro salario è pagato dalla cassa-disoccupazione. Oltre 150’000 persone hanno perso il loro impiego e gli esperti annunciano un tasso di disoccupazione andante fino al 7%. Ciò significa che la povertà e, di conseguenza, i costi sociali esploderanno in Svizzera. Parallelamente, gli introiti fiscali crolleranno. La sola Confederazione è minacciata da un deficit di 40 miliardi di franchi.
La pressione migratoria aumenta – l’immigrazione deve assolutamente essere frenata
La domanda non è più a sapere se siamo di fronte a una recessione mondiale, bensì di quale ampiezza sarà il rallentamento economico. Due paesi confinanti con la Svizzera, la Francia e l’Italia, sono particolarmente colpiti. Ma la disoccupazione e la mancanza di prospettive crescono anche in altri paesi – quasi tanto rapidamente quanto il coronavirus. La conseguenza di questa crisi economica sarà che un numero ancora maggiore di persone affluirà nel nostro paese e che non si potrà arrestare questa immigrazione di massa a causa dell’accordo di libera circolazione delle persone.
Il sistema dell’immigrazione in Svizzera deve assolutamente essere rivisto. Più che mai, lo Stato deve avere la possibilità di gestire in maniera indipendente l’immigrazione. Proposta dal Consiglio federale, d’intesa con gli altri partiti politici, la rendita di licenziamento non risolve affatto questo problema, bensì ha come principale effetto quello di permettere alle imprese di licenziare con la coscienza pulita i loro collaboratori anziani. Il conto, come sempre, sarà poi pagato dai contribuenti.
L’UDC combatterà con determinazione, domani nella Commissione della sicurezza sociale del Consiglio nazionale, questo progetto di rendita di licenziamento. Voler creare – nel pieno dell’attuale crisi economica – una nuova assicurazione sociale dal costo di centinaia di milioni di franchi, mentre l’AVS e l’AI registrano degli scoperti di miliardi di franchi, è un’azione totalmente irresponsabile.