Il Consiglio federale non potrebbe essere più sfrontato: attinge a piene mani dal suo repertorio di trucchi per ottenere l’approvazione dei sindacati per l’accordo di sottomissione all’UE. Estensione dei contratti collettivi di lavoro generalmente vincolanti, maggiori controlli, burocrazia e documentazione e ora anche protezione contro il licenziamento per i rappresentanti dei lavoratori e i sindacalisti. In breve, tutto ciò che i sindacati reclamano gli viene ora concesso, sacrificando così il mercato del lavoro flessibile della Svizzera. Nel frattempo, i sindacati si riservano comunque di dare il loro consenso al trattato di sottomissione all’UE fino al referendum e chiedono senza remore ulteriori concessioni di continuo. Il Consiglio federale, ma anche le organizzazioni degli imprenditori, si fanno prendere per il naso. Le vittime sono i lavoratori, che dovranno pagare e sottostare ai dettami dei sindacati e che alla fine perderanno il posto di lavoro, come già avviene nell’UE.
Venerdì scorso, il Consiglio federale ha presentato 14 misure con il fine dichiarato di “proteggere i salari” dagli attacchi dell’accordo quadro dell’UE. In realtà, però, si tratta di inchinarsi ai sindacati per ottenere la loro approvazione per l’accordo quadro dell’UE. In che modo il nostro Consiglio federale sta comprando questo favore? Con più controlli, burocratizzazione e un aumento senza precedenti del potere dei sindacati.
Un esempio lampante è la misura 12, definita in modo edulcorato come uno strumento “per garantire i contratti collettivi di lavoro già dichiarati di obbligatorietà generale”. In realtà, si tratta di un’estensione dei contratti collettivi di lavoro (CCL) di obbligatorietà generale. In futuro, i contratti collettivi di lavoro dovranno essere validi per interi settori, anche se solo alcune aziende e pochi lavoratori sono d’accordo! Più della metà dei contratti collettivi di lavoro già oggi sono in contrasto con la legge, che stabilisce il consenso della maggioranza! Sotto la copertura del trattato di sottomissione all’UE, questi contratti dovrebbero ora essere ufficialmente legalizzati, in modo che le minoranze possano decidere sulla maggioranza. Le conseguenze sono: contributi salariali, imposizioni sindacali, esclusione delle soluzioni imprenditoriali.
Ancora più sconcertante è la misura 14: anche questa non ha nulla a che fare con l’UE. Riprende un’altra richiesta dei sindacati che finora non ha avuto successo, come già noto nell’UE. I rappresentanti aziendali, i rappresentanti delle istituzioni sociali, i comitati di settore e i dipendenti sindacalizzati dovrebbero ora beneficiare di una speciale protezione contro il licenziamento analoga a quella dell’UE. Ogni azienda con più di 50 dipendenti è interessata. I rappresentanti dei lavoratori e i sindacalisti saranno quindi meglio protetti di tutti gli altri lavoratori. La speciale protezione contro il licenziamento dei membri dei comitati aziendali ha già avuto effetti estremi, soprattutto nei nostri paesi vicini, Italia, Francia e Germania, ad esempio nell’industria automobilistica. Ciò ha portato a grandi casi di corruzione e alla chiusura di intere aziende. Il progetto è già fallito nell’UE!
La mossa del Consiglio federale costerà cara alla Svizzera. L’attuale flessibilità del mercato del lavoro, uno dei tre principali vantaggi della Svizzera, compensa i salari più alti. La sua distruzione porterà inevitabilmente a una pressione sui salari, a migrazioni, chiusure, disoccupazione e quindi a una perdita di prosperità per tutti.
I sindacati non ne hanno mai abbastanza. Dall’introduzione della libera circolazione delle persone con l’UE, beneficiano di misure di accompagnamento per milioni di franchi attraverso detrazioni salariali, attività di controllo, indennità di formazione e propri uffici di collocamento. Sebbene solo il 15% circa dei lavoratori sia iscritto a un sindacato, i sindacati, in qualità di “partner sociali”, rappresentano tutti i lavoratori nei confronti della Confederazione e determinano le regole del mercato del lavoro svizzero. E ora dovrebbero ottenere ancora più potere, influenza e denaro? Con questo incredibile servilismo, il Consiglio federale si lascia prendere in giro e apre senza necessità le porte a ulteriori richieste del sindacato: salario minimo, CCL a livello nazionale, protezione contro il licenziamento a livello nazionale e diritto del lavoro europeo. Un contratto di lavoro nell’UE deve già soddisfare 121 pagine di disposizioni legali. Dove sono finiti gli accordi amichevoli a livello aziendale che hanno dato buoni risultati in Svizzera? I lavoratori e i datori di lavoro, ma anche il Consiglio federale, non possono desiderare che vengano aboliti!
Il desiderio irrefrenabile del Consiglio federale di subordinare la Svizzera all’UE distrugge il benessere e i posti di lavoro delle persone nel nostro Paese. L’UDC condanna fermamente questo approccio. Un motivo in più per cui l’UDC dice no al trattato di sottomissione all’UE!