Dieci anni fa, nel 2010, accettando l’iniziativa per l’espulsione degli stranieri criminali, gli Svizzeri diedero al Parlamento un mandato chiaro: qualunque sia il loro statuto, gli stranieri condannati per crimini gravi o che abusano delle nostre assicurazioni sociali, devono tornarsene a casa loro. Poiché il Parlamento non aveva voluto ascoltare il popolo, l’UDC si trovò costretta a ricorrere a un mezzo mai visto prima: una seconda iniziativa popolare per mettere effettivamente in atto la prima. Temendo un secondo successo popolare dell’UDC, una traballante alleanza della sinistra, dei Verdi (sempre che non siano semplicemente un’altra faccia della sinistra) e dei partiti di centrodestra escogitò un controprogetto indiretto: con il pretesto della proporzionalità, una revisione del Codice penale consistente in una versione edulcorata dell’iniziativa con, quale chiave di volta, una clausola d’eccezione.
Nel linguaggio corrente, un’eccezione (avrebbe detto La Palice) dovrebbe restare … eccezionale. È ciò che gli autori di questo inghippo riuscirono a far credere agli Svizzeri che, nel febbraio 2016, diedero loro fiducia, preferendo il controprogetto edulcorato a un’iniziativa che aveva il merito di essere chiara.
Che ne è stato di queste belle promesse?
In generale, solo il 58% degli stranieri che dovrebbero essere obbligatoriamente espulsi, lo è effettivamente. Altrimenti detto, quasi la metà resta da noi, tranquillamente, impunemente. In altre parole, l’eccezione è diventata … la regola.
A seconda delle situazioni, la realtà è ancora più scioccante.
Per proteggere le vittime, il popolo voleva espellere gli stranieri condannati per abusi sessuali su fanciulli? Ebbene, solo il 43,5% è espulso. Meno della metà! Gli Svizzeri volevano espellere coloro che abusano delle nostre assicurazioni sociali? Solo circa il 5% è costretto a tornarsene a casa!
Chi si vuole prendere in giro?
Grossolanamente ingannati nel 2016, si ricorderanno gli Svizzeri di coloro che hanno abusato della loro fiducia? Si accorgeranno che quelli che li hanno ingannati sono gli stessi che, per paura che gli Svizzeri confermino il loro voto del 2014, tentano di far loro delle promesse analoghe in vista della determinante votazione del 27 settembre prossimo sull’immigrazione? Si ricorderanno allora del valore della loro parola?
Invece di abbandonarci a vane promesse, andiamo alla radice degli importanti problemi sociali che stanno vivendo gli abitanti, i lavoratori di questo paese. Per garantire l’impiego dei lavoratori svizzeri di fronte alla concorrenza straniera, per limitare la sovrapopolazione che causa una cementificazione eccessiva e sovraccarica le nostre infrastrutture di trasporto, per evitare di continuare a pressarci sempre più numerosi in un paese i cui limiti e risorse non sono illimitati, diciamo SÌ, il 27 settembre, all’iniziativa che propone di limitare veramente l’immigrazione!