Il trattato di sottomissione all’UE apre le porte a un’immigrazione di massa maggiore!

I nuovi accordi con l’UE vengono presentati dal Consiglio federale come «pacchetto di stabilizzazione» e da Economiesuisse come «Bilaterali III». Entrambe le definizioni sono fuorvianti. Secondo il diritto dell’UE, si tratta di un’associazione, ovvero di un legame e di un ancoraggio della Svizzera all’UE e quindi della fine della via bilaterale. Le conseguenze per il nostro Paese sarebbero devastanti, in particolare per quanto riguarda l’immigrazione.

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Particolarmente pericolosa è l’adozione parziale della cosiddetta «direttiva sui cittadini dell’Unione europea». Essa disciplina il diritto di soggiorno dei cittadini dell’UE, compresi i loro familiari.

Il trattato di sottomissione all’UE prevede per gli immigrati provenienti dall’UE il diritto di soggiorno permanente già dopo cinque anni. Ma solo per coloro che lavorano, come ha vantato il Consiglio federale nel risultato dei negoziati. Ciò che omette di dire è che la disoccupazione viene conteggiata in questi cinque anni! Compreso il ricorso all’assistenza sociale fino a sei mesi.

E pensare che l’Ucraina, la Moldavia, la Georgia, l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Macedonia del Nord, il Montenegro e la Serbia, sono altri paesi candidati all’adesione all’UE. Si tratta di oltre 60 milioni di cittadini dell’UE provenienti da paesi a basso reddito che, grazie alla libera circolazione delle persone, hanno il diritto di stabilirsi in Svizzera.

Con il trattato di sottomissione all’UE si intende inoltre ampliare il ricongiungimento familiare, che già oggi rappresenta un quarto dell’immigrazione: secondo la logica di Bruxelles, infatti, fanno parte della famiglia non solo il coniuge e i figli, ma anche i genitori, i suoceri, i nonni, i nipoti e le zie.

Immigrazione agevolata per le grandi famiglie afghane

Chi pensa che queste norme UE valgano solo per i cittadini dell’Unione Europea si sbaglia. È sufficiente una sola persona con passaporto UE per far arrivare una famiglia allargata dal Medio Oriente o dall’Africa. Da qualche tempo la Germania sta naturalizzando in massa. Come se questo potesse far svanire nel nulla le conseguenze della «fiaba migratoria» trasformatasi in incubo… ma è così che funziona la politica di sinistra e dei Verdi.

Solo lo scorso anno quasi 300’000 stranieri sono diventati cittadini tedeschi, in particolare siriani (28%), afghani, turchi, iracheni e russi. In quanto cittadini dell’UE, anche loro godono dei vantaggi della libera circolazione delle persone. Un esempio: un afghano con passaporto tedesco arriva in Svizzera. In virtù del trattato di sottomissione all’UE, in quanto cittadino dell’Unione Europea, può far arrivare non solo la moglie afghana e i figli, ma anche i genitori, i suoceri, i figliastri, i nipoti, gli zii, le zie, i cugini – praticamente tutta la famiglia allargata dall’Afghanistan – a condizione che i parenti siano «dipendenti» o «bisognosi di assistenza». Dopo cinque anni ottengono tutti il diritto di soggiorno permanente, anche se non hanno mai lavorato e vivono di assistenza.

Ventuno anni fa, prima del voto sugli accordi bilaterali I, il Consiglio federale aveva promesso che ogni anno sarebbero arrivati al massimo 8’000 immigrati. Non si poteva sbagliare più clamorosamente: in realtà ogni anno sono arrivati in Svizzera 50’000 immigrati dall’UE in più. E la tendenza è in aumento: nel 2024 erano 84’000! E cosa dice oggi il Consiglio federale? Con il nuovo accordo con l’UE l’immigrazione non aumenterà. Se così fosse, entrerà in vigore una nuova clausola di salvaguardia svizzera con valori limite.

La clausola di salvaguardia è completamente inefficace

L’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) prevale sul diritto svizzero, come confermato anche dal Tribunale federale: è ciò che i sostenitori dell’UE a Palazzo federale tacciono. La nuova clausola di salvaguardia è quindi completamente inefficace. È determinante la clausola di salvaguardia (già prevista) nell’ALC. Tuttavia, questa può essere invocata solo in caso di «gravi problemi economici o sociali». Il Consiglio federale l’ha invocata anche solo una volta negli ultimi 20 anni, con un’immigrazione record? Ad esempio nel 2014, dopo l’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa? Ovviamente no, e non lo farà nemmeno in futuro.

Non solo la clausola di salvaguardia non è mai stata invocata, ma il Consiglio federale e il Parlamento hanno anche rifiutato di attuare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Il relativo articolo 121a è tuttavia ancora presente nella Costituzione federale: esso richiede il controllo autonomo dell’immigrazione e vieta la conclusione di trattati internazionali che lo impediscano. Con l’estensione della libera circolazione delle persone nel nuovo trattato UE, il Consiglio federale fa esattamente questo, violando così la Costituzione per la seconda volta. Una votazione obbligatoria con la maggioranza dei Cantoni è indispensabile già solo per questo motivo.

Il trattato di sottomissione all’UE è l’opposto del Giuramento del Rütli, al quale il consigliere federale Jans lo ha paragonato con orgoglio. Il trattato di sottomissione all’UE non è sinonimo di autodeterminazione, ma di dominio esterno. Chi lo accetta rinuncia completamente al controllo dell’immigrazione: il popolo non ha più voce in capitolo, prevale il diritto dell’UE. E per ringraziarli, ogni anno dobbiamo versare a Bruxelles 350 milioni di franchi dei contribuenti.

Fermiamo questa follia, altrimenti il nostro Paese non sarà più riconoscibile! Ma forse è proprio questo l’obiettivo dei burocrati dell’UE, ai quali l’esempio unico di successo della Svizzera indipendente è da tempo una spina nel fianco.

 
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