Un bilancio della situazione comincia con la domanda seguente: di che cosa si tratta? Bisogna che la posta in palio per gli abitanti della Svizzera sia chiaramente conosciuta, affinché si possano trovare le risposte giuste. L’esercito non può adempiere la sua missione, per cui l’indipendenza del nostro paese, come pure la libertà delle Svizzere e degli Svizzeri, non possono essere garantite a medio termine. Questa situazione si spiega in particolare con l’invecchiamento dei nostri aerei da combattimento. Gli F/A18 sono in servizio dal 1997 e i Tiger dal 1978. La stessa cosa vale per i diversi sistemi di difesa contraerea, risalenti agli anni ’70 e ’80, che devono quindi essere assolutamente sostituiti entro il 2030. Non esiste altro Stato sovrano, neutrale ed economicamente performante quanto la Svizzera, che sia incapace di controllare il suo spazio aereo e di difendere le sue basi vitali, quindi i suoi abitanti.
L’unica alternativa sarebbe appoggiarsi militarmente a un altro Stato o alla NATO, il che è fuori questione per un paese libero e neutrale come il nostro. Tanto più che questo appoggio avrebbe un costo elevato. U tale partner, infatti, legherebbe il suo sostegno a pesanti richieste finanziarie. Un’adesione alla NATO ci costerebbe almeno il 2% del PIL, ossia più di 13 miliardi di franchi l’anno. I capi di Stato e di governo dei paesi membri della NATO hanno infatti deciso nel 2014, di consacrare entro il 2024 almeno il 2% del loro prodotto interno lordo all’armamento e ai compiti militari. La via scelta finora con successo dalla Svizzera, non solo garantisce quindi la nostra indipendenza, ma ci costa anche meno. È dunque tempo di mettere a disposizione del nostro esercito i mezzi di cui ha bisogno.
È una questione di principio
Noi non vogliamo che in futuro degli aerei da combattimento stranieri solchino i cieli svizzeri. Sembra tuttavia che certi rappresentanti del PPD e del PLR non diano alcuna importanza a questa esigenza fondamentale per la sicurezza del nostro paese. Un grave errore. Avendo il popolo respinto, qualche anno fa, il rinnovo delle nostre forze aeree con l’aereo da combattimento svedese Gripen, siamo arrivati ormai all’estremo del tutto o niente. È arrivato il momento di porre al sovrano la domanda di principio seguente: gli abitanti di questo paese devono essere protetti dalle minacce provenienti dal cielo? Si può rispondere solo SÌ o NO a questa domanda. Nel nostro sistema di democrazia diretta, le cittadine e i cittadini hanno la responsabilità del loro paese. La via scelta dal Consiglio federale è quindi quella giusta: adottare un decreto di pianificazione che mette a disposizione dell’esercito un credito-quadro per il rinnovamento della protezione degli abitanti del paese dalla minacce provenienti dal cielo. Questa procedura rispetta la democrazia diretta e prende sul serio le cittadine e i cittadini. Si dovrà soltanto far tornare il parlamento sulla riduzione da 9 a 8 miliardi di franchi che la maggioranza del Consiglio federale è riuscita a far passare.
NO al potere dei lobbisti
Tocca al DDPS, agli specialisti e ai nostri piloti militari valutare on tutta indipendenza gli aerei da combattimento e i sistemi di difesa contraerea disponibili sul mercato e fare delle proposte al governo, tenendo unicamente conto dei bisogni della difesa della popolazione svizzera. Il governo, a sua volta, dovrà valutare le proposte e sottometterne la scelta al parlamento. Bisogna definitivamente tagliar corto ai tentativi, da parte di un esercito di lobbisti, di uffici di consulenza e di imprese d’armamento internazionali, di influenzare la decisione del popolo. Questo obiettivo potrà essere raggiunto sottoponendo alle cittadine e ai cittadini un decreto di pianificazione che definisca i princìpi e gli obiettivi prima della scelta definitiva dei sistemi d’armamento. Non c’è da sorprendersi delle opposizioni che diversi rappresentanti del settore manifestano nei confronti di questa procedura. Inoltre, non bisogna dimenticare che il 100% delle spese consacrate a questi acquisti dovrà essere compensato nel nostro paese. L’industria svizzera e, in particolare, il settore svizzero delle macchine, ne sarà la principale beneficiaria.
Un decreto di pianificazione per salvaguardare la nostra indipendenza
Di fronte a questa situazione particolare, bisogna abbandonare i sentieri battuti e ridare alle cittadine e ai cittadini la competenza per garantire la propria sicurezza. Il consigliere federale Parmelin se n’è reso conto, imboccando con coraggio e determinazione una via nuova e ragionevole. Gli aumenti graduali e moderati del budget della difesa durante i prossimi anni – ricordiamoci che questi aumenti sono nettamente inferiori alla crescita massiccia e incontrollata dei budget della maggior parte degli altri dipartimenti – garantiscono un finanziamento ragionevole. Per l’UDC, è evidente che un paese neutrale e indipendente come la Svizzera deve rimanere in grado di difendere in modo autonomo le sue frontiere e il suo spazio aereo. Questo investimento di 8 miliardi di franchi, scaglionato fino agli anni 2030, dà finalmente al nostro esercito la sicurezza pianificatoria di cui necessita. L’UDC esorta in particolare il PLR e il PPD ad annunciare finalmente da che parte stanno e a impegnarsi a fianco dell’UDC per la nostra libertà, il nostro esercito e per la sicurezza degli abitanti di questo paese dando il loro appoggio a questo progetto.