Presa di posizione sul trattato di sottomissione all’UE: Migliaia di pagine di leggi, regolamenti e direttive dell’UE

Il trattato di sottomissione all’UE è pronto. Ciò significa che dovremo automaticamente recepire il diritto dell’UE in settori importanti. In caso di controversie, sarà il tribunale della controparte a decidere: la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE). E per questo la Svizzera dovrà versare ancora miliardi all’UE.

Thomas Aeschi
Thomas Aeschi
Direzione del partito Baar (ZG)
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Per mesi il Consiglio federale, con il ministro degli esteri Ignazio Cassis, ha giocato a nascondino. Gli accordi con l’UE sono stati tenuti segreti o concessi solo a poche persone selezionate.

È stato tutto fuorché trasparente e democratico. Ma è anche un assaggio di ciò che ci aspetta in futuro, se firmeremo il trattato di sottomissione all’UE: i funzionari e i burocrati faranno politica dietro le quinte, i giudici avranno l’ultima parola. E noi cittadini non avremo più voce in capitolo.

Settori importanti sono presi in causa

Il 13 giugno il Consiglio federale ha finalmente pubblicato tutti i documenti contrattuali. La seguente panoramica mostra quali settori sono interessati da questo accordo con l’UE: gli accordi precedenti (in particolare la libera circolazione delle persone) e tre nuovi accordi nei settori della sanità, dell’energia elettrica e dei prodotti alimentari.

La Svizzera si impegna inoltre a versare contributi regolari. Inizialmente si prevede un importo annuo di circa 1,4 miliardi di franchi, ma è prevedibile che tale cifra aumenterà. L’UE, fortemente indebitata, ha bisogno di denaro.

Come si procede?

Fino alla fine di ottobre i partiti e gli altri partecipanti alla consultazione possono presentare le loro osservazioni. L’UDC ha costituito dei gruppi di lavoro. Studieremo i trattati nei minimi dettagli.

È incredibile quello che ci aspetta. Vogliono praticamente seppellirci sotto migliaia di pagine di carta per impedirci di vedere l’essenziale: saremo costretti ad adottare il diritto dell’UE e la burocrazia dell’UE. Anche in settori importanti come l’immigrazione o l’accesso allo Stato sociale svizzero.

In caso di controversie, sarà la Corte di giustizia europea a decidere in via definitiva sulla Svizzera, ovvero il tribunale della controparte. Il testo del contratto stabilisce chiaramente che la sentenza dei giudici dell’UE è «vincolante». Se noi cittadini svizzeri decidiamo diversamente da quanto voluto dall’UE, quest’ultima potrà persino punirci con sanzioni. E per questo dovremo versare miliardi di franchi a Bruxelles.

Un mostro burocratico senza pari

La quantità complessiva di testi è enorme: i vari accordi, protocolli, regolamenti, direttive, sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea e linee guida comprendono diverse migliaia di pagine. A ciò si aggiungono le spiegazioni del Consiglio federale: in 931 pagine espone il proprio punto di vista sui trattati. Un mostro burocratico senza pari.

Abbiamo fatto una sintesi e una stima dei tempi necessari: solo per leggere le migliaia di pagine occorrono 31 giorni lavorativi! A condizione che si legga attentamente e si abbiano conoscenze giuridiche di base. Senza un background giuridico, il tempo necessario si allunga notevolmente, poiché molti testi contengono terminologia specialistica e riferimenti incrociati.

Il Consiglio federale non vuole un referendum popolare

È scandaloso che il Consiglio federale non voglia sottoporre questo mostruoso trattato a un referendum obbligatorio. Si tratta di un attacco alla nostra democrazia diretta.

Questo trattato di sottomissione all’UE è in contrasto con i principi della Svizzera. Abbiamo una storia di libertà secolare, che risale al 1291, quando Uri, Svitto e Unterwalden si unirono per poter decidere autonomamente del proprio destino. Con il trattato di sottomissione, il Consiglio federale presenta l’esatto contrario: un legame unilaterale con l’Unione europea.

Il nostro presidente Marcel Dettling ha recentemente chiarito sul Rütli che combatteremo con tutti i mezzi questo trattato di sottomissione all’UE. Vogliamo decidere da soli, non vogliamo giudici stranieri.

 

Thomas Aeschi
Thomas Aeschi
Direzione del partito Baar (ZG)
 
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