Ormai in Svizzera non passa giorno senza gravi reati di violenza o a sfondo sessuale, effrazioni e furti. In questi casi i criminali stranieri sono massicciamente sovrarappresentati. Un fatto che la sinistra ecologista preferisce tacere. Solo l’UDC si impegna davvero per una maggiore sicurezza e affinché alla popolazione svizzera venga detta la verità.
Secondo le statistiche della polizia (PKS), inerenti i crimini commessi, persone provenienti da Tunisia, Camerun, Marocco o Repubblica Dominicana sono sospettate di reati contro l’integrità fisica circa dieci volte maggiori rispetto alla popolazione locale. Lo psichiatra forense Frank Urbaniok sottolinea inoltre che la PKS presenta errori sistematici e che le cifre reali sono molto più elevate. Per esempio, gli algerini sono stati accusati 125 volte più spesso di un reato rispetto ai cittadini svizzeri. Fortemente sovrarappresentati risultano anche richiedenti d’asilo provenienti da Eritrea, Congo, Somalia, Romania, Bulgaria, Iraq e Afghanistan.
Dovrebbe essere ovvio che la popolazione venga informata in maniera chiara, completa e trasparente sulla sicurezza pubblica. Informazioni che dovrebbero contenere anche la menzione dell’età, del sesso e della nazionalità dei criminali.
Proprio perché in Svizzera i cittadini partecipano in modo diretto alle decisioni politiche, è fondamentale che siano informati in modo completo e trasparente.
Tuttavia, proprio questa trasparenza è stata in molti casi deliberatamente ostacolata. Nel 2017, la maggioranza rosso-verde della città di Zurigo decise di non menzionare più la nazionalità nei comunicati della polizia. L’obiettivo era chiaro: far sparire la criminalità straniera dalla percezione pubblica. Ma i problemi non scompaiono in questo modo.
Il Consiglio nazionale approva la nostra mozione!
Contro questa decisione l’UDC si oppose con successo nel 2021 mediante un’iniziativa cantonale. Da allora, nel Canton Zurigo le autorità giudiziarie devono indicare la provenienza degli autori dei reati, a meno che ragioni legate alla protezione della personalità lo impediscano.
Tuttavia, nel 2022 il Tribunale federale stabilì che fosse determinante il Codice di procedura penale (CPP) nazionale. Questo però non contiene disposizioni chiare. Il risultato: insicurezza giuridica e una situazione a macchia di leopardo nei cantoni.
La mia iniziativa parlamentare 24.463 «Indicazione di età, sesso e nazionalità nei comunicati della polizia» vuole porre fine a questa situazione insostenibile. A sorpresa nella sessione autunnale, il Consiglio nazionale ha approvato la proposta. Inatteso sì, dopo che la Commissione giuridica l’aveva respinta con solo i rappresentanti UDC che avevano espresso voto favorevole.
Con la modifica del Codice di procedura penale (CPP) creiamo una prassi uniforme e chiara: nei comunicati della polizia vanno menzionati età, sesso e nazionalità. Se l’autore è un tunisino, un eritreo o un iracheno, la popolazione lo deve poter sapere.