Un saluto anche da parte mia per il Ticino in lingua italiana.
So che molte persone di questa assemblea gradirebbero che parlassi italiano. Permettetemi tuttavia di esprimermi in tedesco, al fine di essere veramente capito da tutti.
Diego Baratti, responsabile comunicazione e campagne dei GUDC Svizzera, vicepresidente GUDC Ticino, consigliere comunale a Ponte Capriasca, studente d’economia aziendale a San Gallo
La Costituzione federale è assolutamente chiara: «La Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e salvaguarda l’indipendenza e la sicurezza del Paese.»
Secondo questo articolo 2 della Costituzione federale, il governo svizzero ha il compito di difendere i nostri diritti e di salvaguardare una nazione unita, indipendente e sicura. È veramente così?
Conosciamo bene la risposta a questa domanda: no. La Confederazione ha imboccato da qualche anno il sentiero contrario, sopprimendo progressivamente la nostra indipendenza con la ripresa automatica di norme europee e internazionali. Le conseguenze di questa politica sono catastrofiche.
Le regole europee sono messe in atto a Bruxelles da parlamentari che non conoscono assolutamente nulla delle abitudini, tradizioni e necessità della Svizzera. E, tuttavia, siamo obbligati ad accettare e applicare le decisioni di questi parlamentari senza discussione alcuna. La molto controversa direttiva europea sulle armi è un buon esempio in questo senso: la Svizzera dovrebbe riprendere questa regolamentazione che ostacola gravemente una delle attività sportive più praticate e apprezzate dagli Svizzeri, il tiro.
Ricordiamoci anche che, in caso di conflitti, le sentenze della corte suprema svizzera, il Tribunale federale, sono cassate dalla Corte di giustizia UE. Neanche questa corte sa qualcosa degli usi e costumi della Svizzera. Questi giudici stranieri non possono perciò prendere una decisione giusta ed equa concernente la Svizzera, una decisione che non ci discrimini, quando addirittura non ci metta in pericolo. Vogliamo veramente che dei giudici stranieri decidano al nostro posto?
L’incapacità della Svizzera di decidere liberamente ha anche altre gravi conseguenze, in particolare per il mercato del lavoro ticinese. L’accordo di libera circolazione delle persone pone dei problemi enormi al Ticino – mancanza di posti di lavoro, aumento della disoccupazione, abbassamento dei salari, deterioramento delle condizioni di lavoro. Questi problemi potrebbero essere rapidamente risolti con l’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione o dell’iniziativa «Primi i Nostri» che prevede una preferenza indigena rispetto ai frontalieri. Purtroppo, queste due iniziative così importanti non possono essere applicate per mancanza di volontà politica e con il costante pretesto dell’accordo di libera circolazione delle persone. In altre parole, gli avversari rifiutano semplicemente di rispettare la volontà del popolo. Così, i problemi sul mercato ticinese del lavoro persistono e, credetemi, non cessano di aggravarsi. Un SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione imporrebbe finalmente il rispetto della volontà popolare e sarebbe un aiuto prezioso per le regioni frontaliere come il Ticino, ma anche Ginevra e Basilea.
Dobbiamo perciò rispondere a qualche domanda determinante: vogliamo continuare a decidere noi stessi del futuro del nostro paese? Vogliamo poter fare le scelte più appropriate per il nostro mercato del lavoro interno o accettiamo che Bruxelles ci imponga ciò che più le aggrada?
Le e i Ticinesi vogliono conservare il diritto di decidere le leggi applicabili nel nostro paese e gli Svizzeri tengono al loro diritto di veto contro le leggi che giudicano inadeguate. Affinché le future generazioni possano continuare a vivere, sognare e sperare, vi invito a votare SÌ all’iniziativa per l’autodeterminazione il prossimo 25 novembre.
Grazie della vostra attenzione e VIVA IL TICINO!