Secondo l’art. 2 della Costituzione federale «la Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e salvaguarda l’indipendenza e la sicurezza del Paese».
Virna Conti, presidente GUDC Ginevra, studente in diritto
L’iniziativa per l’autodeterminazione mette in atto uno di questi obiettivi: quello di «proteggere i diritti del Popolo». Lo sport nazionale elvetico è la nostra democrazia diretta, rappresentata dal nostro potere supremo: NOI. In Svizzera, l’ultima parola spetta al cittadino. Gli Svizzeri sono considerati i «campioni delle urne» e sono chiamati a pronunciarsi in media quattro volte l’anno, che sia sul piano federale, cantonale o comunale. Così, il cittadino svizzero è libero e non vincolato da un ordinamento giuridico superiore, perché è proprio lui a statuirlo.
La domanda da porsi il 25 novembre è semplicemente la seguente: chi decide quale deve essere il diritto supremo in Svizzera? In altre parole, si tratta di sapere se decidiamo di procedere a una castrazione, dicendo NO il 25 novembre e rendendo così la nostra democrazia sterile e indolente.
Ciò porterebbe il cittadino a rifiutare a se stesso il proprio diritto e a votare la sua propria restrizione quale legislatore primario e supremo. Sarebbe come spararsi su un piede. Il cittadino è la colonna portante fondamentale della struttura statale elvetica. L’iniziativa per l’autodeterminazione è perciò stata lanciata per mantenere questo pilastro costituito in Svizzera dal cittadino.
Con la sovranità, la neutralità e l’indipendenza, questi elementi fanno parte dei pilastri stessi della Svizzera, e permettono a quest’ultima di prosperare e di rimanere libera. L’indipendenza e la sovranità sono spesso prese in antipatia dall’Unione europea. È assolutamente di vitale importanza che la Svizzera resti fuori da questo quadro istituzionale. Infatti, il modello europeo è assolutamente incompatibile con il modello elvetico: in Svizzera le decisioni sono prese dalla base e mandate in alto per essere eseguite; nell’Unione europea, le decisioni sono prese in alto e discendono verso il basso.
Perciò, è incontestabile che ci sia un conflitto fra i due modelli istituzionali. È quindi di primordiale importanza che il nostro paese non sia sotto una tutela europea che svuoterebbe l’indipendenza del suo significato. La non-applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa ne è la perfetta riprova: la volontà del popolo è seriamente rimessa in questione dal 9 febbraio 2014. È la dimostrazione di un deplorevole non-rispetto dell’essenza stessa di un’iniziativa: ascoltarsi, esprimersi. La ragione di questa terribile situazione è unicamente che l’Unione europea sta cercando a tutti i costi un pied-à-terre in Svizzera. La salvaguardia dell’indipendenza è quindi la perpetuazione dell’autonomia decisionale e strutturale cui mira questa iniziativa.
In conclusione, questa iniziativa evita di esautorare le cittadine e i cittadini del loro ruolo di legislatore e vuole mantenere le prerogative democratiche come la democrazia diretta.
Bisogna tenere a mente che, in caso di accettazione dell’iniziativa il 25 novembre prossimo, il giorno dopo ci sveglieremo e ci si annuncerà che X trattati sono contrari alla Costituzione federale: gli avvertimenti saranno attivati e risuoneranno da tutte le parti.
Ciò significherebbe che il Consiglio federale e il Parlamento hanno ratificato e firmato dei trattati che al momento della loro ratifica/firma erano già contrari alla Costituzione federale, e perciò anticostituzionali.
E allora vi pongo la domanda: qual è la legittimità del popolo? Qual è la legittimità del suo voto?
Attualmente, il selezionatore di una squadra di calcio è l’unico ad avere il potere di scegliere i giocatori che disputeranno la partita. Respingendo l’iniziativa il 25 novembre prossimo, equivarrebbe a dire che d’ora in avanti chi ha il potere di selezionare i giocatori è l’arbitro.