L’UDC si oppone con determinazione al progetto di accordo istituzionale Svizzera-UE come si presenta attualmente. Questo trattato attenta a tutto ciò che è peculiare della Svizzera – democrazia diretta, federalismo, indipendenza e neutralità.
Riunito in seduta il 5.03.2019. il gruppo parlamentare di UDC Svizzera ha adottato una risposta in questo senso, indirizzata al Consiglio federale in vista della consultazione del’11 marzo 2019. L’UDC invita nel contempo il governo a lanciare un programma di efficacia e di rivitalizzazione economiche per assicurare l’impiego in Svizzera.
Questo accordo subordina la Svizzera alle istituzioni dell’UE; le impone la ripresa dinamica – dunque automatica – del diritto UE e l’assoggetta ai giudizi della Corte di giustizia UE. Questo trattato distruggerebbe la democrazia diretta, l’indipendenza, la neutralità e il federalismo svizzeri. Esso mette fine alla via bilaterale e spinge insidiosamente la Svizzera nell’UE. Tutte queste ragioni hanno spinto il gruppo UDC a respingere all’unanimità il progetto di accordo istituzionale con l’UE.
Il popolo svizzero esige una gestione autonoma dell’immigrazione. Orbene, l’accordo istituzionale ha l’effetto esattamente contrario: in palese violazione della Costituzione federale, esso intensifica la libera circolazione delle persone. Inoltre, questo accordo non esclude la ripresa da parte della Svizzera della direttiva sulla cittadinanza europea, che porrebbe i cittadini UE e quelli svizzeri su un piano di uguaglianza e imporrebbe degli oneri supplementari di parecchi miliardi di franchi al sistema sociale svizzero. La cosiddetta “tattica delle fette di salame” da sempre praticata da Bruxelles, avrebbe finalmente l’effetto che gli stranieri originari dell’UE beneficerebbero degli stessi diritti di voto e di eleggibilità delle Svizzere e degli Svizzeri. Infine, l’accordo istituzionale proibisce l’espulsione dei cittadini UE criminali, il che pure costituisce una violazione della Costituzione federale.
L’accordo istituzionale mette fine all’autonomia cantonale e comunale
Il divieto degli aiuti pubblici tocca l’insieme delle attività dei cantoni, dei comuni e della Confederazione. Esso minerebbe completamente il federalismo svizzero, nonché l’autonomia cantonale e comunale. Sarebbero toccati, in particolare, degli strumenti cantonali e comunali come il promovimento economico, le agevolazioni fiscali, gli investimenti nella forza idrica e nelle reti elettriche, le assicurazioni cantonali degli immobili o le garanzie statali date alle banche cantonali. Diversi contributi pubblici all’agricoltura (per esempio, gli assegni per la trasformazione del latte in formaggio o per compensare il divieto d’insilamento) oppure le sovvenzioni alle associazioni sportive e culturali e alle piscine, sarebbero vietati.
La certezza del diritto che questo accordo assicurerebbe, tanto vantata dall’associazione economiesuisse, è un’illusione. In realtà, l’accordo istituzionale apre la via all’arbitrio politico dell’UE. Non solo, questo trattato minaccia la Svizzera di sanzioni nel caso non obbedisse all’UE, ma le impone anche una super-clausola ghigliottina: se un giorno il popolo svizzero osasse votare contro una decisione dell’UE, questa avrebbe il diritto di rescindere tutti gli accordi soggetti all’accordo-quadro.
L’UDC esige un programma di rivitalizzazione
Il gruppo UDC ha depositato una mozione che invita il Consiglio federale a mettere in atto un programma di rivitalizzazione economica allo scopo di ottimizzare le condizioni-quadro fissate dallo Stato, di ridurre i costi della regolamentazione, di migliorare l’attrattività dell’economia svizzera e di salvaguardare gli impieghi. L’accento deve essere posto prioritariamente sulla riduzione delle pastoie burocratiche e regolatrici imposte alle imprese, come pure sulla diversificazione dei mercati d’esportazione, intensificando la politica commerciale internazionale. Inoltre, un alleggerimento degli oneri gravanti sulle famiglie, permetterebbe di rilanciare il consumo interno.