La Svizzera è confrontata da 15 anni con delle naturalizzazioni di massa senza precedenti. Questa prassi di naturalizzazione lassista ha per effetto che la Svizzera naturalizza proporzionalmente molti più stranieri che no gli altri paesi europei. La mancanza di senso critico e la leggerezza che caratterizzano attualmente la concessione della cittadinanza pongono gravi problemi: la Svizzera naturalizza delle persone che non sono integrate e che non s’identificano nel nostro ordinamento giuridico. Ecco perché l’UDC dice chiaramente NO alla naturalizzazione agevolata. È ora di rafforzare il controllo dei candidati alla naturalizzazione; non è certo il momento di un nuovo ammorbidimento di questa procedura.
La proporzione di stranieri del 25% che la Svizzera registra è una delle più elevate del mondo. Questa cifra colpisce ancora di più considerando che, parallelamente, anche il tasso di naturalizzazione per abitante raggiunge un record. Nel 2015, 2’514’000 persone, ossia il 36% della popolazione residente in Svizzera di oltre 15 anni d’età, proveniva dall’immigrazione. Le conseguenze dell’immigrazione di massa e la prassi di naturalizzazione lassista sono oggi chiaramente percettibili. La Svizzera è confrontata da qualche anno con delle naturalizzazioni di massa di una dimensione mai vista. Dal 2001, circa 40’000 persone sono naturalizzate in media annuale. Durante i 15 anni precedenti, ossia fra il 1985 e il 2000, si registrava una media annuale di 14’000. Nel 2015, 42’699 persone sono state naturalizzate. Da notare che solo il 40% degli stranieri naturalizzati proviene da paesi membri dell’UE.
Già oggi, le giovani straniere e i giovani stranieri possono farsi naturalizzare senza alcun problema se rispondono a certe condizioni, in particolare se sono bene integrati. Non c’è quindi alcuna ragione di ammorbidire ulteriormente la prassi di naturalizzazione. In un momento in cui i problemi d’integrazione si stanno accentuando, bisognerebbe invece verificare più accuratamente l’integrazione degli stranieri, soprattutto di quelli della seconda e della terza generazione.
La consigliera nazionale vodese Ada Marra (PS) ha motivato il suo entusiasmo per il progetto in occasione del dibattito parlamentare del 27 settembre 2016, dichiarando che il vero cambiamento apportato da questa modifica costituzionale è che il candidato alla nazionalità svizzera non ha più bisogno di dar prova della sua integrazione. Secondo lei, si può partire dal principio che questo gruppo di persone sia perfettamente integrato. Il fatto è che questo cambiamento di paradigma, che è il nocciolo di questa riforma, potrebbe avere delle conseguenze fatali per la nostra società e per il nostro paese: la Svizzera rischia di naturalizzare senza alcuna verifica tanto degli individui pericolosi e delle talpe di organizzazioni terroristiche, quanto degli scolari che rifiutano di stringere la mano alle donne docenti. Inoltre, dei genitori di convinzioni estremiste o condannate in giustizia otterrebbero un diritto di soggiorno definitivo grazie alla naturalizzazione dei loro figli minorenni.
Un trattamento alla leggera delle domande di naturalizzazione nuoce alla causa: nuoce alla stragrande maggioranza della popolazione straniera che si comporta correttamente; nuoce agli stranieri naturalizzati in condizioni corrette, alla coesione sociale, come pure alla Svizzera in generale e al funzionamento del suo Stato.
Le domande di naturalizzazione devono essere esaminate accuratamente e il più vicino possibile al candidato (ossia nel comune). È la reale integrazione che deve essere determinante e non il luogo di nascita o i cinque anni di scolarità passati in Svizzera. La breve durata del soggiorno in Svizzera (solo cinque anni) non permette infatti da sola a valutare se il candidato sia realmente integrato nella società svizzera.
L’UDC dice chiaramente NO al progetto di naturalizzazione agevolata perché