È positivo che la maggioranza di centro-sinistra del Consiglio federale abbia accolto almeno alcune delle richieste dell’UDC e che stia tornando sui suoi passi nella gestione della pandemia:
– i viaggiatori provenienti da zone a rischio devono presentare i risultati del test PCR;
– cambia la strategia dei test all’interno delle strutture ospedaliere e sociosanitarie. Verranno fatti più test, soprattutto sul personale di cura;
– le scuole restanoaperte e assicurando che l’insegnamento in classe sia garantito almeno al livello primario.
L’UDC è l’unico partito ad aver già presentato una chiara strategia di controllo del virus alla fine di marzo 2020. Centrale è la protezione della salute delle persone, in particolare di quelle a rischio, e allo stesso tempo contenere al massimo i danni economici e sociali.
Per quanto sia da accogliere con favore il fatto che il responsabile della sanità svizzera Alain Berset voglia finalmente rafforzare i controlli alle frontiere e proteggere le persone nelle case di riposo e di cura, è sconcertante la sua ostinazione nel voler mantenere l’attuale lockdown. Le conseguenze di tale confinamento sono devastanti per il nostro paese. La gestione della pandemia da parte del Consigliere federale Berset distrugge migliaia di posti di lavoro e costa ai contribuenti svizzeri 6 milioni di franchi all’ora – cioè 144 milioni di franchi ogni giorno. Ben inteso, queste cifre si riferiscono “solo” alla spesa pubblica. Non sono ancora inclusi i danni economici, che si aggirano sui miliardi.
Invece di porre fine al confinamento e permettere ai cittadini di tornare a lavorare, la maggioranza di centro-sinistra del Consiglio federale preferisce iniettare altri 8,5 miliardi di franchi per i casi di rigore e il finanziamento dell’assicurazione contro la disoccupazione. Tutto ciò nonostante vi sia una netta diminuzione in tutti gli indicatori chiave relativi al virus Covid-19.
La pessima gestione della pandemia sta facendo sì che la montagna di debiti continui a crescere. Secondo le stime degli esperti, il debito pubblico della Svizzera passerà da 93,7 miliardi di franchi (alla fine del 2019) a ben 130 miliardi, avvicinandosi al livello massimo raggiunto nel 2005. In meno di due anni, verrebbe completamente cancellata la riduzione del debito attuata negli ultimi 15 anni. È prevedibile che la popolazione attiva e il ceto medio, saranno chiamati alla casa a causa di questa politica fallimentare con aumenti di tasse e imposte.
Pertanto, l’UDC chiede espressamente che: