Contrariamente all’allarmismo della scienza e dell’UFSP, la situazione pandemica in Svizzera non è peggiorata. Ciononostante, il Consiglio federale continua a negare alle persone in Svizzera il ritorno a una sorta di normalità. Per l’UDC, le misure restrittive non possono più essere giustificate.
Gli scenari drammatici che i responsabili della Task-force e dell’UFSP avevano previsto poco più di un mese fa non si sono avverati. Gli ospedali non sono sovraccarichi, a febbraio l’Ufficio federale di statistica ha persino registrato un tasso di mortalità più basso e il numero di persone in convalescenza e vaccinate è in costante aumento.
Anziani agli arresti domiciliari nonostante la vaccinazione
Nonostante ciò, il Consiglio federale esclude categoricamente ulteriori passi per l’apertura del paese prima della fine di maggio. Si rifiuta persino di permettere un ritorno alla normalità per tutti coloro per i quali il virus non rappresenta più un pericolo o che sono palesemente sani, in particolare i vaccinati, quelli che sono risultati negativi e quelli che sono guariti. Anche gli anziani vaccinati nelle case di riposo e di cura risultano essere ancora agli arresti domiciliari.
Questo significa che non c’è alcun incentivo a farsi vaccinare o testare. Allo stesso tempo, il Consiglio federale si lamenta di una presunta mancanza di “volontà di farsi vaccinare” tra la popolazione.
A soffrire è ancora una volta la ristorazione
Invece di indicare davvero una via d’uscita dalla pandemia, il Consiglio federale preferisce trovare sempre nuove ragioni per mantenere le restrizioni. Non solo, scarica addirittura la responsabilità sulla popolazione. Il problema non è la mancanza di “volontà di farsi vaccinare”, come sostiene il Consiglio federale, ma il fatto che l’UFSP di Berset continua imperterrito a collezionare fallimenti nell’approvvigionamento e nella distribuzione delle dosi di vaccino.
Ancora una volta è la ristorazione a soffrire. L’UDC esige quindi: