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L’UDC è l’unico partito che difende l’autodeterminazione della Svizzera

L’UDC si è opposto fin dall’inizio alla stipulazione di un accordo-quadro con l’UE. Abbiamo sempre comunicato chiaramente il nostro categorico rifiuto di abbandonare l’indipendenza e la libertà del nostro paese. Noi siamo per una Svizzera autodeterminata e senza giudici stranieri. Purtroppo, la breve speranza di vedere gli altri partiti di governo sostenerci in questo atteggiamento non è stata che un’illusione.

Albert Rösti
Albert Rösti
Consigliere nazionale Uetendorf (BE)
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Gli altri partiti si sono spesso fatti beffe dell’UDC, qualificandola d’isolazionista e retrograda. Erano impazienti di concludere un accordo-quadro con l’UE. Per questi ambienti, i desideri di Bruxelles sono degli ordini ai quali bisogna obbedire. Anche quando l’UE esige che la Svizzera riprenda automaticamente il diritto europeo. Anche quando l’UE esige che la Svizzera si sottometta, in caso di divergenze, alle sentenze definitive della Corte di giustizia UE, quindi ai suoi giudici “casalinghi”. Anche quando l’UE vuole proibirci – come abbiamo appreso questa settimana – di espellere degli stranieri criminali, mentre che il popolo ha deciso in questo senso. Anche quando l’UE vuole imporre alla Svizzera il pagamento delle indennità di disoccupazione ai frontalieri. Anche quando l’UE rimette in discussione la struttura delle nostre aziende elettriche, delle nostre banche cantonali e delle nostre assicurazioni immobiliari.

In questi ultimi giorni, questi stessi entusiasti partigiani di un accordo-quadro con l’UE hanno bruscamente cambiato linguaggio. Mentre che i rapporti con l’UE cominciano a deteriorarsi e che Bruxelles sta mostrando il suo vero volto presentando quasi quotidianamente delle nuove pretese alla Svizzera, il PLR e il PPD reclamano all’improvviso pubblicamente la sospensione dei negoziati. Il PS e i sindacati prendono addirittura il rischio di una rottura rifiutando qualsiasi discussione. Come ha potuto prodursi un simile inatteso voltafaccia? L’UE ha fatto capire alla Svizzera di non più tollerare le misure d’accompagnamento. Queste misure sono supposte compensare le gravi disfunzioni della libera circolazione delle persone. Non potendo, perfino i partiti politici più ammiratori di Bruxelles, negare che i salari svizzeri si abbassano per forza di cose se tutti – nella fattispecie 500 milioni – i cittadini e le cittadine UE possono entrare e lavorare in Svizzera, queste misure di protezione sono state messe in atto per impedire dei salari da dumping.

L’efficacia delle misure d’accompagnamento è globalmente debole. Dall’introduzione della libera circolazione delle persone 15 anni fa, i salari sono aumentati solo marginalmente in Svizzera. In certi settori sono addirittura stagnati. Invece di affrontare il male alla radice limitando finalmente l’immigrazione, i partiti di sinistra e di centro hanno fatto delle misure d’accompagnamento una vacca sacra. E oggi, comprendendo infine che la volontà di Bruxelles non è soltanto contraria a quella dell’UDC, bensì anche alla propria, s’indignano a gran voce.

Mi sono affrettato ad approfittare di questa parvenza di unità per invitare i presidenti dei partiti di governo a scrivere una lettera al Consiglio federale chiedendogli l’arresto dei negoziati. Non ci si sorprenderà apprendendo che nessuno degli altri presidenti è stato disposto ad apporre la propria firma su tale lettera. Quindi, nulla cambierà e l’UDC rimane il solo partito che preferisce agire invece di lamentarsi. L’UDC è l’unico partito che s’impegna realmente affinché le Svizzere e gli Svizzeri possano continuare a decidere liberamente il loro destino e il quadro giuridico vigente in Svizzera.

Albert Rösti
Albert Rösti
Consigliere nazionale Uetendorf (BE)
 
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