C’è una sola risposta a questo trattato di sottomissione all’UE: un deciso NO da parte del Parlamento, del popolo e dei Cantoni!

Il gruppo parlamentare dell’UDC ha esaminato le 2’228 pagine del pacchetto di accordi con l’UE. Con un verdetto chiaro: questo trattato di sottomissione all’UE stravolge il nostro collaudato sistema statale e distrugge il modello di successo svizzero.

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Il gruppo parlamentare dell’Unione Democratica di Centro ha studiato integralmente, negli ultimi quattro mesi, il trattato di sottomissione all’UE: 2’228 pagine di testo contrattuale, cui si aggiungono ben 20’897 pagine di direttive (17’968 dell’UE e 2’929 svizzeri), una valanga di regolamenti europei di terzo livello, decisioni della Commissione UE e sentenze della Corte di giustizia dell’UE.

L’accordo con l’UE previsto ignora l’indipendenza della Svizzera, i diritti democratici del popolo svizzero e il federalismo. Così vengono distrutte le basi del nostro modello di successo. I principali punti critici sono:

  • Bruxelles comanda – Berna esegue: la Svizzera dovrebbe adottare automaticamente, in settori chiave, il diritto europeo e tutta la sua burocrazia.
  • Rinuncia ai diritti popolari: se rifiutiamo il diritto UE, l’UE punisce la Svizzera.
  • Giudici stranieri! In caso di controversie decide il tribunale della controparte: la Corte di giustizia dell’UE.
  • Aumento dell’immigrazione: con i trattati UE, la migrazione continuerà a crescere.
  • Pagamenti miliardari: la Svizzera dovrà versare miliardi all’UE.

Il presidente del gruppo parlamentare e consigliere nazionale Thomas Aeschi (ZG): «Il risultato di questa analisi ci ha scioccati: respingiamo questo trattato di sottomissione per ragioni di principio. È in totale contrasto con la nostra tradizione istituzionale e di democrazia diretta. Ma lo respingiamo anche per motivi concreti. Come dimostrato dall’analisi dei singoli accordi. Questo trattato equivarrebbe alla resa della Svizzera. Esiste quindi una sola risposta possibile a questo contratto capestro: un deciso NO – in Parlamento, alle urne e da parte dei Cantoni!»

Alla conferenza stampa sono intervenuti dieci consiglieri e consigliere nazionali dell’UDC, che hanno illustrato i singoli accordi e temi.

Elementi istituzionali e maggioranza dei Cantoni

Magdalena Martullo-Blocher (GR), vicepresidente dell’UDC e consigliera nazionale: «Il problema principale di questo pacchetto è l’obbligo di adottare un diritto straniero. Con l’entrata in vigore dovremmo assumerci 20’000 pagine di diritto UE e, in futuro, tutto ciò che l’UE deciderà in ambiti fondamentali come la libera circolazione, i trasporti, il settore alimentare, la sanità, ecc. Questo diritto – secondo il cosiddetto “metodo d’integrazione” – si applicherà non solo alle esportazioni, ma a tutte le persone e imprese in Svizzera, in pratica nella nostra vita quotidiana! Così ci consegneremmo all’UE, perdendo autodeterminazione, democrazia e federalismo. Il pacchetto significa: diritto straniero, giudici stranieri e sanzioni ingiuste e unilaterali – una vera sottomissione coloniale! Vista la sua portata, il pacchetto deve assolutamente essere sottoposto al voto di popolo e Cantoni.»

Immigrazione e libera circolazione delle persone

Pascal Schmid (TG), consigliere nazionale: «Il nuovo diritto di soggiorno permanente per i cittadini UE equivale di fatto a un permesso di domicilio “C plus”, che resta in vigore anche se si usufruisce dell’assistenza sociale o si commettono atti criminali. Il ricongiungimento familiare viene ampliato e facilitato in modo massiccio. L’UE definisce “famiglia” molto più largamente di quanto faccia la Svizzera: non solo coniugi e figli fino a 18 anni, ma anche nipoti fino a 21 anni, genitori, nonni e suoceri. Perfino parenti più lontani, come uno zio bisognoso di cure o un cugino sostenuto economicamente, saranno liberi di entrare e risiedere in Svizzera. Così si incentiva l’immigrazione nel sistema sociale svizzero. La Svizzera non ha alcun meccanismo di protezione o difesa. La nostra conclusione è chiarissima: un simile trattato non può essere accettato.»

La “clausola di salvaguardia”

Paolo Pamini (TI), consigliere nazionale: «Il Consiglio federale presenta la sua cosiddetta “clausola di salvaguardia” come una valvola di sicurezza contro un’immigrazione incontrollata. Ma serve solo a ingannare la popolazione. La clausola è inefficace perché richiede l’approvazione dell’UE. Quella unilaterale, invece, non ha validità giuridica internazionale. L’immigrazione continuerà quindi in modo incontrollato e illimitato.»

Aiuti di Stato

Yvan Pahud (VD), consigliere nazionale: «I trattati con l’UE prevedono un controllo sistematico dei nostri aiuti statali. Dovremo persino creare una nuova legge a questo scopo. La Commissione della concorrenza (COMCO) diventerà una “polizia dei sussidi”, con il potere di indagare sui Cantoni, che avranno solo un obbligo di collaborazione ma nessun diritto. La COMCO dovrà inoltre avere un canale diretto con la Commissione UE – ciò significa un’ingerenza diretta di Bruxelles in Svizzera, ancora più automatica del cosiddetto “comitato misto” previsto dal processo di integrazione.»

Accordo sui trasporti stradali e ferroviari

Benjamin Giezendanner (AG), consigliere nazionale: «La Svizzera si trova ad un bivio politico nel settore dei trasporti. Con il nuovo accordo UE sui trasporti stradali e ferroviari, il Consiglio federale intende aprire progressivamente il mercato ferroviario alle società straniere. Questa liberalizzazione tocca il cuore del nostro sistema di trasporto pubblico. Abbiamo una delle migliori reti ferroviarie del mondo perché puntiamo sulla qualità, non sulla quantità; perché pianifichiamo, invece di liberalizzare a ogni costo. Non dobbiamo rinunciare a questo vantaggio, altrimenti sarà la fine del nostro sistema di orari puntuali e di trasporto pubblico nelle regioni periferiche.»

Agricoltura e sicurezza alimentare

Martin Haab (ZH), consigliere nazionale: «Con la creazione di uno “spazio comune per la sicurezza alimentare”, la Svizzera sarebbe obbligata ad adottare il diritto UE. Ne conseguirebbe un’enorme mole di controlli e burocrazia, senza tener conto delle peculiarità della nostra agricoltura e industria alimentare, di piccole dimensioni. Caseifici alpini e produttori di specialità regionali sarebbero trattati come grandi industrie tedesche. In futuro, chi vorrà vendere torte alla festa del villaggio dovrà rispettare gli standard igienici UE! Persino le cucine da campo dell’esercito dovranno essere certificate come mense. La Svizzera ha già oggi uno dei migliori sistemi di sicurezza alimentare del mondo: non abbiamo bisogno di tutori da Bruxelles, di scartoffie interminabili o di ispettori UE alle feste di paese o nelle mense scolastiche.»

Accordo di partecipazione ai programmi UE (EUPA)

Roman Hug (GR), consigliere nazionale: «Con l’accordo EUPA, l’UE pretende libero accesso dei suoi studenti alle nostre università, senza clausole di salvaguardia né contingenti. Le conseguenze? Ancora più studenti stranieri, senza che la Svizzera possa intervenire. Già oggi quasi uno studente su tre proviene dall’estero, e il numero continua a crescere. Dal 2000 il numero di studenti stranieri è triplicato, raggiungendo quasi 50’000. Decine di migliaia di studenti UE approfittano già delle nostre università di eccellenza a spese del contribuente svizzero. A ciò si aggiungono i costi miliardari dei programmi di ricerca UE: la Svizzera paga pro capite il doppio rispetto alla media degli Stati membri.»

Spese dirette ed oneri nascosti

Lars Guggisberg (BE), consigliere nazionale: «L’accordo previsto per un “contributo finanziario regolare” della Svizzera all’UE rappresenta una grave ingerenza nella nostra sovranità di bilancio. Obbligherebbe la Svizzera a versamenti miliardari ricorrenti, senza che Parlamento o popolo possano decidere sull’importo o sul loro utilizzo. Sul nostro Paese graverebbero costi diretti e indiretti per miliardi: contributi di coesione, programmi di ricerca e formazione, centinaia di nuovi funzionari, immigrazione che andrebbe a gravare sul nostro sistema sociale, attuazione e applicazione della burocrazia UE. Particolarmente scandalosa è la mancanza di trasparenza: molti importi non vengono neppure indicati o vengono abbelliti dal Consiglio federale. Non esiste nemmeno una valutazione d’impatto delle regolamentazioni.»

Accordo sull’energia elettrica

Michael Graber (VS), consigliere nazionale: «Con l’accordo sull’energia elettrica, la Svizzera perderebbe il controllo sulla propria produzione. Non potremmo più decidere autonomamente quanta energia conservare per affrontare un inverno lungo e freddo, né se costruire centrali di riserva. Non potremmo più stabilire liberamente l’importo della tassa sull’acqua o a chi assegnare le concessioni per le nostre centrali, costruite dai nostri antenati. Tutti questi punti strategici non sono regolati o lo sono in modo ambiguo. A causa dell’adozione automatica del diritto UE, Bruxelles potrebbe cambiare le regole in qualsiasi momento e accedere liberamente alla nostra energia.»

Accordo sulla sanità

Vroni Thalmann-Bieri (LU), consigliera nazionale: «Il previsto accordo sulla sanità con l’UE minaccia la nostra sovranità e la nostra gestione pragmatica delle crisi. Particolarmente grave sarebbe l’automatica adozione del diritto UE in tempi di crisi: significherebbe dover applicare anche in Svizzera misure imposte dall’UE, come obblighi di mascherine, vaccinazioni o distanziamento. Perfino la gestione dei posti letto d’emergenza potrebbe essere decisa dall’UE. La crisi del Covid ha dimostrato che la Svizzera ha affrontato la situazione in modo più pragmatico ed efficace rispetto alla maggior parte degli Stati UE.»

 
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