Nel suo discorso pronunciato alla fiera agricola OLMA di San Gallo, Doris Leuthard, presidente della Confederazione, ha domandato all’agricoltura di vegliare per una maggiore biodiversità, di adattarsi al cambiamento climatico e di diventare più competitiva a livello internazionale per reagire alla riduzione degli ostacoli all’importazione. In altre parole, la signora Leuthard non esita a sferrare un colpo mortale all’agricoltura. Un po’ più produzione di fiori, una Svizzera curata da agricoltori paesaggisti, meno aziende produttive ma, in compenso, importazione in massa di cereali, di legumi e di carne, in particolare dall’Argentina senza dubbio, un paese che la ministra, nel suo discorso, ha citato ad esempio accanto al Perù. Ecco il suo concetto di ecologia. L’ascoltatore attento non crede alle proprie orecchie. Una presidente della Confederazione ha dunque il diritto di dire qualunque cosa? Soprattutto tre settimane dopo che il popolo ha chiaramente accettato il nuovo articolo costituzionale mirante alla sicurezza alimentare?
Come ogni anno, l’apertura della fiera agricola della Svizzera orientale è stata segnata da un intervento di un rappresentante del governo federale. Questo ruolo è toccato quest’anno a Doris Leuthard. Con il suo discorso, la presidente della Confederazione ha rovinato l’atmosfera di festa di questo 75° anniversario dell’OLMA. Le richieste che ha indirizzato all’agricoltura svizzera – più biodiversità, adattamento al cambiamento climatico, adattamento al contesto commerciale internazionale – sono impossibili da realizzare simultaneamente. Il rafforzamento dell’ecologia aumenta i costi di produzione, mentre l’apertura delle frontiere spinge i prezzi al ribasso. I settori agricoli svizzeri spariranno, con eccezione forse di qualche grande azienda dell’altipiano svizzero e qualche azienda bio di montagna producente specialità.
Nel suo esposto, la signora Leuthard ha citato ad esempio l’agricoltura dell’Argentina e del Perù. È evidente che le condizioni di produzione di questi paesi non sono comparabili a quelle della Svizzera. Per coronare il tutto, ha osato qualificare come successo la soppressione del contingente lattiero, mentre che i produttori svizzeri devono vendere il latte molto al di sotto del prezzo di produzione. Per questi ambienti, le dichiarazioni della signora Leuthard suonano come un brutto scherzo.
La dichiarazione della presidente della Confederazione è tanto più scandalosa in quanto interviene tre settimane dopo che l’80% delle Svizzere e degli Svizzeri ha approvato un nuovo articolo costituzionale sulla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. Questo risultato dovrebbe incitare il potere politico a garantire la produzione nazionale e non a metterla in pericolo. Per non parlare poi del rifiuto che il Parlamento ha opposto a più riprese al libero scambio agricolo. La presidente della Confederazione non se ne cura: cosa importano a me il popolo e il Parlamento, io sono la presidente, ecco il suo motto.
Le dichiarazioni della presidente della Confederazione devono mettere in allarme tutta l’agricoltura. La Svizzera deve conservare le sue basi vitali di cui vive anche il turismo. È una sfida lanciata a tutto l’ambiente rurale e, in particolare, all’Unione svizzera dei contadini che ha potuto festeggiare l’accettazione della sua iniziativa tre settimane fa. Senza una reazione rapida e ferma, questa votazione potrebbe trasformarsi in una vittoria di Pirro. Quanto all’UDC, essa continuerà a battersi per un’agricoltura indigena produttiva.