L’UDC respinge categoricamente le misure del Consiglio federale:
– esse sono arbitrarie e danno il colpo di grazia a molti commerci, in particolare alla ristorazione e al commercio al dettaglio;
– è inaccettabile che il Consiglio federale ignori l’avviso della maggior parte dei cantoni. Ginevra non è Appenzello e Berna non è Zurigo: la situazione in termini di Covid-19 non è la stessa dappertutto e i cantoni possono e devono decidere loro stessi fin dove vogliono spingere le misure di protezione;
– il Consiglio federale deve smetterla di agire alla cieca. Deve finalmente presentare dei dati e dei fatti confermati, affinché la pandemia possa essere combattuta con misure mirate;
– per evitare ulteriori danni, il Consiglio federale è invitato ad applicare la strategia che l’UDC ha presentato la scorsa primavera: proteggere i gruppi a rischio e permettere alle aziende di lavorare rispettando le norme di distanza e d’igiene.
Grazie alle pressioni dell’UDC, almeno le regioni sciistiche e gli alberghi potranno rimanere aperti per accogliere i loro ospiti e gli esercizi pubblici potranno aprire anche alla domenica e i giorni festivi. Sono tuttavia i due soli punti positivi del nuovo piano di misure del Consiglio federale. Il nuovo orario di chiusura, ossia le ore 19.00, imposto a ristoranti, bar, negozi, mercati, impianti sportivi e del tempo libero, è insensato e arbitrario. Esso darà il colpo di grazia alla ristorazione e ai commerci al dettaglio. Inoltre, il divieto di vendita la sera e la domenica provocherà una maggiore affluenza e delle resse durante il rimanente periodo d’apertura.
La politica Covid-19 del Consiglio federale è un disastro
Confusa, impotente, senza fondamento solido e in contrasto con la maggioranza dei cantoni: la politica Covid-19 del Consiglio federale, e in particolare del ministro della sanità Alain Berset e della presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, è un disastro. Con questo modo d’agire, il Consiglio federale minaccia la coesione del nostro paese e distrugge intere branche dell’economia. Inoltre, soffoca quasi completamente la vita sociale, con conseguenze disastrose che si possono immaginare per gli abitanti del paese. Non è un caso che si assista, in seno alla popolazione, a una riluttanza vieppiù forte a seguire le misure delle autorità.
Le misure del Consiglio federale non sono comprensibili, perché non si basano su dati e fatti appurati, ma alimentano manifestamente delle supposizioni e delle paure. Nove mesi dopo lo scoppio della pandemia, non si dispone ancora in Svizzera di informazioni affidabili inerenti ai canali di contaminazione. L’UDC invita perciò il Consiglio federale a produrre finalmente delle statistiche fondate e dei dati affidabili.
Il ceto medio passa due volte alla cassa per la politica Covid-19
È chiaramente più facile chiedere dei ristoranti, degli alberghi e delle ferrovie di montagna, o imporre loro delle misure vessatorie, poi tentare di rimediare ai danni con masse di denaro. L’aumento di 1,5 miliardi di franchi del fondo che finanzia le indennità per i casi di rigore è positivo solo in apparenza. Il ceto medio è in effetti doppiamente penalizzato: da una parte, subisce i danni economici risultanti dalle restrizioni e, dall’altra, subirà degli aumenti d’imposta per pagare il debito di diverse decine di miliardi di franchi che causerà la politica Covid-19 del Consiglio federale.