Secondo una comunicazione del SECO, il saldo migratorio con l’entrata in Svizzera di 31’200 cittadini UE/AELS durante l’anno 2018, è rimasto stabile rispetto all’anno precedente. Questa cifra è tuttavia sempre 3 o 4 volte più elevata dei pronostici del Consiglio federale e un nuovo aumento è annunciato per il 2019. L’UDC ricorda inoltre che dal 2002, anno dell’introduzione della libera circolazione delle persone, circa 1,15 milioni di persone sono immigrate in Svizzera in cifra netta. Grazie alla buona situazione economica attuale, l’impiego ha sì progredito in Svizzera tedesca, ma il numero di disoccupati svizzeri aumenta in Svizzera romanda e in Ticino, a causa dell’afflusso di frontalieri.
L’immigrazione incontrollata continua ad avere degli effetti dolorosi sulla Svizzera. Dall’introduzione della libera circolazione delle persone, il saldo migratorio con l’UE ha registrato oltre 700’000 persone. Attualmente, 2,1 milioni di stranieri vivono in Svizzera. Le conseguenze negative di questo fenomeno sono percettibili quotidianamente. La concorrenza sul posto di lavoro aumenta. I lavoratori anziani risentono particolarmente questa pressione che si riflette nell’aumento della quota-parte dell’aiuto sociale fra le generazioni anziane. Gli alloggi liberi diminuiscono; gli affitti e i prezzi degli alloggi aumentano; le campagne si urbanizzano e le infrastrutture come le strade, i treni, le scuole, eccetera, sono sovraccariche.
Oltre la metà dei beneficiari di aiuto sociale è costituita da stranieri. I comuni soffocano sotto gli oneri sociali. La quota-parte dell’aiuto sociale fra i cittadini UE s’è sì stabilizzata in questi ultimi anni, ma alla fine dei conti si assiste, a causa della permanente immigrazione, al costante aumento dei cittadini UE che vivono a spese dei contribuenti (+ 35% dal 2009). Inoltre, gli stranieri continuano a percepire dall’assicurazione-disoccupazione più denaro di quanto non ne versino. L’UDC chiede che il diritto contrattuale d’immigrare in Svizzera secondo la libera circolazione delle persone sia abrogato.
L’evoluzione dell’attività lucrativa è impressionante. Mentre che il tasso di disoccupazione fra le Svizzere e gli Svizzeri è leggermente calato in Svizzera tedesca, esso è aumentato in Svizzera romanda e in Ticino, nonostante una situazione economica favorevole. Non c’è nulla di sorprendente in questo, perché i frontalieri provenienti dall’UE si concentrano sulla Svizzera latina, per cui la pressione sui salariati vi è maggiore ce non oltre la Sarine.