La Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-CN) esamina oggi un progetto di legge che autorizza delle misure di polizia efficaci nella lotta contro il terrorismo. Un problema finora irrisolto è costituito dalle persone che sono state condannate a una pena detentiva per un atto terroristico, ma che costituiscono ancora una minaccia.
Su richiesta dei cantoni, la Confederazione deve poter ordinare, di caso in caso, delle misure come un obbligo di presentarsi, un divieto di lasciare il territorio o degli arresti domiciliari. La Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) ha inoltre chiesto la creazione di una “custodia di sicurezza” per i potenziali terroristi, una misura nettamente più efficace dei semplici arresti domiciliari. Secondo l’interpretazione che se ne dà, tuttavia, questa custodia non sarebbe conforme alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), per cui la CDDGP ha ritirato la sua richiesta. Ma l’UDC non ammette che la sicurezza degli abitanti della Svizzera sia compromessa da un’interpretazione eccessivamente rispettosa della CEDU. Tale atteggiamento indebolirebbe non soltanto la sicurezza pubblica, ma anche il prestigio dei diritti umanitari.
L’UDC deposita perciò oggi alla CPS-CN una proposta volta ad ancorare la custodia di sicurezza nella legge federale sulle misure di polizia per la lotta alla criminalità (MPT). La Svizzera è uno Stato di diritto fortemente sviluppato, le cui autorità possono perfettamente applicare con discernimento la misura della custodia di sicurezza, per cui sarebbero protetti non solo i diritti dell’uomo (e nella fattispecie dei potenziali terroristi), ma anche e prioritariamente la sicurezza degli abitanti.