Comunicato stampa

L’UDC denuncia il lavoro approssimativo della Commissione e difende l’autodeterminazione della Svizzera

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La maggioranza della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-CN) ha approvato il mandato negoziale del Consiglio federale senza opporre resistenza. Questa capitolazione nei confronti dell’UE è vergognosa.

L’UDC critica l’approccio approssimativo del Consiglio federale, dei Cantoni e delle commissioni parlamentari:

  • Il 15 dicembre – poco prima delle vacanze di Natale – il Consiglio federale ha adottato il mandato negoziale. Il periodo di consultazione scade a metà febbraio. Questi termini stretti e non permettono di organizzare un confronto serio.
  • In una “intesa comune” tra l’UE e la Svizzera, il Consiglio federale ha di fatto già accettato tutte le richieste principali dell’UE.
  • Inoltre, fino a una settimana fa questa “intesa comune” era disponibile unicamente in inglese. Solo su pressione dell’UDC il documento, scritto in un complesso linguaggio giuridico, è stato presentato nelle lingue nazionali. A quanto pare, lo zelo cieco dell’UE prevale sulla responsabilità istituzionale e politica.
  • Sia la Commissione della politica estera che le commissioni interessate (Commissione per i trasporti CTT, Commissione dell’energia CAPTE, Commissione dell’economia CET) si sono rifiutate di organizzare audizioni allargate e una discussione approfondita sull’impatto dell’accordo previsto sull’ordinamento giuridico e sulle condizioni quadro della Svizzera. Le voci critiche sull’accordo sono state praticamente escluse dalle audizioni.
  • I Cantoni, la cui sovranità sarà fortemente compromessa da un tale accordo istituzionale, non si esprimono individualmente, ma solo in modo coordinato attraverso la struttura democraticamente non legittimata, nota come Conferenza dei governi cantonali (CdC). Non si è mai vista una tale abnegazione del principio federalista.
  • L’approccio del Consiglio federale è disonesto. Recentemente ha iniziato a parlare di una “soluzione pacchetto“. Si tratta dell’ennesimo allacciamento istituzionale della Svizzera all’UE: adozione automatica del diritto comunitario, subordinazione alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) con sanzioni unilaterali e regolari versamenti di miliardi di franchi.
  • Il Consiglio federale, l’Amministrazione federale euroturbo e gli altri partiti stanno cercando di aggirare il popolo svizzero facendo passare il progetto di trattato di sottomissione in sordina: non vogliono un referendum obbligatorio con la maggioranza dei Cantoni.

La Commissione della politica estera respinge le proposte dell’UDC

La delegazione dell’UDC presso la Commissione della politica estera ha presentato diversi atti parlamentari per chiarire la posizione della Svizzera e del Consiglio federale nei confronti dell’UE, per salvaguardare l’autodeterminazione del nostro Paese e la democrazia diretta del popolo svizzero. La maggioranza della Commissione li ha respinti tutti. Gli altri partiti sono in tutta evidenza intenzionati a consegnare la Svizzera all’UE e ad esautorare il popolo svizzero.

Le seguenti proposte dell’UDC sono state tutte respinte dalla maggioranza della CPE:

  1. No all’adozione dinamica del diritto: il popolo, il Consiglio federale, il Parlamento (legislatori federali) e i Cantoni/Stati diventerebbero semplici “esecutori delle leggi” dell’UE
  2. No ai negoziati con l’UE finché i trattati contengono un legame istituzionale.
  3. No al tribunale della parte avversa (CGUE), che manca di imparzialità.
  4. Nessun diritto per l’UE di imporre sanzioni: l’UE non deve essere autorizzata a imporre sanzioni alla Svizzera se un referendum in Svizzera produce un risultato non gradito all’UE.
  5. No ai “pagamenti di coesione” annuali: La Svizzera non deve essere obbligata a versare regolarmente miliardi di franchi all’UE per la coesione.
  6. Sì alla democrazia diretta: l’accordo negoziato dovrebbe essere soggetto a un referendum obbligatorio per trattati internazionali. I cittadini svizzeri e i Cantoni devono poter votare sul Trattato UE.
  7. Clausola della ghigliottina: la ghigliottina dovrebbe essere definita come una linea rossa nei negoziati che la Svizzera non può accettare. Anche le misure di compensazione previste (= sanzioni) devono essere respinte.
  8. Nessun ulteriore ammorbidimento delle norme sull’immigrazione: La Svizzera non accetta alcuna ulteriore interferenza dell’UE nella politica di immigrazione e si oppone a tali disposizioni nel nuovo accordo quadro.
  9. Aiuti statali: Le norme sugli aiuti statali devono essere ridotte al minimo.
  10. No all’adozione della direttiva sulla libera circolazione dei cittadini dell’UE: la direttiva sui cittadini dell’UE non deve far parte del pacchetto negoziale.
  11. No al massiccio deterioramento della certezza del diritto: la Svizzera si atterrà al suo tradizionale processo legislativo e non adotterà il diritto dell’UE senza riflettere.
  12. Nessun adeguamento dei meccanismi di risoluzione delle controversie nell’accordo di libero scambio con l’UE: gli adeguamenti istituzionali sono da escludere esplicitamente dall’accordo di libero scambio tra la Svizzera e l’UE.
  13. Conclusione: rifiuto del mandato negoziale. La CPE del Consiglio nazionale dovrebbe respingere il mandato negoziale in questa forma.

Il presidente del gruppo Thomas Aeschi: “Da oltre 700 anni, nei documenti fondativi e nella Costituzione svizzera è sancito che la Svizzera non accetta giudici stranieri. “L’intesa comune” stabilisce che in caso di controversie, le sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea sono “vincolanti”. Ciò significherebbe che la Svizzera sarebbe soggetta al tribunale della controparte che manca di imparzialità. Questo non è accettabile”.

Il consigliere nazionale e membro della CPE Pierre-André Page: “L’UE chiede alla Svizzera, Paese non membro dell’UE, un “pagamento di coesione” annuale. Questi miliardi di euro di pagamenti dovrebbero essere “vincolanti”, “regolari” e “adeguati”. A nessun Paese è stato chiesto di versare tributi del genere. L’UE esporta più beni in Svizzera di quanti noi ne esportiamo nell’UE. Chiediamo al Consiglio federale di non firmare alcun accordo che preveda tali “pagamenti di coesione” annuali”.

Il Consigliere nazionale e membro della CPE Franz Grüter: “Quando si vota per le vacche con le corna, si accetta la maggioranza dei Cantoni. Ma con un accordo di così ampia portata, che stravolge la nostra Costituzione, vogliono minare la democrazia diretta“.

 
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