Preparando l’attuale sessione speciale, il gruppo parlamentare UDC ha deciso di non entrare in materia sulla legge Covid-19 sugli affitti commerciali. Questa legge esige dai locatori che rinuncino al 60% degli introiti locativi durante il “lockdown” della scorsa primavera. Si tratta di un esproprio imposto dallo Stato e, di conseguenza, di una violazione della garanzia della proprietà privata, sancita dalla Costituzione federale. L’UDC vi si oppone quindi categoricamente.
Durante questa sessione speciale iniziata oggi (29.10.2020), il Consiglio nazionale esamina, fra altri progetti, la legge Covid-19 sugli affitti commerciali. Secondo questo testo, i locatari colpiti da una chiusura o da una forte riduzione della loro attività a seguito della pandemia Covid-19, devono pagare solo il 40% della loro pigione, mentre il 60% resta a carico dei locatari. I locatari che si trovano in una situazione di difficoltà economica a causa di questa norma, avranno diritto a un’indennità da parte della Confederazione.
Il gruppo parlamentare UDC si oppone a questa legge, per cui ha deciso, nella sua seduta di oggi, di non entrare in materia su questo progetto. Questa legge non solo costituisce un’ingerenza dello Stato nei rapporti contrattuali fra locatori e locatari, ma anche un esproprio imposto dallo Stato. Essa viola quindi la garanzia costituzionale della proprietà privata. Inoltre, essa provoca nuove ingiustizie, perché avvantaggerebbe in molti casi i locatari rispetto ai locatori. Infatti, il locatario avrebbe in ogni caso il diritto di pretendere la riduzione del 60% della pigione, indipendentemente dai reali problemi finanziari incontrati durante i mesi del Covid-19.
Tocca innanzitutto ai locatori e ai locatari trovare delle soluzioni convenienti per le due parti. Il diritto contrattuale svizzero offre delle soluzioni in questo senso, che molti di loro hanno d’altronde già applicato. I locatori hanno rinunciato volontariamente, durante la primavera e l’estate 2020, a delle entrate locative per diversi milioni di franchi, al fine di sostenere i propri locatari colpiti dalle misure di chiusura durante il “lockdown”. Inoltre, i cantoni hanno messo in atto delle regolamentazioni speciali.
Stipulare degli accordi tecnici sistemici con i paesi vicini, invece di sottomettersi a una regolamentazione istituzionale dell’UE
Per garantire l’approvvigionamento d’elettricità della Svizzera, il gruppo UDC ha depositato una mozione che incarica il Consiglio federale di stipulare rapidamente con i paesi vicini degli accordi tecnici sistemici nel settore energetico. Questi trattati devono garantire la stabilità della rete e rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento.
Le crescenti sfide che la Svizzera deve affrontare nel settore elettrico, in particolare la gestione delle penurie, la stabilità della rete e l’approvvigionamento in inverno, sono oggi regolate principalmente da misure prese di volta in volta e senza un vero sistema. I costi di queste misure sono essenzialmente assunti dalla Svizzera, mentre che esse vanno soprattutto a beneficio degli Stati membri dell’UE.
Tenuto conto dei rischi che gravano sull’approvvigionamento elettrico della Svizzera e della situazione politica, è urgente che la Svizzera cerchi delle soluzioni durature direttamente con i suoi vicini europei, senza per questo sottomettersi a una regolamentazione istituzionale UE. Si tratta di mirare alla stipulazione di accordi puramente tecnici volti a regolamentare delle questioni relative alla rete. La priorità deve perciò essere data a degli approcci tecnici sistemici che favoriscano la stabilità della rete e la sicurezza dell’approvvigionamento.