Comunicato stampa

Questo spettacolo indegno conferma i timori dell’UDC

La Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-CN) aveva l’intenzione, con la sua audizione pubblica sull’accordo-quadro istituzionale Svizzera-UE, di chiarire le conseguenze concrete di questa convenzione. La manifestazione è degenerata in farsa: il dibattito è stato soffocato fin dall’inizio; il ministro degli affari esteri Ignazio Cassis non era stato invitato e la maggior parte dei sei esperti presenti era totalmente acritica nei confronti dell’accordo-quadro.

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Questa audizione non ha permesso di rispondere alle domande essenziali inerenti all’accordo-quadro, ossia le conseguenze della ripresa automatica da parte della Svizzera del diritto UE e l’applicazione in Svizzera della direttiva UE sulla cittadinanza europea. L’argomento secondo il quale l’UE dirimerebbe a suo favore eventuali controversie per mezzo della Corte di giustizia UE e che il tribunale arbitrale non potrebbe di fatto decidere definitivamente alcuna questione che tocchi il diritto europeo, non è stato invalidato. La maggioranza degli esperti ha perso l’occasione di aprire un dibattito critico sull’integrazione istituzionale nell’UE. Palesemente, queste persone davano maggiore importanza ai diktat emanati dalla magistratura UE che non alla tutela della sovranità elvetica.

Limitandosi a trasmettere fedelmente le posizioni dell’associazione economiesuisse, la presidente della CPE-CN, la consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (PPD), non aveva d’altra parte la minima intenzione di chiarire questa tematica. Si trattava per lei piuttosto di provocare una pseudo-discussione per poter poi pretendere che l’accordo-quadro fosse stato ampiamente dibattuto.

Questo modo di procedere opaco e indegno di una commissione del Consiglio nazionale, conferma i timori dell’UDC: l’obiettivo è e rimane sempre quello di nascondere che l’accordo-quadro minerebbe alla base l’autodeterminazione della Svizzera e provocherebbe dei gravi problemi a livello d’immigrazione nel nostro sistema sociale, dell’espulsione degli stranieri criminali e della naturalizzazione.

L’UDC è la sola forza politica che continua ad affermare che l’integrazione istituzionale nell’UE significherebbe la fine del nostro processo legislativo, della nostra giurisprudenza e, di conseguenza, della nostra indipendenza. Non sarebbero più i cittadini svizzeri o i loro deputati parlamentari a decidere le nostre leggi e le nostre regole, ma questa competenza sarebbe trasmessa ai politici, giudici e funzionari di Bruxelles. Accettare le pretese dell’UE equivarrebbe a trasferire il nostro diritto di voto a Bruxelles.

 
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