L’UDC si rallegra del responso positivo da parte del Popolo all’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulare il viso” e all’accordo di libero scambio con l’Indonesia. Entrambi i progetti sono importanti per la Svizzera: il divieto di celare il proprio volto è un forte segnale contro l’islamismo politico radicale e l’accordo di libero scambio con l’Indonesia sostiene l’occupazione e riduce la dipendenza della Svizzera dall’UE.
L’UDC è lieta di constatare che l’argomentazione romantico-socialista, tanto assurda quanto irrealistica, degli ambienti di sinistra non ha impedito alla maggioranza dei cittadini di approvare il divieto nazionale di nascondere il viso. “Come ha già stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, il divieto di nascondere il viso è legale e non costituisce una violazione dei diritti umani”, ha sottolineato Marco Chiesa, presidente dell’UDC Svizzera. È quindi legittimo che lo Stato prenda tali misure per salvaguardare la coesione all’interno della società svizzera. “Il burqa erige una barriera tra chi lo indossa e gli altri e impedisce così la sua integrazione nella società”, ha concluso Marco Chiesa.
Il divieto di celare il volto è anche un segnale forte e un importante passo avanti nella lotta contro l’islamismo politico, che si sta facendo strada anche in Svizzera minacciando la nostra società liberale. Dire sì al divieto di nascondersi è dire sì a più sicurezza, perché questa misura è anche esplicitamente rivolta agli hooligans e ai teppisti di sinistra che, nascosti dai cappucci, commettono atti di violenza e vandalismo.
L’accordo rafforza l’indipendenza della Svizzera
Un altro piacevole risultato scaturito dal voto di questa domenica è stata l’approvazione dell’accordo di libero scambio con l’Indonesia. Questo trattato è equilibrato e protegge la nostra agricoltura. Migliora le opportunità per le aziende svizzere all’interno di questo importante mercato in crescita, soprattutto in questo momento particolare dove l’attuale crisi sanitaria minaccia l’economia e i posti di lavoro. L’accordo riduce anche la dipendenza economica della Svizzera dall’UE e quindi anche la sua esposizione al ricatto politico.
Tuttavia, l’UDC si rammarica del rifiuto incassato dalla legge sull’e-ID. Il sistema d’identificazione elettronica, riconosciuto dallo Stato e destinato a prevenire la frode d’identità e l’uso improprio dei dati, avrebbe rafforzato la sicurezza giuridica e posto vincoli chiari all’interno dello spazio digitale. La sicurezza digitale avrebbe beneficiato del partenariato pubblico-privato e delle severe regole di protezione dei dati stabilite dalla legge sull’e-ID. D’ora in poi, questo settore sarà probabilmente completamente nelle mani di fornitori privati.