Martedì scorso, un giovane sotto l’effetto di droghe – chiamiamolo Senor – si presenta in una concessionaria d’auto in una piazza molto frequentata di Zurigo-Altstetten. Minaccia il proprietario e i dipendenti con un coltello. L’uomo in questione era entrato in Svizzera anni fa da un Paese africano nell’ambito del ricongiungimento familiare e avrebbe dovuto essere espulso circa tre anni fa perché aveva già commesso diversi reati. Tuttavia, il Tribunale si è rifiutato di espellerlo appellandosi ai legami familiari, in quanto sua madre era stata nel frattempo naturalizzata.
Dopo aver lasciato la concessionaria, Senor si reca al negozio Migros di fronte, dove colpisce il direttore del negozio con un pugno, lasciando il negozio senza pagare.
Ad appena tre (!) ore dall’arresto, Senor riappare nella concessionaria d’auto, spacca le finestre e minaccia di morte il proprietario. Questa volta distrugge diverse auto di seconda mano. La polizia municipale arriva sul posto e arresta nuovamente Senor. Secondo la sua carta d’identità, avrebbe poco meno di 18 anni. Quasi certamente, però, la sua età è falsa. In base al suo aspetto, ha probabilmente molti più anni. Per poter beneficiare del ricongiungimento familiare, con ogni probabilità Senor ha rivisto la sua età al ribasso.
Che lezione si può trarre da questa vicenda?
Siamo dinanzi a un eclatante esempio di malamministrazione. Le Autorità federali consentono l’ingresso di cosiddetti “minori” che fingono di essere tali solo perché vengono particolarmente protetti. I criminali godono della protezione di autorità e di Tribunali conniventi. Le autorità di polizia e giudiziarie sono sovraccariche.
Potremmo ora puntare il dito contro gli stranieri. Ma sarebbe sbagliato: tutte le vittime di quel martedì a Zurigo-Altstetten erano straniere o svizzere, magari con un background migratorio, che svolgono il loro lavoro quotidiano e pagano qui le tasse. Dobbiamo invece puntare il dito contro quei politici e quei rappresentanti delle Autorità che si voltano dall’altra parte, distorcono i fatti, ingannano la legge e tollerano deliberatamente queste situazioni.
Aumento massiccio di migranti richiedenti l’asilo dall’Afghanistan
Solo lo scorso mese di giugno, sono state presentate 2’395 nuove domande di asilo (nel giugno 2022, erano state 1’725). Il Paese d’origine più significativo, oltre alla Turchia, è l’Afghanistan, con 504 domande d’asilo. Questi uomini, per lo più giovani, arrivano in Europa e in Svizzera grazie a bande di trafficanti criminali – e vivono qui a spese della popolazione lavoratrice. Già l’anno scorso, gli afghani costituivano il gruppo principale con 7’054 domande. È così che migliaia di giovani che difficilmente possono essere integrati finiscono in Svizzera. Problemi garantiti insomma – mentre Berna continua a starsene alla finestra a guardare.