Editoriale

Caos-asilo ad Amriswil: non mi sento più al sicuro

Vivo ad Amriswil con la mia famiglia da quasi 40 anni. Sono cresciuta qui, ho frequentato la scuola e sono stata coinvolta in associazioni e sport. Posso dire che Amriswil è la mia dimora. Qui mi sento a casa. Qui mi sono sentita al sicuro. Purtroppo devo scrivere quest’ultima frase al passato. La situazione della sicurezza è cambiata drasticamente. In passato si poteva leggere di un episodio ogni qualche mese. Oggi le brutte notizie si susseguono settimanalmente. L’attenzione si concentra in particolare sulla stazione ferroviaria.

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Alloggi per asilanti vicino alla scuola dell’infanzia
Oltre alle solite persone emarginate e ai facinorosi, abbiamo un problema con i richiedenti l’asilo. Nel raggio di un chilometro ci sono due centri di accoglienza per richiedenti l’asilo respinti. Un delle due strutture si trova nel centro di Amriswil, proprio accanto a un asilo. Mi chiedo: cosa pensano, che i richiedenti asilo respinti siano ospitati nel centro della città e rimangano qui per mesi, o addirittura anni?

Il consumo di droga e la violenza sono all’ordine del giorno. Se chiedete in giro alla popolazione, la situazione è incandescente e le autorità competenti si voltano dall’altra parte. È questa la nostra nuova normalità? Quando penso che nostro figlio inizierà la scuola dell’infanzia nel prossimo futuro, mi vengono i brividi. Cosa lo aspetterà quando non potrò più proteggerlo?

Tassista picchiato e ricoverato in ospedale
E non stiamo parlando di eventi innocui. Ripenso all’inizio di ottobre. Ero in piedi sulla banchina in attesa del treno per Berna. All’improvviso si è sentito un forte botto. Ho subito percepito che qualcosa non andava. Mi sono seduta sul treno con una sensazione di nausea. Pochi minuti dopo ho letto la notifica push della notizia: qualcuno aveva colpito un’auto con un piede di porco alla stazione di Amriswil. Ora, a novembre, dei giovani sono stati derubati e poco dopo un tassista è stato ferito al braccio da un nordafricano con la fibbia della cintura, tanto che è scoppiata una vena e la vittima è stata portata d’urgenza in ospedale.

Cosa sta succedendo qui? Non mi sento più al sicuro nel mio quartiere. Non cammino più per le strade dopo il tramonto e mi faccio venire a prendere alla stazione. Vogliamo una Svizzera così? Dobbiamo adattare le nostre vite perché le nostre autorità permettono questo caos in materia d’asilo? Voglio sentirmi di nuovo libera e al sicuro. Come mi sentivo da bambina.

 
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