Editoriale

Il circo attorno all’immigrazione di massa continua

L’articolo 121a della Costituzione federale esige che la Svizzera gestisca in maniera autonoma l’immigrazione degli stranieri sul suo territorio. A sentire il PS e il PLR, la Berna federale non dovrebbe più discutere questo mandato costituzionale. Dopo la decisione del Consiglio nazionale di rinunciare a delle misure di gestione e alla preferenza nazionale, rimpiazzando questi strumenti con un annuncio facoltativo degli impieghi vacanti, il Consiglio degli Stati ha aggiunto a questo dispositivo diverse norme burocratiche. Senza che nessuno o quasi se ne sia reso conto, la sezione “misure di limitazione” della legge sugli stranieri è stata cancellata. Si tratta ormai solo di una “ammissione a un’attività lucrativa”. La maggioranza del Parlamento rifiuta ostinatamente di gestire l’immigrazione – un autentico scandalo.

Gregor Rutz
Gregor Rutz
Consigliere nazionale Zürich (ZH)
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In Svizzera vivono più di 2 milioni di stranieri. Ogni anno, decine di migliaia immigrano nel nostro paese nella speranza di trovarvi lavoro e prosperità. Secondo un recente studio dell’amministrazione cantonale zurighese, quattro immigranti su cinque non sono professionalmente qualificati. Solo il 20% delle persone immigrate dal 2007 lavora in un settore mancante di personale qualificato. Questa proporzione è ancora più bassa fra i frontalieri. In breve, entrano in Svizzera sempre più stranieri di cui l’economia non ha bisogno. Ma queste persone occupano alloggi e utilizzano infrastrutture. Questa costante crescita dell’immigrazione grava le istituzioni sociali, provoca un sovraccarico delle infrastrutture e, inoltre, minaccia vieppiù la sicurezza pubblica. È evidente che un intervento rapido s’impone.

I gruppi parlamentari PLR e PS rifiutano ostinatamente di ammettere questa realtà. Essi si oppongono a qualsiasi gestione dell’immigrazione. Per loro, la sola cosa che conta è di non indisporre l’Unione europea. È fuori questione, per questi partiti, di toccare l’accordo di libera circolazione delle persone (ALCP) che è la principale causa di questa immigrazione di massa. Ma la decisione popolare del 9 febbraio 2014 esige proprio una rimessa in questione dell’ALCP. Il PLR sta giocando con il fuoco: rifiutare di risolvere il problema dell’immigrazione significa rischiare l’introduzione di pesanti misure sindacali. È estremamente irritante vedere proprio i liberali-radicali scendere a patti con i sindacati per moltiplicare le pastoie burocratiche. 

 
1. Il progetto della maggioranza del Parlamento non ha nulla a che vedere con la regolamentazione dell’immigrazione
Secondo l’art. 121a cst. la Svizzera deve tornare a una gestione autonoma dell’immigrazione sul suo territorio. Questa gestione deve passare, sempre secondo la Costituzione, da tetti massimi e contingenti annuali, ma tenendo conto degli interessi economici generali del paese. Inoltre, l’art. 121a cst. impone la preferenza nazionale. La maggioranza del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati non attribuisce alcuna importanza a queste norme: ciò che conta per lei, è che il progetto di legge non contravvenga all’accordo di libera circolazione delle persone.

Il progetto che il consigliere agli Stati Philipp Müller ha messo a punto con i sindacati ha conseguenze gravi. Approvato con 26 voti contro 16 al Consiglio degli Stati, esso impone una burocrazia e dei costi enormi senza alcun influsso sull’immigrazione. La proposta Müller concerne l’art. 21 della legge sugli stranieri, dunque la sezione inerente all’ammissione a un’attività lucrativa in Svizzera. La nuova sezione prevista in materia di misure di limitazione (art. 17 a e seg. LStra) è stata discretamente cancellata dal progetto di legge. È quindi evidente: questo progetto non ha assolutamente alcun rapporto con la gestione dell’immigrazione, ma tocca unicamente delle questioni di mercato del lavoro.

Il PLR ha cambiato tre volte opinione in pochissimo tempo, per poi tornare infine da bravo alla proposta del suo ex-presidente. Qualche passaggio della versione del Consiglio nazionale è stato sì riformulato, ma il nucleo del progetto non cambia. La questione ormai non verte più tanto su come le autorità possono gestire l’immigrazione, bensì su quale margine di manovra si accorda ancora alle imprese per l’assunzione di personale.

Stiamo entrando in pieno nell’era dell’economia pianificata – grazie alle proposte del PLR. Il fatto che il PS si limiti a seguire tranquillamente il dibattito e non faccia più proposte è significativo: i liberali-radicali aprono la via applicando con zelo delle idee dei sindacati. Così, l’obiettivo principale dell’economia, ossia applicare l’articolo costituzionale 121a sulla base di una coalizione di destra, è definitivamente perduto: il PS e il PLR sono sulla stessa barca.

 
2. Le proposte della coalizione PLR/PS violano la Costituzione
Il fatto è stato contestato durante il dibattito in Consiglio nazionale, ma ormai la stessa consigliera federale Simonetta Sommaruga lo ammette ufficialmente: il progetto di legge è anticostituzionale. Non avendo questa riforma più alcun rapporto con l’articolo costituzionale sull’immigrazione, quest’ultimo dovrà essere adattato una volta che la legge sarà pronta. A seconda delle decisioni del Parlamento, il Consiglio federale preparerà questa revisione costituzionale tramite un controprogetto all’iniziativa popolare “Fuori dal vicolo cieco! Rinunciamo a stabilire dei contingenti d’immigrazione” (Iniziativa RASA). Ciò è necessario, si afferma a Berna, perché non sarebbe opportuno approvare una revisione di legge che aumenta le tensioni con l’accordo di libera circolazione.  

Il Consiglio federale non ha più una strategia. La consigliera federale Sommaruga è sollevata nel vedere queste proposte – che ha sempre sperato venissero rifiutate – definitivamente scartate. È d’altronde esattamente in questo modo che negozia con l’UE.

È arrivato il momento di ricordare le regole più elementari del gioco democratico:

  1. quando popolo e cantoni approvano una modifica della Costituzione, il Consiglio federale e il Parlamento hanno l’obbligo di applicarla. Gli Stati nei quali le votazioni popolari sono ignorate non sono democrazie, bensì dittature;
  2. per poter adottare una legge federale, il Parlamento deve assolutamente disporre della competenza costituzionale adeguata. Approvare una legge e modificare in seguito la Costituzione federale è una violazione di tutte le tradizioni democratiche.

Ma sappiamo bene cosa succederà: dapprima si adotta un simulacro di soluzione per regolare l’immigrazione, in seguito si modifica la Costituzione federale per annullare completamente il mandato costituzionale iniziale approvato da popolo e cantoni.

 

3. Il PLR stende il tappeto rosso davanti ai sindacati

Esaminando più da vicino il progetto della maggioranza della commissione, si rimane colpiti dall’enorme perdita di tempo e di denaro provocata da questo meccanismo burocratico. È irritante vedere proprio il partito liberale-radicale preparare il terreno alle misure costrittive sindacali e perorare la causa di una massiccia regolamentazione del mercato del lavoro. Le proposte del PLR e dell’amministrazione impongono all’economia in generale, e alle arti e mestieri in particolare, un massiccio aumento dei costi e degli oneri burocratici.

In futuro, gli uffici regionali di collocamento (URC) invieranno dunque dei “dossier adeguati” di persone in disoccupazione. Il datore di lavoro dovrà poi convocare i “candidati adeguati” per un colloquio di lavoro. Il PLR non ha tuttora risposto alla domanda a sapere se le imprese saranno obbligate a effettuare questi colloqui e chi deciderà circa il numero di dossier e l’attitudine dei candidati. La formulazione delle norme legali è trascurata. Detto questo, le risposte a queste domande non sono veramente necessarie, perché queste procedure non hanno comunque alcuna conseguenza concreta: il datore di lavoro può ritornare il dossier e la faccenda è par lei liquidata.   

 

La disposizione concernente l’esenzione dall’obbligo di annunciare i posti vacanti è un bel esempio della formulazione sconsiderata di questa revisione: quando un posto di lavoro è occupato da un lavoratore residente annunciato all’URC, il posto vacante – che in realtà non è più vacante! – non deve più essere annunciato all’URC. Se il datore di lavoro indirizza la sua scelta su un lavoratore residente non annunciato all’URC, il posto vacante – che nel frattempo è stato occupato! – deve essere annunciato all’URC. Motivazione di questa differenza: il criterio dell’annuncio all’URC non pone alcun problema, mentre che il termine di “lavoratore residente “ può essere interpretato come una violazione dell’ALCP. Inutile commentare questa stupidaggine.

 

4. La "preferenza nazionale" secondo il PLR, comprende anche tutti gli stranieri – una farsa totale!

Il fatto è che l’obbligo di annunciare i posti vacanti non  permette di gestire l’immigrazione. Devono invece essere benvenute delle misure come quelle prese dall’amministrazione cantonale zurighese: un migliore sfruttamento del potenziale di manodopera residente è necessario. È perfino possibile che questo intervento argini l’immigrazione. Ma queste misure, che mirano principalmente a una maggiore efficacia delle procedure nelle amministrazioni cantonali, sarebbero potute essere prese da tempo e senza modifiche della Costituzione federale.

La preferenza nazionale – che la maggioranza del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati continua a rifiutare – non permette da sola di gestire l’immigrazione. Ma lo permette ancora meno se la Svizzera continua a sottomettersi umilmente alle istruzioni di Bruxelles nel formulare le sue proprie regolamentazioni. L’ALCP non permette di fare distinzione fra Svizzeri e stranieri. Ciò significa concretamente, che la preferenza nazionale comprende anche tutti gli stranieri residenti nell’UE. Cosicché, tutti i Lombardi possono annunciarsi in Ticino come persone in cerca d’impiego, e lo stesso dicasi per gli abitanti del Voralberg nel canton San Gallo. È loro sufficiente venire per breve tempo in Svizzera per essere considerati come residenti aventi diritto ai servizi degli URC.

Il semplice fatto di limitare questo diritto alle persone domiciliate in Svizzera è una violazione dell’ALCP, secondo l’interpretazione do PLR e PS. L’accordo di libera circolazione delle persone esiger che la preferenza nazionale s’applichi nello stesso modo agli Svizzeri e agli Europei. Per cui è evidente: la preferenza nazionale come intesa dai liberali-radicali e dai socialisti è una totale farsa, in esercizio di forma che provoca dei costi e una burocrazia enormi, ma che non serve assolutamente a niente.

Conclusione:  il progetto adottato dalla maggioranza della Commissione delle istituzioni politiche è una perdita di tempo e di denaro, burocratico e non ha assolutamente alcuna influenza sull’immigrazione. È estremamente irritante che dei parlamentari presunti di destra sostengano questa idiozia amministrativa. Questo progetto provoca dei costi supplementari e impone delle costrizioni che nocciono alla competitività della Svizzera.

 
È invece urgente gestire l’immigrazione per consolidare la certezza del diritto e della stabilità, garantire un’infrastruttura intatta e rafforzare il regime giuridico liberale. Se il Parlamento non riesce a limitare l’immigrazione, la vittoria finale andrà ai sindacati. L’UDC si batterà con determinazione contro tale possibilità.

Gregor Rutz
Gregor Rutz
Consigliere nazionale Zürich (ZH)
 
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