Le grandi associazioni economiche svizzere, “economiesuisse” in testa, hanno preso posizione contro l’iniziativa per l’autodeterminazione. Anche alcune piccole associazioni professionali e delle arti e mestieri hanno adottato in queste ultime settimane, con maggioranze più o meno forti, delle raccomandazioni negative in vista della votazione del 25 novembre. Come spiegare questi atteggiamenti critici?
La domanda fondamentale posta da questa iniziativa è peraltro unicamente a sapere chi ha il diritto di decidere dell’avvenire del nostro paese: tuteliamo la nostra democrazia diretta o abbandoniamo l’autodeterminazione del popolo e dei cantoni a vantaggio di regolamentazioni internazionali create da burocrati stranieri e controllate da giudici stranieri?
Decisioni popolari favorevoli alle arti e mestieri
Nel suo ruolo di costituente e legislatore, il popolo svizzero s’è sempre dimostrato ragionevole manifestando, solitamente, un atteggiamento nettamente favorevole all’economia in generale, e alle arti e mestieri in particolare. Le cittadine e i cittadini svizzeri hanno, per esempio, rifiutato le sei settimane di ferie obbligatorie e l’iniziativa 1:12. Hanno approvato degli orari d’apertura liberali per i commerci, respinto l’imposta sull’energia e l’energia verde, affossato degli esperimenti pericolosi come il reddito di base incondizionato o l’iniziativa moneta intera. In generale, hanno vegliato a che l’imposizione delle imprese rimanga moderata.
Stop alla pressione delle regolamentazioni internazionali
Non si può dire altrettanto delle organizzazioni internazionali che assillano la Svizzera in merito all’imposizione delle imprese, ci inondano di regolamentazioni ostili alle arti e mestieri (per es. nel settore delle derrate alimentari) e vegliano a che le nostre aziende subiscano la concorrenza di offerte tanto a buon mercato quanto sleali nei concorsi pubblici.
Fiducia nelle cittadine e nei cittadini
È veramente consigliabile, in queste condizioni, dar prova di una tale diffidenza nei confronti del popolo svizzero? Al contrario! La democrazia diretta è garanzia di stabilità, di certezza del diritto, come pure di condizioni-quadro favorevoli all’economia, alle arti e mestieri e ai cittadini.
Logicamente, le associazioni economiche, professionali e di categoria dovrebbero essere in prima linea a sostenere l’iniziativa a favore dell’autodeterminazione. Sarebbe un modo di manifestare la loro fiducia nelle decisioni delle cittadine e dei cittadini, e un segnale forte contro la ripresa di regolamentazioni internazionali esagerate.