La pandemia di COVID-19 e, ancora di più, le misure ordinate dal 13 marzo, hanno provocato una paralisi senza precedenti in tutto il paese, sprofondandolo in una crisi economica e sociale altrettanto senza precedenti. Un terzo dei salariati di questo paese (1,85 milioni) è in disoccupazione parziale e più di 150’000 persone sono in disoccupazione totale.
Una volta arrestata la propagazione del virus, bisognerà perciò arginare la crisi economica e difendere i posti di lavoro di questo paese.
Le frontiere proteggono efficacemente, l’Unione europea no
Con che mezzo? Lo stesso che il Consiglio federale ha identificato come determinante per preservare la nostra salute: il controllo e, se necessario, la chiusura delle nostre frontiere. Quando le cose vanno male, le frontiere proteggono.
Tutti i paesi firmatari dell’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALCP) l’hanno riconosciuto: senza alcuna preoccupazione per l’interesse comune, hanno agito in ordine sparso, guardando unicamente ai loro interessi nazionali. Da parte sua, l’Unione europea s’è dimostrata incapace della benché minima influenza decisionale nella gestione di questa crisi.
Il parlamento vota la riapertura delle frontiere
Ed ecco che, accettando la mozione 20.3130 «Graduale apertura delle frontiere e ripristino della libera circolazione delle persone», una maggioranza del Consiglio nazionale (senza l’UDC!) auspica il ripristino rapido della libera circolazione delle persone e una gestione coordinata della pandemia nello spazio Schengen. Ed ecco che il Consiglio federale fa altrettanto, annunciando per l’11 maggio diversi allentamenti delle restrizioni d’accesso in Svizzera, e questo senza alcun controllo sanitario all’entrata!
Eppure, questa libera circolazione delle persone che la lobby mondialista desidera ripristinare al più presto, dopo essere stata una libera circolazione del virus, non deve diventare quella dei disoccupati! Non abbiamo il diritto di esporre i lavoratori di questo paese, già duramente provati dalla crisi, al rischio di perdere il loro impiego a causa di una concorrenza internazionale esacerbata.
Le frontiere ci proteggono in maniera determinante dalla propagazione del virus. Proteggeranno altrettanto bene i nostri posti di lavoro!
Bisogna agire adesso per proteggere i lavoratori
La logica dell’azione di questa lobby, purtroppo seguita dal Consiglio federale, va così verso l’esatto contrario degli interessi dei lavoratori vittime della crisi: invece di proteggerli mantenendo dei controlli adeguati alle frontiere, se del caso sospendendo per una durata limitata l’ALCP, si vuole esporli al più presto ai rischi della libera circolazione delle persone, incarnazione europea della mondializzazione e di una divisione internazionale del lavoro, di cui questa crisi avrà segnato il fallimento.
Per l’UDC, solo partito a difendere veramente gli interessi dei lavoratori di questo paese, è nostro dovere – come lo permette esplicitamente l’ALCP (art. 14, cpv 2) in presenza di «difficoltà serie» (è un eufemismo) che colpiscono i lavoratori – proteggerli chiedendo immediatamente una riunione urgente del Comitato misto per decidere una sospensione dell’applicazione dell’ALCP per la durata necessaria ad arginare, mediante la chiusura delle nostre frontiere, la propagazione del COVID-19 e preservare i lavoratori del nostro paese dalle conseguenze economiche della crisi. È quanto chiede il gruppo UDC con la mozione 20.3199.