Discorso

Bisogna rafforzare la sicurezza negli spazi pubblici

Gli attentati all’integrità sessuale stanno aumentando considerevolmente. Una violenza che porta questo nome: non integrazione.

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Discorso di Virna Conti, Vice Presidente JUDC Svizzera, Presidente JUDC Ginevra e candidato al Consiglio Nazionale (GE)

A titolo d’esempio, in maggio 2019, un Tunisino abitante nel canton Berna è comparso davanti alla giustizia dopo aver ucciso sua moglie accoltellandola. I motivi erano fondamentalmente religiosi fondamentalisti. Secondo l’accusato, sua moglie non lo rispettava, non gli obbediva a sufficienza e aveva contatti con altri uomini. Nel 2018, a Ginevra, 5 giovani donne sono state selvaggiamente aggredite da tre giovani uomini tuttora sotto inchiesta per tentato omicidio e violenza aggravata.

Purtroppo, questi pochi esempi tragici non sono che la punta dell’iceberg e lungi da me la vogli di fare di ogni erba un fascio, tuttavia, questi casi che troppo spesso la gente chiama «casi isolati» stanno diventando la regola, oggi, e non fanno che ingrossare le statistiche e aumentare l’insicurezza in Svizzera.

È infatti statisticamente dimostrato da tempo che la maggior parte di questa violenza è importata dall’estero. Sia la statistica criminale della Confederazione, sia la statistica delle condanne penali indicano che gli atti di violenza non sono, in generale e in modo proporzionato, commessi da uomini svizzeri, bensì principalmente da uomini stranieri.

Secondo la statistica federale della criminalità, 626 stupri sono stati denunciati in totale nel 2018. Su 527 imputati, 317, ossia circa il 60%, erano stranieri. Guardando l’anno precedente, ossia il 2017, il 74% degli adulti condannati per stupro era straniero. Su 522 individui accusati di costrizione sessuale, 263, ossia il 51%, erano stranieri. Circa due terzi degli individui condannati nel 2017 per questo stesso delitto avevano un passato migratorio.

L’insieme di queste percentuali fa emergere in modo molto chiaro e inequivocabile che la maggior parte dei delitti è dovuta a stranieri e/o a migranti.

Contemporaneamente, per ciò che concerne i nuovi arrivati, i migranti sono responsabili di un numero sproporzionato di reati gravi d’ordine sessuale. Se prendiamo l’esempio della nostra vicina Germania, anche questo paese registra un aumento del 15% dei crimini sessuali commessi da migranti nel 2018. Questo aumento della criminalità sessuale ha d’altronde spinto certi paesi europei, come la Norvegia, il Belgio o la Germania a introdurre dei corsi d’educazione sessuale, ma anche di corsi di comportamento nei riguardi delle donne, al fine di sensibilizzare i migranti al «saper vivere».

Prova ineluttabile di uno choc culturale che tenta di essere superato con dei sistemi messi in atto a beneficio dei migranti. Questo choc culturale ci porta a considerare che le relazioni uomo-donna non sono identiche in funzione del nostro bagaglio culturale. Differenza che si fa sentire considerevolmente in seno all’Europa, in seno alla Svizzera. Una prima ragione per affermare che la maggior parte delle violenze sessuali sono importate.

Anche le violenze domestiche sono più frequenti fra i migranti

Anche le violenze domestiche sono principalmente attribuibili a stranieri. Il centro d’intervento bernese contro la violenza domestica rileva nei suoi rapporti annuali che nei due terzi dei casi, almeno una persona implicata è di nazionalità straniera. Le cifre dell’Ufficio federale di statistica confermano questa constatazione. Gli atti di violenza all’interno della famiglia sono principalmente commessi da stranieri. Nel 2016, gli uomini stranieri sono stati imputati 3,7 volte più spesso per violenza domestica degli uomini svizzeri. La situazione è simile per ciò che concerne la violenza contro delle ex-partner: gli stranieri sono tre volte più implicati in questo genere di reato degli Svizzeri.

Nella popolazione permanente, le donne straniere sono due volte più minacciate delle Svizzere, di essere vittime di un omicidio all’interno della coppia. Gli uomini stranieri sono due volte più rappresentati degli Svizzeri anche fra gli autori. Una ragione in più per affermare che le violenze domestiche sono importate.

È anche relativamente nuovo in Svizzera che le donne non si sentano più al sicuro negli spazi pubblici. Gli attacchi di natura sessuale commessi da orde di giovani uomini provenienti principalmente dall’Africa del nord e dal Vicino Oriente durante la notte di San Silvestro 2016 a Colonia, non sono un caso unico e stanno diventando quasi prassi costante.

Giovani uomini provenienti da strutture patriarcali danno la caccia alle «donne senza onore»

Anche in Svizzera, delle giovani donne subiscono, quando escono la sera, degli attacchi verbali volgari, quando non addirittura delle aggressioni sessuali e fisiche. Le giovani donne non si sentono più al sicuro negli spazi pubblici. Contrariamente a un tempo, quando lo spazio pubblico era sicuro in Svizzera, oggi vi regna un clima d’insicurezza chiaramente percettibile e difficile da sopportare. Dei giovani uomini usciti da una cultura patriarcale, si danno appuntamento e formano delle bande che danno la caccia alle donne di cui giudicano il comportamento in pubblico disonorevole, lasciandosi andare a palpeggiamenti sessuali o, addirittura, in casi estremi, a degli stupri di gruppo. Queste aggressioni in gruppo non si producono solo nei paesi vicini, ma anche in Svizzera, ossia nei centri commerciali, nei parchi, nelle piscine o nelle discoteche. En Suisse aussi, des jeunes femmes subissent, lorsqu’elles sortent le soir, des attaques verbales grossières et même des agressions sexuelles et physiques.

Riassumendo, si può constatare quanto segue: il numero di delitti violenti e di aggressioni sessuali è massicciamente aumentato e gli autori di questi atti ripugnanti sono principalmente e maggioritariamente degli stranieri. Bisogna rendersi conto che sono le cifre delle statistiche a dimostrarlo.

I migranti si rendono spesso colpevoli anche di violenza nei confronti dei loro figli. Realizzato dall’Alta scuola zurighese delle scienze applicate, uno studio sulla violenza nell’educazione giunge alla conclusione che gli atti di violenza grave sono più frequenti nelle famiglie di migranti che non nelle famiglie svizzere. Secondo gli autori di questa inchiesta, questa constatazione vale in particolare per le famiglie dello Sri Lanka, dei paesi africani, del Brasile e dello spazio arabo.es

La sinistra deve finalmente togliersi i paraocchi ideologici

Il comportamento della sinistra politica, che pretende di battersi in prima linea per i diritti della donna ma chiude gli occhi di fronte a questa realtà, è non soltanto assurdo, ma anche pericoloso. Invece di finalmente chiamare questo problema con il suo nome e di partecipare alla sua soluzione chiedendo l’espulsione dei criminali violenti e non integrati, gli ambienti di sinistra fanno di tutto per gettare sospetti sugli uomini in generale, trattando da razzisti tutti coloro che osano contraddirli. È ora di togliersi questi paraocchi ideologici. L’ideologia non trova più posto in questa constatazione, le cifre lo dimostrano. Rifiutare di ammettere che l’immigrazione è la principale causa di questo degrado dei costumi, significa eludere la parte essenziale del problema.

La constatazione è peraltro evidente: una forte proporzione di uomini immigrati, male integrati perché provenienti da strutture sociali patriarcali, non solo ha un altro rapporto con la violenza, ma anche una concezione dell’onore e del ruolo della donna che – è il minimo che si possa dire – è totalmente superato, dal punto di vista svizzero.

Lasciando le statistiche da parte per 30 secondi e dando spazio all’esperienza personale: 5 donne violentemente aggredite all’uscita di un locale notturno nel 2018. Certamente, si sa, un caso isolato, ma un sentimento condiviso da tutte le donne: insicurezza. Un’aggressività fisica, verbale o anche sotto forma di molestie. È pane quotidiano per la donna oggi. Il mio pane quotidiano: prendere il mio treno tutte le mattine all’ultimo secondo per evitare di dover attendere sul marciapiede e, soprattutto, per evitare lo sguardo supponente e perverso dello stesso uomo per mesi.

Arrivata all’università, che è pur sempre un luogo sorvegliato da agenti di sicurezza, mi è impossibile, con le mie amiche, evitare un uomo sulla quarantina, che non smette di aggirarsi attorno a noi, attorno ad altre studentesse, senza una parola.

Il lassismo dello Stato, che tollera senza reagire un gran numero di questi misfatti, è intollerabile secondo l’UDC. Non è permesso negare, relativizzare, addirittura minimizzare delle aggressioni sessuali. Gli uomini svizzeri non si riuniscono in bande per perseguitare delle donne, mentre ciò è prassi corrente nel Vicino Oriente. In questi paesi, questi atti sono talmente comuni che hanno una loro specifica definizione.

È perciò irresponsabile ora negare l’obiettività di questa constatazione. Bisogna ristabilire il senso di sicurezza che esisteva un tempo negli spazi pubblici del nostro paese.

 
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