Fra 18 mesi, dunque fra un anno e mezzo, avranno luogo le prossime elezioni federali ed è qui nel canton Grigioni che, in occasione della nostra assemblea dei delegati, lanciamo la nostra strategia elettorale 2019. Dopo aver ricevuto delle informazioni su dei temi chiave concernenti il mantenimento della prosperità in Svizzera e averne discusso, eleggerete, cari delegati, la squadra che condurrà il nostro partito in campagna elettorale. Voi eleggerete infatti tutti i membri degli organi di UDC Svizzera. È di buon auspicio che questi preparativi comincino proprio nei Grigioni.
Mi ricordo infatti con piacere della nostra ultima assemblea dei delegati nel canton Grigioni, che ebbe luogo poco prima delle elezioni federali del 2015. Era a St. Luzisteig. Il successo elettorale magnifico e mai visto, ossia il 29% dei voti espressi, ottenuto nell’ottobre 2015 obbliga il nostro partito a impegnarsi a fondo durante i prossimi mesi con tutti i suoi organi, membri e simpatizzanti, per almeno confermare e possibilmente superare questo risultato in ottobre 2019.
Non lo facciamo per il nostro partito, ma per il nostro paese. Le elezioni non sono un obiettivo fine a se stesso, ma devono servire a salvaguardare la prosperità di tutti gli abitanti del nostro paese.
Il nostro mandato è chiaro. Noi veglieremo a che sia salvaguardato il diritto di voto delle cittadine e dei cittadini, un diritto che ha regolarmente permesso in passato di rimettere sulla buona strada i deputati della Berna federale. Noi non accetteremo alcun compromesso in questo campo.
Il diritto di voto di ognuno di noi non è negoziabile. La democrazia diretta esiste solo in Svizzera. È un valore unico al mondo che preserva la nostra libertà. E dovremo apportare i correttivi necessari laddove il nostro diritto di voto è già stato ridotto. Il diritto svizzero deve di nuovo primeggiare sul diritto internazionale. La votazione sulla nostra iniziativa per l’autodeterminazione avrà probabilmente luogo ancora quest’anno.
Ogni Stato sovrano deve avere i mezzi per controllare l’immigrazione nel suo territorio. Delle frontiere aperte a 500 milioni di lavoratori provenienti da tutta Europa conducono presto o tardi al caos, in un paese piccolo come la Svizzera. Con la nostra iniziativa per la limitazione faremo sì che la Svizzera possa di nuovo gestire l’immigrazione. Un grande grazie per le vostre firme. La raccolta procede bene.
I versamenti di miliardi di franchi all’estero devono essere sottoposti al consenso del popolo. Abbiamo depositato una mozione in questo senso, concernente il miliardo destinato alla coesione dell’UE.
Noi non ci lasceremo disarmare. La Svizzera non riprenderà le direttive UE sulle armi. Non è tollerabile che tutte le persone in possesso di un’arma d’ordinanza al loro domicilio siano improvvisamente considerate come dei detentori illegali di armi. Se non si può custodire la propria arma che con un’autorizzazione speciale, il passo verso il disarmo completo è presto fatto. I tiratori sportivi sono pronti a lanciare un referendum, che l’UDC sosterrà.
Inoltre, noi ci opporremo categoricamente a qualsiasi accordo-quadro con l’UE che limiti la nostra sovranità, qualunque sia la forma di detto trattato.
Cari delegati, 25 anni fa ci trovavamo in una situazione simile. La classe politica voleva privare la Svizzera della sua sovranità integrandola nello SEE. Ma, contrariamente al Consiglio federale attuale, il governo dell’epoca era ancora abbastanza onesto da dire francamente che lo SEE era «la tappa che precedeva l’adesione all’UE» o, per riprendere le parole del nostro ex-consigliere federale Adolf Ogi, il «campo d’allenamento verso l’UE».
La situazione di oggi è molto più pericolosa. Nessun partito, nessuna associazione economica, nessun sindacato si pronunciano apertamente a favore dell’adesione all’UE. Questi ambienti si limitano a parlare di un accordo-quadro, di un accordo istituzionale, di un accordo di consolidamento, di un accordo d’amicizia, di un accordo bilaterale III, di un accordo d’accesso al mercato o di un accordo che rinnova la via bilaterale. Dei bei nomi, ma che nascondono tutti la stessa realtà: un passo in più verso l’integrazione nell’UE. Il Consiglio federale sa molto bene che un tale accordo farà fatica a superare l’ostacolo del popolo. E cerca allora di minimizzarne sistematicamente le conseguenze.
Il Consiglio federale pretende, per esempio, che questo accordo-quadro vale solo per cinque accordi bilaterali: libera circolazione delle persone, trasporti terrestri, trasporti aerei, ostacoli tecnici al commercio e agricoltura. L’UE ha però un’altra visione delle cose e considera anche l’accordo di libero scambio del 1972 come rilevante per il mercato interno.
Ma anche se l’accordo-quadro valesse effettivamente solo per questi cinque accordi, sarebbe lo stesso inaccettabile. Per ciò che concerne i trasporti terrestri, per esempio, significa che l’UE potrebbe decidere quando e con quali veicoli i trasportatori UE possono attraversare la Svizzera. Per l’accordo di libera circolazione delle persone, ciò significa che l’UE potrebbe decidere unilateralmente a quali condizioni un cittadino UE può entrare in Svizzera, restarvi e percepire le prestazioni delle assicurazioni sociali svizzere, ossia l’AVS, l’AI o le prestazioni complementari. L’accordo-quadro potrebbe addirittura comportare l’introduzione della cittadinanza europea.
Il Consiglio federale cerca di farci credere che i giudici stranieri della Corte di giustizia dell’UE non avrebbero potere in Svizzera.. Secondo il consigliere federale Ignazio Cassis, un tribunale arbitrale deciderà se il diritto contestato sia diritto svizzero, diritto UE o diritto speciale. Il diritto svizzero sarà giudicato dal Tribunale federale, il diritto UE dalla Corte di giustizia dell’UE e il diritto speciale da un tribunale arbitrale. Ma il professore di diritto europeo Oesch ha rilevato, senza ambiguità, durante la trasmissione «Arena» del 19 marzo 2018, che, secondo l’UE, quasi tutti gli accordi stipulati fra a Svizzera e l’UE cadono nella categoria del diritto UE, per cui la Corte di giustizia dell’UE sarebbe competente per quasi tutti i litigi.
Come vedete, si cerca costantemente di ingannarci. Peraltro, il Consiglio federale, che ha giurato sulla Costituzione, dovrebbe far comprendere senza remore a Bruxelles, che mai la Svizzera accetterà una limitazione della sua sovranità e che mai cederà il diritto di voto delle sue cittadine e dei suoi cittadini all’UE. Come Guglielmo Tell rifiutò di salutare il cappello di Gessler sopportando le conseguenze del suo atto, una certa consigliera federale potrebbe perlomeno evitare i continui bacetti a Juncker.
Ebbene, tocca a noi vegliare a che la Svizzera rimanga la Svizzera.