Un milione di persone è affluito in Svizzera durante gli ultimi 13 anni. 8’544’000 persone vivono oggi nella nostra belle e piccola svizzera. Nel 1960, il nostro paese contava 5,4 milioni d’abitanti. Oggi, il 25,1% della popolazione è straniero, ossia 2,2 milioni in cifre assolute. E senza contare i naturalizzati o i “sans-papiers”. La domanda fondamentale da porsi è quindi molto semplice: per quanto tempo ancora continuerà questo eccesso?
Quando l’autorità politica limiterà questa immigrazione mostruosa e quando, finalmente, s’assumerà le sue responsabilità di fronte al paese? Purtroppo, è vano aspettarsi qualcosa dai partiti a sinistra dell’UDC. E, altrettanto purtroppo, non c’è alcun appoggio nemmeno da parte delle grandi associazioni economiche. Potremo quindi raggiungere il nostro obiettivo unicamente con l’aiuto del popolo svizzero, dunque con Voi, Signore e Signori.
La maggior parte dei grandi gruppi sono in mano straniera
L’associazione economiesuisse e i suoi manager mercenari importati hanno manifestato una viva resistenza contro il nostro progetto. Essi hanno accumulato milioni per costituire un grande fondo di guerra che permetterà loro di pagare la propaganda contro la nostra iniziativa. Dopotutto, non c’è nulla di sorprendente in questo perché, Signore e Signori, la maggior parte dei grandi gruppi industriali insediati in Svizzera sono oggi in mano straniera. Oltre la metà dei dirigenti delle grandi imprese non è più costituita da Svizzeri, non conosce nulla della storia del nostro paese, niente delle nostre tradizioni e dei nostri valori. Con un po’ di fortuna, conoscono forse le nostre frontiere, che il Ticino non è italiano e che Ginevra non si trova in Francia. Questa gente non sa che noi Svizzeri amiamo decidere noi stessi del futuro del nostro paese, stabilire noi stressi chi può entrarvi e chi no. Questa gente non conosce il nostro irresistibile bisogno di libertà e d’indipendenza. E proprio a loro le cittadine e i cittadini svizzeri dovrebbero dare fiducia? Alle persone di economiesuisse, al club di fans di Bruxelles chiamato “Operazione Libero”? Ma il popolo svizzero non si lascerà comperare, ne sono convinto.
Fuori gli anziani, dentro i giovani stranieri a buon mercato – e che il denaro scorra!
Signore e Signori, nessun altro paese avrebbe l’idea di affidare la sua sorte a dei grandi gruppi industriali dominati da dirigenti stranieri. In Francia, per esempio, l’88% dei principali gruppi economici è in mano francese, negli Stati uniti il 90% dei grandi dirigenti economici è americano. Noi Svizzeri siamo i soli ad affidare le nostre imprese a stranieri che spingono in seguito il loro ardire fino a prescriverci come dobbiamo votare.
Questi manager hanno infatti degli interessi molto personali. Il loro obiettivo principale e di guadagnare dei polposi bonus alla fine dell’anno. Per raggiungerlo, devono fornire delle buone cifre. E per presentare dei buoni risultati, hanno generalmente un solo modo: assumere dei giovani stranieri a buon mercato per sostituire i più anziani che sono così spinti su un binario morto. Senza alcuna vergogna, il Consiglio federale osa addirittura sostenere questo spregevole atteggiamento, creando una cosiddetta prestazione transitoria per disoccupati anziani. Invece di assumersi le proprie responsabilità e di sostenere le vecchie generazioni che hanno lavorato duramente per assicurare la prosperità del nostro paese, contribuisce alla loro estromissione dal posto di lavoro. I grandi gruppi industriali ringraziano. Fuori gli anziani, dentro i giovani stranieri a buon mercato – e che il denaro scorra!
Il Consiglio federale non ha potuto chiudere gli occhi di fronte al problema dei disoccupati anziani. Ma che fa? Sperpera centinaia di milioni di franchi dei contribuenti in una campagna di voto che sarà senza dubbio la più cara di tutti i tempi. Questo denaro serve infatti unicamente a combattere l’iniziativa per la limitazione. Un vero scandalo! Invece di affrontare il male alla radice, dunque di ridurre un’immigrazione spropositata, la signora Karin Keller-Suter vuole mettere in pensione dei lavoratori in età di soli 58 anni. È così che il Consiglio federale tenta di comperare i salariati anziani per incitarli a respingere la nostra iniziativa. Ma, Signore e Signori, lo sappiamo tutti: le Svizzere e gli Svizzeri vogliono lavorare e rifiutano di essere messi nel dimenticatoio mentre sono nel pieno delle loro forze.
Chi pagherà? Voi avrete il piacere di pagare!
Da qualche anno si parla spesso in parlamento e anche nell’economia dell’iniziativa per la manodopera qualificata. Non si cessa di ripeterci quanto sia importante sfruttare meglio il potenziale nazionale. Ma cosa fa il Consiglio federale? Distrugge volontariamente il potenziale nazionale di competenza professionale, mettendo fuori dal circuito del lavoro dei lavoratori di 58 anni e oltre. Il Consiglio federale incoraggia lui stesso la penuria di manodopera qualificata inviando al pensionamento anticipato delle decine di migliaia di lavoratori.
E chi pagherà questo? Vi siete già posti la domanda? Secondo il Consiglio federale, questo progetto – tanto oneroso quanto nocivo – costerà 240 milioni di franchi l’anno. A pagare saranno tutti coloro che ogni mattina si recano al lavoro su strade generalmente intasate da una circolazione enorme. Perché un milione di persone supplementari in 13 anni, hanno anche immesso 540’000 vetture supplementari nel traffico stradale. Siete dunque obbligati ad alzarvi più presto per evitare gli ingorghi. E la sera, rientrate più tardi perché siete incappati in una colonna. O perché il treno, pure lui sovraccarico, è in ritardo o addirittura è stato soppresso, cosa che succede sempre più sovente da qualche tempo. Ci sono voluti 13 anni per rendersene finalmente conto.
Signore e Signori, non è così che concepisco la mia Svizzera.
Io voglio una Svizzera che non sostituisca i suoi lavoratori anziani con una manodopera importata a buon mercato.
Non voglio una Svizzera nella quale perdo un tempo enorme in ingorghi stradali.
Voglio una Svizzera che sia una vera patria per i miei figli, una Svizzera dove si parli una lingua nazionale nelle scuole.
Voglio una patria le cui tradizioni restino vive, per esempio nella quale si cantino dei canti natalizi cristiani nelle scuole.
Un paese che non è sistematicamente cementificato.
Un paese in cui le famiglie possano vivere in case individuali, invece di essere relegate in silos impersonali.
E, soprattutto, voglio una Svizzera nella quale possiamo muoverci in libertà e in sicurezza.
Se anche voi volete questo, allora sostenete l’iniziativa per la limitazione. Diciamo SÌ alla nostra Svizzera!