Discorso

La legge sul CO2 mette in pericolo i posti di lavoro in Svizzera

L’accettazione della nuova legge sul CO2 graverebbe enormemente su gran parte dell’economia svizzera e danneggerebbe il nostro Paese come sede aziendale privilegiata. I settori dell’economia che sostengono la legge lo fanno per interesse personale, perché ne beneficeranno direttamente.

Diana Gutjahr
Diana Gutjahr
Consigliera nazionale Amriswil (TG)
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Non abbiamo bisogno di ulteriori leggi e imposizioni da parte dello Stato e della politica. Atteniamoci ai principi liberali e smettiamola di gonfiare l’Amministrazione pubblica. La sola gestione del nuovo fondo per il clima costerà 24 milioni di franchi e richiederà 19,5 nuove unità professionali a livello federale. Le famiglie saranno inutilmente gravate con ulteriori costi per 1’000 franchi all’anno, e l’economia dovrà fare i conti con oneri di produzione significativamente più alti, che porteranno alla delocalizzazione delle aziende ad alta intensità energetica verso paesi con salari più bassi. Tutto ciò a spese del clima.

L’attuale legge sul CO2 non è un “buon compromesso svizzero”, come viene ripetutamente affermato, ma una legge oltremodo sproporzionata che i partiti di centro hanno approvato sotto una massiccia pressione mediatica. Questa legge non giova assolutamente al clima.

Il fatto che vengano introdotti ulteriori oneri finanziari nel bel mezzo della crisi pandemica è del tutto incomprensibile. Gran parte delle imprese nei più svariati settori come la ristorazione, l’alberghiero, l’industria del turismo e degli eventi, ma anche molti dipendenti e lavoratori autonomi sono minacciati nella loro esistenza, stanno lottando contro il rischio di fallimento o sono inesorabilmente finiti al beneficio delle indennità per lavoro ridotto o in disoccupazione. Se la legge sul CO2 venisse adottata, dovranno tutti pagare centinaia di franchi in più per il carburante, l’olio da riscaldamento e i biglietti aerei e molti di loro non se lo possono permettere!

Il fatto che la legge sul CO2 sia massicciamente più costosa di come viene venduta dalla Consigliera federale Sommaruga è dimostrato dall’esempio di HotellerieSuisse, che è a favore della legge sul CO2, ma solo per ottenere in cambio fondi per le ristrutturazioni.

L’UDC è a favore della parità di condizioni e contro le misure anti-tecnologiche.

La nuova legge crea quindi soprattutto nuovi beneficiari di sussidi e profittatori statali per 2,5 miliardi di franchi all’anno e non ha alcun effetto sul clima. I settori dell’economia che sostengono la legge sul CO2 beneficeranno direttamente, dal punto di vista finanziario, del previsto fondo per il clima e sono intenzionati a buttare fuori dal mercato la concorrenza sfruttando regolamentazioni e leggi. Noi, invece, ci impegniamo per la parità di condizioni, contro le misure antitecnologiche e per un mercato il più libero possibile. Sostenere una legge così dannosa per la maggioranza dei cittadini e delle imprese in Svizzera per mere ragioni di profitto e di interessi personali è totalmente irresponsabile.

A titolo di esempio, nella nostra azienda le nuove tasse sul CO2 e l’aumento del prezzo del carburante comporterebbero costi annuali supplementari per circa 25.000 franchi, mentre con la ridistribuzione della tassa sul CO2 incasseremmo circa 5.000 franchi. È ovvio che questi costi aggiuntivi indeboliranno la posizione della Svizzera come sede produttiva e industriale, con conseguente delocalizzazione di molti posti di lavoro all’estero. I costi di trasporto e di produzione più elevati che ne deriveranno, così come i costi per investimenti non necessari, porteranno a un aumento generalizzato dei prezzi al consumo.

Le aziende e le famiglie non hanno bisogno di ulteriori oneri e regolamenti. Stanno già agendo in modo energeticamente efficiente e proattivo sotto la propria responsabilità. Come azienda familiare, investiamo ogni anno un importo a sei cifre di franchi svizzeri in nuove attrezzature e veicoli che sono il top della gamma in termini di tecnologia ed efficienza energetica. Tuttavia, da un punto di vista ecologico, spesso non ha senso sostituire veicoli, sistemi di riscaldamento o di produzione che non hanno ancora raggiunto la fine del loro ciclo di vita.

La legge sul CO2 comporta più emissioni, più rifiuti e più traffico.

Ricordiamo che in Svizzera l’edilizia costa circa 65 miliardi di franchi svizzeri all’anno e che 1/3 delle emissioni di CO2 sono causate dagli edifici. Per raggiungere l’obiettivo “zero emissioni di CO2”, dovremmo raddoppiare le demolizioni, le costruzioni ex novo o le ristrutturazioni in futuro. I flussi di materiali legati ai cantieri aumenteranno quindi in modo massiccio. Questo porterà a carenze di materie prime, più emissioni, più rifiuti, più necessità di discariche, più rumore e più transiti da parte dei mezzi pesanti. Tutto ciò non è mai stato tematizzato o approfondito. L’economia circolare e il riciclaggio dei materiali non stanno chiaramente giocando un ruolo in questo momento.

Inoltre, si continua a sostenere che la sola tecnologia non è sufficiente a ridurre le emissioni. I fatti però dimostrano il contrario, la Svizzera ha ridotto le emissioni pro capite del 24% negli ultimi 10 anni. Come? Con gli investimenti da parte delle piccole e medie imprese e dell’economia in nuove tecnologie come i veicoli alimentati a idrogeno, i nuovi sistemi di riscaldamento, ristrutturazioni di edifici o metodi di produzione più efficienti. Tutto ciò senza imposizioni o sovvenzioni statali.

Se il 13 giugno diremo NO a una rieducazione statale della società e alla creazione di una nuova generazione di beneficiari di sussidi, allora diremo SI a un’economia di mercato liberale di successo, orientata alla tecnologia e all’efficienza. Un’economia che da tempo è già sulla giusta strada.

Diana Gutjahr
Diana Gutjahr
Consigliera nazionale Amriswil (TG)
 
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