Discorso

La via della Svizzera libera in seno all’Europa

Con l’iniziativa popolare contro un’immigrazione incontrollata – di fatto si tratta di un’iniziativa per la libertà – dobbiamo finalmente sopprimere la funesta libera circolazione delle persone, le cittadine e i cittadini di questo paese lo chiedono da molto tempo.

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  1. Qualche verità evidente

Ricordiamoci:

La Svizzera è

  • uno Stato europeo
  • sovrana
  • autodeterminata
  • neutrale in permanenza
  • liberale
  • federalista
  • retta da una democrazia diretta
  • uno dei paesi più ricchi del mondo, nonostante la sua povertà di risorse naturali
  • ricercata dai migranti del mondo intero
  • geograficamente nel cuore dell’Europa
  • l’Europa conta da 40 a 48 Stati, fra cui la Svizzera
  • l’UE non conta che 28 Stati (ben presto solo 27). La Svizzera non ne fa parte; non lo vuole, non lo deve , non lo può e non ne farà mai parte.

Perché la Svizzera non fa parte dell’UE? Perché la Svizzera avrebbe tutto da perdere aderendo all’UE. Ecco perché il sovrano svizzero ha detto NO allo Spazio economico europeo (SEE) e, di conseguenza, NO all’Unione europea (UE)!

Le cittadine e i cittadini svizzeri hanno realizzato che l’UE poggia su una costruzione totalmente differente da quella della Svizzera, che è addirittura l’opposto della Svizzera, perché è

  • antidemocratica
  • centralista
  • retta da funzionari e politici di opinioni centraliste;
  • solo una minoranza dei suoi dirigenti è stata eletta democraticamente.

La Svizzera s’è sviluppata organicamente nel corso della sua storia, mentre che l’UE è una costruzione intellettuale o, più esattamente, un errore di costruzione intellettuale!

Povera di risorse naturali, la piccola Svizzera ha un successo economico perché è

  • aperta al mondo
  • neutrale
  • impegnata in un regime di mercato liberale
  • dotata di libertà e di diritti umanitari protetti dalla Costituzione
  • dotata di strutture federaliste.

Il successo della Svizzera poggia su dei pilastri che hanno dato buona prova di solidità e di efficacia.

Questo successo non deve essere sacrificato a profitto di politici pusillanimi ed egoisti, a dei funzionari che tradiscono il loro Stato, a dei manager che non vedono oltre il proprio naso e il loro conto in banca.

 

  1. Degli affossatori sono all’opera

Ma Signore e Signori, "state in guardia al Morgarten!

Gli affossatori dei nostri pilastri sono già all’opera. La classe politica non ha mai riconosciuto la decisione popolare “NO allo SEE/UE”. Ma poiché questi affossatori sanno bene che il popolo svizzero è più che mai opposto all’UE, non osano più sottoporgli un progetto d’adesione diretto. Da vent’anni, minano dunque alla base, di soppiatto ma senza tregua, i pilastri che hanno fatto il successo del nostro paese. 

Per costoro la Svizzera è sempre stata troppo piccola. Ciò che cercano è il riconoscimento e la fama internazionali.

Riservatezza, senso della misura, umiltà di fronte ai progetti realizzati, difesa intelligente dei propri interessi, tutte virtù tipicamente svizzera  che costoro disprezzano profondamente. Con i loro complici di Bruxelles, cercano d’incatenare la Svizzera all’UE e di sottomettere la Costituzione federale al diritto internazionale.

L’UE esige che la Svizzera riprenda delle leggi UE senza che il legislatore supremo svizzero – il popolo, i cantoni e il Parlamento – abbia una parola da dire. Il diritto UE deve spezzare il diritto svizzero! E gli Svizzeri devono accettare dei giudici stranieri, che si tratti della Corte di giustizia dell’UE, della Corte di giustizia dell’AELS o di un altro club internazionale. Ma ascoltate bene: invece di rifiutare cortesemente ma fermamente questa richiesta, il nostro governo e tutti i partiti – tranne l’UDC – hanno risposto: “Sì, cara UE, ci sottomettiamo completamente alla tua volontà. Vogliamo un accordo-quadro sull’integrazione istituzionale” – che oggi si chiama “accordo di consolidamento” per dissimularne gli effetti. No, Signore e Signori, questa non è certamente la via della Svizzera. Noi ci rifiutiamo d’imboccare questa strada senza uscita!

Fate attenzione, Signore e Signori, non lasciatevi ingannare dalle dolci tentazioni e dalle lusinghe. Come per altri trattati internazionali, si cercherà d’indorarvi la pillola.

Ricordiamoci: che cosa non ci è stato promesso prima della votazione sulla libera circolazione delle persone, che ha provocato un’immigrazione incontrollata e del tutto nociva? Citando delle perizie, il Consiglio federale ci aveva annunciato che l’immigrazione netta in Svizzera non avrebbe superato le 8’000-10’000 unità l’anno [1]. Nelle sue spiegazioni di voto sugli accordi bilaterali I, il governo aveva qualificato come "non motivati" i timori di una maggiore immigrazione[2]. Oggi bisogna constatare che il Consiglio federale s’è sbagliato di 8 o 10 volte. Ogni anno, la Svizzera subisce un aumento della sua popolazione nell’ordine equivalente alla città di San Gallo. Durante gli scorsi dieci anni, quasi 800’000 persone, ossia il numero di abitanti del canton Vaud, si sono insediate in Svizzera. Naturalmente, Signore e Signori, l’errore è umano. Nel caso specifico si è piuttosto tentati di dire che l’errore è professorale.

Bisogna dire che il professore che ha fatto questi pronostici sbagliati s’è recentemente scusato pubblicamente. Lo cito: "Si è trattato evidentemente di un pronostico sbagliato. Lo ammetto, e ciò m’innervosisce enormemente."[3]

Ma non fu il solo falso profeta con il titolo di professore. Il consigliere federale Joseph Deiss dichiarò quanto segue, prima della votazione: "Si parla sempre di questa pressione che si presume esistere. Si ha sempre l’impressione che si siano formate delle code d’attesa presso le frontiere, che non aspettano altro che il segnale “pronti, attenti, via”. Non esiste nell’UE una pressione tale da provocare un’inondazione della Svizzera. "[4]

Anche il consigliere federale Moritz Leuenberger ha fatto una bella promessa alla televisione svizzera: "Parlando dell’immigrazione, non dobbiamo dimenticare che stipuliamo questo contratto con l’UE – quindi con la Germania, la Francia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo. Non esiste i questi paesi una pressione migratoria verso la Svizzera."[5]

E la consigliera federale Micheline Calmy-Rey ha promesso nel 2005 al popolo svizzero: "Noi votiamo sull’allargamento a Est, dunque su 10 nuovi Stati membri dell’UE. Non ci sarà un esodo da questi paesi. Si tratta di fantasie …"[6]

La consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf spiegava ancora nel 2009:

"Abbiamo 15 anni d’esperienza, non con la totale libera circolazione delle persone, ma pur sempre con la libera circolazione delle persone con 15 Stati. E che vediamo? Si tratta di un’immigrazione perfettamente controllata; non ci sarà pressione sui salari e sulle istituzioni sociali (…)."[7]

L’attuale consigliera federale Doris Leuthard diceva ancora nel 2009:

"Coloro che hanno versato i loro contributi durante un anno possono percepire delle indennità di disoccupazione in caso di perdita del loro impiego. Questo principio vale anche per i cittadini UE."[8] Lo scopo di questa dichiarazione era di far credere che il disoccupato in questione avesse lavorato un anno in Svizzera. Ma ciò che la signora Leuthard non ha detto, è che questa persona avrebbe potuto aver lavorato un anno in qualsiasi Stato dell’UE.

Altra dichiarazione della signora Leuthard: "Non c’è estromissione della manodopera indigena."[9]

Il popolo svizzero ha smascherato questi parolai. Ha corretto una decisione precedente e ha approvato – con la maggioranza dei cantoni – l’iniziativa contro l’immigrazione di massa.

Dopo questa votazione, il testo dell’iniziativa è entrato nella Costituzione federale. Ma i nostri politici non hanno avuto la signorilità di ammettere i loro errori del passato; hanno preferito violare la Costituzione.

 

  1. Qual è la via della Svizzera libera in Europa?

Questa via è molto semplice. Continuiamo su una via che ha dato buona prova di sé, dunque intratteniamo relazioni amichevoli con tutti i paesi del mondo. I limiti di queste relazioni amichevoli sono fissati dall’indipendenza e dalla neutralità della Svizzera, come pure dai diritti di popolo e cantoni. Noi ci impegniamo per il diritto all’autodeterminazione dei popoli – ma anche per l’autodeterminazione della Svizzera.

In Svizzera decidiamo noi, all’esterno della Svizzera decidono altri. Ecco la via che ha fatto il successo della Svizzera per più di 700 anni. Il giuramento "Noi non accettiamo giudici stranieri" non si tocca. Per “giudici stranieri” s’intendevano allora tutti i poteri dello Stato. Perciò:

  • NO all’adesione all’UE!
  • NO a dei trattati che limitano la libertà d’azione della Svizzera.
  • NO all’incatenamento della Svizzera all’UE mediante un accordo-quadro che costringe la Svizzera ad accettare automaticamente delle leggi straniere.

Con l’iniziativa popolare contro un’immigrazione incontrollata – di fatto si tratta di un’iniziativa per la libertà – dobbiamo finalmente sopprimere la funesta libera circolazione delle persone, le cittadine e i cittadini lo chiedono da molto tempo.

Significherà anche porre fine ai comportamenti dei politici che violano la Costituzione federale.

Anche la questione dell’immigrazione tocca l’essenziale, il decisivo, il supremo: l’indipendenza della Svizzera e il suo avvenire in sicurezza e in libertà.

 

[1] Prof. Dr. Thomas Straubhaar, professore di relazioni commerciali internazionali presso l’università di Amburgo: "Integration und Arbeitsmarkt: Auswirkungen einer Annäherung der Schweiz an die Europäische Union", in: documentazione per la stampa inerente allo studio presentato nell’ambito del rapporto del Consiglio federale sull’integrazione del 999, p. 4.

[2] Votazione popolare del 21 maggio 2000. Spiegazioni del Consiglio federale, accordi bilaterali con l’UE, p. 11.

[3] 15 anni di libera circolazione delle persone, pronostici errati sull’immigrazione, nella: "NZZ" no 125, 1° giugno 2017, p. 14.

[4] Televisione svizzera, 5 maggio 2000.

[5] Televisione svizzera, 21 maggio 2000.

[6] Televisione svizzera, 9 settembre 2005.

[7] Televisione svizzera, 16 gennaio 2009.

[8] "Tages-Anzeiger", 3 dicembre 2009, p. 3

[9] "Basler Zeitung", 17 gennaio 2009, p. 2

 

 
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