Discorso

L’errore strutturale socialista dell’UE e i suoi seguaci svizzeri

Nella situazione in cui si trova attualmente, l’UE ha di che preoccuparsi: diversi suoi Stati membri sono in crisi da anni e l’UE globalmente traballa di crisi in crisi. Ma invece di correggere dei difetti evidenti, si tenta di dissimularli moltiplicando le misure centralizzatrici, che privano i cittadini della loro libertà, e le regolamentazioni che danneggiano le imprese. Quanto agli enormi deficit, li si coprono a suon di miliardi provenienti dalla stampa di banconote. Ma queste azioni non riescono a nascondere ciò che l’UE è in realtà: un errore strutturale ideologico che, presto o tardi, è destinato a fallire.

Adrian Amstutz
Adrian Amstutz
Consigliere nazionale Sigriswil (BE)
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I costruttori dell’UE, bisogna cercarli nelle élite politiche europee, soprattutto quelle di sinistra, nelle amministrazioni, nei media, nella cultura e in altri settori della società. Queste cerchie si allontanano vieppiù dall’idea originale di creare uno spazio economico comune che apporti pace e prosperità all’Europa. Ignorando bellamente le realtà politiche, sociali ed economiche dell’Europa, essi non rinunciano ad alcun mezzo per tentare d’imporre il loro sogno ugualitario di una società totalmente solidale ma che, in realtà, priva i cittadini della loro libertà. Le vittime di questa politica disastrosa sono le cittadine e i cittadini europei che non hanno alcun mezzo per opporsi a queste follie centralizzatrici. Perché, occorre ricordarlo, l’UE è una costruzione imposta dall’alto e senza una reale legittimità democratica. Essa è, da questo punto di vista, l’esatto contrario della Svizzera con la sua tradizione di democrazia diretta. In Svizzera comanda il popolo, ed è fuori questione che il nostro paese aderisca all’UE o vi si integri. I nostri antenati non hanno liberato il loro paese dal giogo degli Asburgo affinché noi potessimo oggi sottometterlo senza colpo ferire all’UE!

Non bisogna essere dei grandi indovini per prevedere che un’integrazione più stretta della Svizzera a questa UE sarebbe dannosa per il nostro paese. Ciò non impedisce tuttavia al Consiglio federale e a tutti gli altri partiti di volere esattamente questo, sostenendo l’intollerabile accordo-quadro istituzionale con l’UE. Recentemente, il Consiglio federale ha affermato che non avrebbe firmato questo accordo-quadro prima che siano chiariti tre punti. Concretamente, si tratta della protezione dei salari, degli aiuti pubblici e della direttiva sulla cittadinanza europea. Per tentare di calmare il popolo, non si smette di ripeterci che il campo d’applicazione dell’accordo-quadro si limita ai cinque accordi bilaterali attuali. La verità è che questo accordo sarà esteso massicciamente e senza alcun controllo a tutti gli accordi futuri. Il suo preambolo e la dichiarazione d’intenti che vi figura sono perfettamente chiari a questo proposito.

Ma i punti principali che, se non sono risolti tolgono qualsiasi valore alle promesse di una burocrazia UE sempre più autoritaria, sono la ripresa automatica del diritto UE e il riconoscimento della Corte di giustizia dell’UE. Se la Svizzera firma questo accordo, essa dovrà riprendere automaticamente il diritto UE. In caso di litigio, i giudici europei, dunque quelli della parte avversa, decideranno e la Svizzera è minacciata di sanzioni (misure di rappresaglia). Ma il Consiglio federale rifiuta di affrontare questo problema fondamentale che illustra peraltro una contraddizione totale con i principi della politica nazionale ed europea della Svizzera. È come se si volessero riparare i muri di una casa costruita sulle sabbie mobili.

I sostenitori di questo accordo-quadro con l’UE, in prima linea i grandi gruppi industriali e l’associazione mantello economiesuisse, ripetono come una litania che questo trattato salva gli accordi bilaterali in vigore oggi. È totalmente falso! Questo accordo, al contrario, è la fine della via bilaterale sulla quale, di principio, due partner procedono a parità di diritti. Anche il nome di questo trattato è tutto un programma: gli accordi bilaterali diventano la base di un’istituzione con l’UE, il cui inevitabile risultato è che la Svizzera diventa membro parziale dell’UE e si obbliga, in quanto tale, a riprendere il diritto UE.

Ma non è tutto: siccome l’accordo-quadro non vale solo per i cinque accordi bilaterali attuali, ma anche per gli accordi futuri, è evidente che anche la direttiva sulla cittadinanza europea finirà per essere imposta in Svizzera. Facilitando ancora di più l’accesso dei cittadini UE all’aiuto sociale svizzero, questa direttiva è di fatto conseguenza della libera circolazione delle persone. La firma dell’accordo-quadro avrebbe tuttavia anche altre pesanti conseguenze finanziarie per la ricca Svizzera. Composta per buona parte da Stati sull’orlo del fallimento, l’UE è naturalmente interessata a dei buoni pagatori netti.

No, non dobbiamo in alcun caso e ad alcun titolo vincolarci ancora di più all’UE. Paese sovrano, la Svizzera è un partner a parità di diritti dell’UE da un punto di vista politico ed economico, solo se stipula degli accordi bilaterali rescindibili da ambedue le parti e privi di strumenti di ricatto come la clausola ghigliottina. Non dobbiamo mai dimenticare che la maggior parte degli Stati UE non ha le stesse tradizioni della Svizzera in termini di democrazia e di concezione dello Stato. Contrariamente alla Svizzera, l’UE è un’organizzazione dalle strutture imposte dall’alto da paesi usciti da monarchie o da altri sistemi non democratici. La Svizzera e l’UE hanno una storia completamente differente.

Per l’UDC, le cose sono chiare: resistenza e non allineamento. Libertà invece di sottomissione. Comanda il popolo, e non dei commissari incaricati da Bruxelles. Affinché la Svizzera rimanga la Svizzera!

Adrian Amstutz
Adrian Amstutz
Consigliere nazionale Sigriswil (BE)
 
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