Discorso

L’imposizione delle imprese in Svizzera nel contesto internazionale – una sfida e un’opportunità

Il titolo – 3a riforma dell’imposizione delle imprese – appare certamente un po’ tecnico, ma non si deve assolutamente sottovalutare questo progetto che ha importanti conseguenze dirette o indirette per tutti noi. Si tratta di garantire delle entrate fiscali e conservare dei posti di lavoro. Dobbiamo darci i mezzi necessari a riprendere in mano la situazione nei nostri rapporti internazionali.  

Ueli Maurer
Ueli Maurer
Consigliere federale Wernetshausen (ZH)
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Il significato della concorrenza internazionale globale

Cominciamo dall’inizio: le imprese ottimizzano le loro imposte. È normale, perché più le imposte sono elevate, tanto più l’utile è ridotto e tanto meno denaro rimane per la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti, nonché meno denaro per i salari e per il versamento di dividendi. Conclusione: se le imposte sono troppo alte in un certo posto, le aziende si sposteranno dove ne pagano meno. Poiché l’economia moderna diventa vieppiù più globale e le imprese più mobili, le società reagiscono in maniera sempre più sensibile al clima fiscale. Lo vediamo in Svizzera, per esempio nel canton Zugo. Grazie alle sue imposte moderate, Zugo attira delle imprese performanti che sono nel contempo buoni contribuenti. Questa concorrenza delle località d’insediamento industriale avviene in tutto il mondo. La Svizzera, come altri paesi europei, offre delle condizioni attrattive e, logicamente, le imprese investono laddove il contesto è più favorevole. Le imposte sono un fattore di scelta essenziale.

Noi siamo in buona posizione per sostenere questa concorrenza internazionale dei siti d’insediamento d’imprese. Abbiamo una manodopera ben formata, offriamo la certezza del diritto e abbiamo un sistema politico stabile. E abbiamo dei tassi fiscali meno elevati che in altri paesi perché, in confronto, abbiamo uno Stato snello e non eccessivamente indebitato.

Noi tutti beneficiamo del fatto che la Svizzera sia un sito d’insediamento attrattivo. Le imprese pagano le imposte da noi, investono da noi e assumono persone da noi. Esse creano prosperità.

Non dobbiamo tuttavia riposare sugli allori per ciò che riguarda la nostra attrattività economica. In questi ultimi anni, anche le entrate dei poteri pubblici hanno registrato in Svizzera una crescita più rapida di quella dell’economia: la quota-parte fiscale è passata dal 18,2 al 20,3% fra il 1990 e il 2014. 

Tengo a ricordare poi che anche lo Stato trae beneficio da un’imposizione moderata. Noi incassiamo più imposte se possiamo imporre moderatamente un grande numero di aziende fiorenti, che non se le facciamo scappare con imposte elevate, perdendo così dei contribuenti eccellenti. L’insediamento di imprese nel nostro paese va pure a beneficio dei comuni, dei cantoni e della Confederazione. Le imposte delle persone giuridiche crescono molto più in fretta di quelle delle persone fisiche. Esse sono aumentate di oltre la metà dal 1990. E ciò a vantaggio di tutti. 

Gli avvenimenti che hanno preceduto la 3a riforma dell’imposizione delle imprese

Molte cose sono successe a livello internazionale in questi ultimi anni. La globalizzazione ha causato diversi cambiamenti, anche in termini di regolamentazioni, di convenzioni internazionali, di prescrizioni sulla trasparenza, di standard fiscali, eccetera. Si tratta di un’evoluzione estremamente dinamica la cui fine non è prevedibile.

In una certa misura, i grandi gruppi industriali sono loro stessi responsabili di questa evoluzione, che è certamente conseguenza della crisi finanziaria e dell’indebitamento pubblico, ma che è anche una risposta ai bonus e ai salari eccessivi, come pure ai rischi smisurati presi in particolare dalle banche. 

Assistiamo poi anche a una battaglia internazionale per le risorse. È importante prendere coscienza dei grandi corsi della storia. Gli Stati si sono sempre battuti per le risorse. Una buona parte della storia è stata determinata da queste guerre. Anche il substrato fiscale fa parte delle risorse. Gli Stati hanno bisogno di substrato fiscale. E gli Stati fortemente indebitati ancora di più.

I cantoni svizzeri possono applicare dei regimi fiscali particolarmente attrattivi per le holding e le società di gestione. La conseguenza è che molte imprese performanti si sono insediate da noi. Questo modo d’imposizione cantonale ha tuttavia fatto sì che dei gruppi stranieri paghino percentualmente meno imposte degli imprenditori svizzeri. Sono quindi, in una certa misura, dei privilegiati.

Sotto pressione del G20, dell’OCSE e dell’UE, i cantoni sono costretti ad adeguare il loro regime fiscale. Ecco la storia che ha preceduto questa 3a riforma dell’imposizione delle imprese.  

Fare di necessità virtù

La nostra risposta è chiara: vogliamo fare di necessità virtù. Concretamente, ci dotiamo di un nuovo regime fiscale sempre altrettanto attrattivo sul piano internazionale, ma che non può essere contestato. Perché vogliamo rimanere uno dei siti d’insediamento industriale più attrattivi al mondo. Difendiamo la nostra prosperità. 

Se i cantoni abbandonassero il loro attuale regime fiscale e non prendessimo altre misure, le imprese interessate sarebbero gravate molto di più fiscalmente. Ci sarebbe allora il grande rischio che abbandonino la Svizzera. Come detto precedentemente, in un’economia mondiale globalizzata la sede di un’impresa viene trasferita rapidamente. Le conseguenze di tale emigrazione sarebbero drastiche: le società a statuto cantonale particolare occupano attualmente circa 150’000 persone in  Svizzera. A livello cantonale e comunale, esse contribuiscono in ragione del 20% al gettito fiscale totale. A livello federale, la loro quota di prodotto dell’imposizione degli utili raggiunge quasi il 50%. Inoltre, queste imprese si assumono quasi la metà del totale delle spese per la ricerca.

Dobbiamo quindi trovare una soluzione per non lasciar scappare delle aziende a causa di imposte troppo elevate, perdendo nel contempo molti posti di lavoro e importanti entrate fiscali.

La 3a riforma dell’imposizione delle imprese agisce su due livelli: in primo luogo, dà ai cantoni un margine di manovra che permette loro di abbassare le loro imposte sulle imprese; secondo, creiamo delle possibilità di deduzione fiscale attrattive per le aziende innovatrici, al fine di mantenerle in Svizzera nella misura del possibile. Permettetemi di presentare più dettagliatamente questi due aspetti essenziali della riforma.

Misure di politica finanziaria

Comincerò con la diminuzione delle imposte. Ciò che conta per un’impresa è il fardello fiscale totale, che è determinato dal tasso d’imposizione degli utili da parte dell’imposta federale diretta e dell’imposta cantonale. L’onere fiscale varia quindi da un cantone all’altro. 

A seguito di questa riforma, tutte le imprese saranno tassate nello stesso modo. Le società a statuto particolare pagheranno quanto le società normali.  

Ciò significa che qualche cantone dovrà ridurre le imposte, se non vorrà perdere qualche buon contribuente a vantaggio dell’estero. Ma dovrà anche ridurre il carico fiscale per tutti. Questa diminuzione non andrà quindi, come accadeva finora, solo a profitto delle società straniere, ma anche degli altri, dunque delle imprese svizzere normali, in particolare delle PMI. Finalmente, ciò significa che le attuali aziende a statuto particolare pagheranno più imposte, le imprese normali meno. Ciò che conta, tuttavia, è che il carico fiscale rimane infine attrattivo nel confronto internazionale.  

Per permettere ai cantoni di abbassare le imposte, la Confederazione offre loro un margine di manovra in politica finanziaria: i cantoni riceveranno una quota maggiore del prodotto dell’imposta federale diretta, ossia il 21,1 invece dell’attuale 17%. Circa 900 milioni di franchi supplementari passeranno quindi dalla cassa della Confederazione a quella dei cantoni.

Inoltre, un importo supplementare di 180 milioni di franchi andrà per sette anni ai cantoni dalle risorse più deboli.

Grazie a queste due misure, rafforziamo la posizione dei cantoni: diamo loro i mezzi per diminuire le imposte, rimanendo competitivi a livello internazionale. Tocca poi ai cantoni decidere in che misura vogliono abbassare le proprie imposte e scegliere la politica fiscale e d’insediamento industriale che loro più conviene, conformemente alla tradizione federalista del nostro paese.

Misure di politica fiscale

Arrivo ora al secondo elemento di questa riforma, la promozione dell’innovazione. Poiché il carico fiscale sulle attuali società a statuto particolare aumenta, offriamo una compensazione alle imprese innovatrici e fortemente dotate di capitale, sotto forma di tre nuove possibilità di deduzione fiscale:

"Patent box": un brevetto (patent in inglese) è un diritto di protezione di un’invenzione. Esso impedisce per un certo periodo di tempo l’imitazione dell’invenzione protetta. Grazie al sistema del "patent box", l’utile proveniente da brevetti e da altri diritti analoghi è separato dal resto dell’utile della società e tassato a una tariffa ridotta. Tutti i cantoni introdurranno questo tipo d’imposizione.  

Deduzioni aumentate per la ricerca e lo sviluppo: i costi effettivi della ricerca e dello sviluppo possono essere dedotti dall’utile imponibile già nel regime attuale. La novità consiste nel permettere la deduzione fiscale di questi costi per un importo massimo pari alla metà delle spese effettive. I cantoni decidono loro stessi se permettere questa deduzione nel loro regime fiscale. Noi ne diamo loro semplicemente la possibilità.

Imposta sugli utili corretta degli interessi sui fondi propri superiori alla media: gli interessi su capitali provenienti da terzi, quindi gli interessi sui debiti, possono già oggi essere dedotti dall’importo imponibile. D’ora in avanti, i capitali di terzi e i fondi propri saranno trattati fiscalmente nello stesso modo. Degli interessi calcolati potranno essere dedotti su fondi propri superiori alla media, dunque sul capitale proprio costituito a fini di sicurezza. Possiamo in questo caso parlare di deduzione degli interessi su fondi propri. Questa deduzione è ammessa a livello federale, mentre i cantoni sono liberi di applicarla o no. 

Queste tre misure sgravano le imprese particolarmente innovative, dunque che investono molti soldi nella ricerca. Abbiamo tuttavia previsto un limite per la deduzione, ossia l’80% dell’utile netto. 

Conclusione

Riepilogando, essendo la Svizzera stata messa sotto pressione a livello internazionale in questi ultimi anni, riprendiamo in mano la situazione. 

I cantoni rinunciano allo statuto fiscale contestato per le holding e le società di domicilio. Presa in modo isolato, questa misura sarebbe un brutto colpo per l’economia svizzera. Aumentando massicciamente l’onere fiscale di un gran numero di imprese, queste emigrerebbero all’estero e noi perderemmo entrate fiscali, impieghi e investimenti.

Abbiamo deciso di reagire di fronte a questo rischio, rimpiazzando le norme fiscali contestate con un regime inattaccabile e diamo ai cantoni il margine di manovra finanziario di cui necessitano per abbassare le loro imposte sulle imprese. È un investimento nel futuro. In questo modo, rimaniamo un sito d’insediamento industriale competitivo e attrattivo, un’economia di punta a livello mondiale. 

Per queste ragioni prego le cittadine e i cittadini di sostenere questo progetto. È importante per il nostro paese!

Ueli Maurer
Ueli Maurer
Consigliere federale Wernetshausen (ZH)
 
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