Proteggere la Svizzera – impedire l’integrazione nell’UE

Il Consiglio federale ha negoziato con l’Unione europea un «accordo istituzionale». I termini di questo trattato sono ormai noti. Alla lettura di quest’opera sconvolgente, una sola conclusione s’impone: la Svizzera non deve in alcun caso sottoscrivere questo accordo! Si tratta di un trattato di sottomissione, un trattato che incatena incondizionatamente la Svizzera all’UE.

Roger Köppel
Roger Köppel
Consigliere nazionale Küsnacht (ZH) (ZH)
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La posta in gioco in questo dibattito è, né più né meno, la sorte della Svizzera. Perché la Svizzera deve rimanere un paese indipendente, autodeterminato e democratico. Altrimenti, la Svizzera non esiste più. Potremo solo consultare con nostalgia qualche libro di storia, alla ricerca di qualche riflesso della Svizzera d’altri tempi.

Ni prossimi giorni e mesi, l’UDC ha il dovere di preservare il popolo svizzero da questo grande pericolo. Il  nostro dovere è di impedire con tutti i mezzi la stipulazione di questo accordo. Noi rifiutiamo di passare sotto questo giogo. Non aspettiamo che altri ci aiutino. Dobbiamo aiutare noi stessi. Dobbiamo batterci e, se necessario, combattere da soli. Gli altri sono troppo deboli, troppo stanchi, troppo molli, troppo silenziosi.

Altri ancora sono troppo sornioni, troppo ambigui, troppo ipocriti. Contrariamente ai vecchi partigiani di un’adesione allo SEE o all’UE, non osano parlare chiaramente. Questi sconfitti alla votazione del 1992 sullo SEE, queste persone appartenenti alla politica, alla diplomazia, all’amministrazione, alla cultura e ai media, non hanno mai accettato la loro sconfitta. Soffrono da allora di traumatismi, di dolori fantasma. Non hanno mai smesso di agitarsi e di complottare per ottenere un’inversione della decisione popolare di allora. Questo accordo-quadro è il risultato di quelle manovre: è un documento della disonestà istituzionalizzata.

Le costanti affermazioni secondo cui questo accordo non è altro che il proseguimento della via bilaterale, sono perfettamente in sintonia con questa politica menzognera. In realtà, questo accordo-quadro è la fine drastica e definitiva della via bilaterale, ossia dell’intesa fra due partner sullo stesso piano di parità.

Accordo-quadro significa: l’UE fa le leggi

Bisogna rendersi conto chiaramente delle linee del conflitto: l’UE vuole porre fine alla via bilaterale. Essa vuole eliminare questa «aberrazione geostrategica», per riprendere le parole di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione UE. Non è assolutamente accettabile che esista nel cuore dell’Europa un piccolo paese che agisce diversamente – soprattutto se agisce meglio. L’UE fagocitare la Svizzera. L’UE esige che la Svizzera partecipi al finanziamento della sua costruzione, basata su un errore fondamentale. Essa non tollera che la Svizzera sia diversa, e ancora meno che abbia successo. Lo scopo dell’UE è di uniformare, di livellare verso il basso. Vuole mostrarsi buona distribuendo denaro. E si serve dell’accordo-quadro per soffocare le opinioni contrarie e imporre il suo dominio.

Ma l’accordo-quadro significa chiaramente che l’UE fa le leggi e la Svizzera deve adottarle. Il nostro legislatore – il popolo, i cantoni e il parlamento – è tagliato fuori. La Svizzera deve riconoscere un nuovo tribunale supremo, la Corte di giustizia dell’UE. Se vi ci opponiamo, l’UE ha il diritto di colpirci con sanzioni. La democrazia, quale forma statale che offre reali alternative, è degradata al livello di una routine di voto, nella quale al legislatore viene puntata una pistola alla tempia. L’accordo-quadro significa anche che la Svizzera deve passare regolarmente alla cassa, che è esposta a delle ghigliottine multiple, perché al rifiuto di un solo contratto cadrebbero delle intere serie di accordi. La Svizzera è incatenata all’UE.

Che significa concretamente? L’UE ordina e noi obbediamo. Subiremo ancora di più l’impatto dell’immigrazione, più pressione sui nostri impieghi, più cementificazione dei nostri paesaggi. Il saccheggio del nostro Stato sociale continuerà alla grande, perché nessuno Stato sociale può esistere senza frontiere. L’UE interviene profondamente nel sistema svizzero: essa vuole sopprimere la protezione dei salari svizzeri; vuole dettare i tassi d’imposizione dei cantoni e dei comuni; vuole sopprimere le nostre banche cantonali; vuole prescriverci il modo di organizzare le nostre centrali elettriche; esige che autorizziamo di nuovo le piante geneticamente modificate.

Certe associazioni economiche non sono altro che la lunga mano dell’amministrazione

Le eccezioni ottenute dai negoziatori svizzeri sono ridicole. In occasione dei negoziati sull’accordo di libera circolazione, l’UE aveva accordato alla Svizzera le misure d’accompagnamento a protezione del nostro mercato del lavoro, delle misure senza le quali il popolo non avrebbe mai approvato l’accordo. Bisogna anche dire che le previsioni totalmente false del Consiglio federale inerenti all’immigrazione hanno contribuito non poco a questa decisione popolare. Ed ecco che ora l’UE non ne vuole sapere di queste misure d’accompagnamento. Ebbene, noi siamo e restiamo uno Stato di diritto e non ci pieghiamo di fronte ai potenti.

Non dobbiamo accettare che la Svizzera sa degradata a livello di Stato vassallo. Io sono convinto che la maggioranza delle Svizzere e degli Svizzeri non accetterà mai un tale trattato di capitolazione. I nostri avversari semineranno il panico e denigreranno l’UDC. Giorno dopo giorno, certe organizzazioni economiche vanteranno i benefìci dell’accordo-quadro. In realtà, non sono più la voce dell’economia, bensì la lunga mano dell’amministrazione federale. La televisione svizzera s’è già impegnata a fondo nella propaganda, coordinando accuratamente le sue trasmissioni con le organizzazioni di categoria e con imprese conosciute che si lamentano, tremano, minacciano, spaventano. Certe associazioni9 economiche sono più che pronte ad abbandonare il modello di successo svizzero e i diritti democratici dei nostri cittadini, per ottenere una piccola semplificazione della procedura di registrazione e per guadagnare qualche franco in più.

E nemmeno possiamo contare sul sostegno del Consiglio federale, che ha fissato delle linee rosse solo per poterle oltrepassare regolarmente. Non capisco come il nostro governo nazionale abbia potuto sottomettersi a questo diktat dell’UE e come osi sottoporre questo risultato a una consultazione. Perché, in queste condizioni, è ancora necessario che ogni consigliera federale e ogni consigliere federale debba prestare giuramento sulla Costituzione federale, il cui obiettivo è preservare l’indipendenza del paese e proteggere i diritti del popolo?

Questo perfido accordo non offre alcuna scappatoia

Il modo in cui Bruxelles si comporta nei riguardi della Gran Bretagna, che s’è pronunciata per l’uscita dall’UE, dovrebbe esserci di avvertimento. È triste vedere questo grande paese trattato da Bruxelles con tale arroganza, meschinità, malafede e spirito vendicativo. La lezione da trarre è evidente: mai dovremo entrare in questa organizzazione che tratta gli altri paesi in questo modo.

Le istituzioni riflettono i loro rappresentanti, i rappresentanti riflettono le loro istituzioni.  Osservate dunque questa Unione europea che ha messo alla sua testa un politico come Jean-Claude Juncker. Questo traballante lussemburghese proviene da un paese di 600’000 abitanti di cui solo la metà è autoctona. Naturalmente non abbiamo nulla contro i piccoli Stati – a condizione che non siano presi da megalomania. Oggi, Juncker comanda su circa 500 milioni di abitanti. È come se Corine Mauch, sindaca della città di Zurigo, volesse governare tutta l’UE.

«L’uomo è libero, anche se è nato incatenato», scriveva Friedrich Schiller, il poeta della libertà e autore del «Guglielmo Tell». Perché dovremmo accettare, noi Svizzere e Svizzeri, di farci incatenare? Con i nostri figli e nipoti? Forse per sempre? Perché questo accordo non offre alcuna scappatoia.

No, noi Svizzeri, non siamo nati per obbedire. Diamo dunque battaglia a questo accordo-quadro, a questo funesto documento della disonestà istituzionalizzata.

Roger Köppel
Roger Köppel
Consigliere nazionale Küsnacht (ZH) (ZH)
 
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