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SRF – Evoluzione del budget: da chi dipende la decisione?

Tra il 1990 e il 2015, i canoni delle famiglie per la SSR sono aumentati del 65%, passando da 279 a 462 franchi annui per economia domestica. Nello stesso tempo, la SSR ha applicato una strategia d’espansione senza precedenti. Il suo programma proprio s’è gonfiato. Essa ha potuto arbitrariamente qualificare servizio pubblico i concetti e le idee delle sue élite, spesso impregnate dell’ideologia sessantottina. Tutto ciò a spese del popolo svizzero. Le nuove stazioni radio e reti televisive private sono state sistematicamente ostacolate e impedite di svilupparsi. Attingendo ai miliardi di franchi del fondo dei canoni, si è tenuta a distanza la concorrenza per poi, a partire dal 2007, mantenerla nella dipendenza con la ripartizione delle quote-parti dei canoni. Oggi, nella campagna di voto concernente l’iniziativa NO Billag, la SSR utilizza come foglie di fico le stazioni radio e le reti televisive private. Dalla somma di 1,35 miliardi di franchi che Billag preleva ogni anno dal popolo e dalle PMI, più di 1,2 miliardi di franchi, ossia oltre il 90%, vanno direttamente alla SSR. Dipendenti dalla manna della SSR, le emittenti private non ricevono che le briciole e sono oggi alla mercé del mastodonte che essa è diventata.

Jean-François Rime
Jean-François Rime
Consigliere nazionale Bulle (FR)
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E questo Moloc, la SSR, non perde per niente l’appetito. Sotto lo stimolo in particolare dalla forte immigrazione in Svizzera, il denaro pubblico è andato a gonfiare le casse della rete pubblica. Secondo i calcoli di Urs Meister, economista docente all’università di Zurigo, la SSR ha incassato nel 2015 142 milioni di franchi in più che all’inizio del millennio. Se ci sono molte famiglie, i salassi rendono di più. Ma invece di sgravare la popolazione con una diminuzione delle imposte, la rapacità non cessa d’aumentare.

Non è solo la persona che riceve i programmi della SSR che deve pagare. No. La SSR vuole riscuotere il canone mediatico Billag da tutti. Anche se non si vede o non si può ascoltare o guardare le trasmissioni della rete pubblica, dal 2019 si dovrà pagare l’abbonamento obbligatorio alla SSR. Le aziende dovranno addirittura passare due volte alla cassa. Esse dovranno pagare fino a 39’590 franchi ogni anno alla SSR. Il livello di questa doppia imposizione dipenderà dalla loro cifra d’affari, il che è del tutto arbitrario. Le perdenti saranno le PMI che, facendo un utile percentuale modesto, devono raggiungere una cifra d’affari elevata. Sarà così, per esempio, per i commercianti di cereali, i quali hanno calcolato che il costo dell’imposta mediatica Billag per le imprese del loro settore, rappresenterà dallo 0,5 al 2% della massa salariale.

A titolo privato, tutti gli imprenditori e i loro collaboratori devono già pagare il canone obbligatorio. Ma in più, anche le imprese devono pagarlo. Eppure, in quanto persone giuridiche, non possono né ascoltare la radio né guardare la televisione. Quanto ai dipendenti, mica vanno sul loro posto di lavoro per seguire le trasmissioni della televisione. In molte situazioni, il consumo è praticamente impossibile e sarebbe estremamente pericoloso. Le mie tre aziende ne sono probabilmente il migliore esempio. Come pensate che i paesaggisti della mia ditta di orticultura possano seguire assiduamente una trasmissione televisiva quando sono fuori, all’aria aperta, a sistemare un terreno? E immaginatevi i dipendenti della mia segheria. Maneggiare la sega guardando la televisione? Una tale negligenza sarebbe pericolosa e irresponsabile. Ma la SSR vuole incassare. E a partire dal 2019, dovrò quindi pagare, per le mie tre PMI, un’imposta mediatica di 12’410 franchi l’anno. E ciò in più delle imposte che dobbiamo già pagare – i miei collaboratori ed io – a titolo privato. È totalmente arbitrario ed è una fregatura. È il segnale, a livello di Stato, di una mentalità da self-service, avido e spudorato. Non possiamo accettarlo.

Quando in parlamento sono insorto contro questa ingiustizia e ho cercato di parlare con la nostra ministra dei media a questo riguardo, non mi ha semplicemente ascoltato. Assente. Senza alcun interesse. Bisogna solo che il denaro entri. Ma le aziende, dal 2019, dovranno versare, bene o male, circa 200 milioni di franchi alla SSR, ossia da quattro a cinque volte di più che nel 2012.

Un SÌ all’iniziativa NO Billag è una necessità assoluta. Accettare l’iniziativa permetterà di aprire finalmente il dibattito – promesso, ma impedito dalla nostra ministra dei media e dalla SSR – sulla materia e sull’entità del servizio pubblico. Un SÌ all’iniziativa NO Billag significa ripulire il Moloc SSR, permettendo così una buona informazione della popolazione in tutte le regioni della Svizzera, senza fregature e senza miliardi d’imposte.

Tre anni fa, Israele ha abolito le imposte obbligatorie per la televisione di Stato. I media privati ne hanno preso il posto e informano la popolazione israeliana. Fanno del buon giornalismo e diffondono anche le loro proprie produzioni sul piccolo mercato mediatico nazionale. Da noi, in Svizzera, la SSR provoca la sua propria morte a furia di parlarne proferendo minacce nel caso che il popolo non rigasse diritto e non fosse disposto a pagare senza eccepire delle imposte miliardarie. Ciò che Israele può fare, lo può fare anche la Svizzera. Una sola risposta s’impone: SÌ all’iniziativa NO Billag.

Jean-François Rime
Jean-François Rime
Consigliere nazionale Bulle (FR)
 
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