L’UE se ne infischia dell’accordo di Dublino. Per anni, delle decine di migliaia di migranti economici si sono ammassati in Svizzera mentre, secondo l’accordo di Dublino, i paesi di prima accoglienza – nella fattispecie in particolare l’Italia, la Grecia e la Spagna – erano responsabili della loro registrazione con rilevazione delle impronte digitali. Poi, la Germania ha volontariamente cortocircuitato l’accordo di Dublino con la sua politica di benvenuto a tutti i migranti (citazione di Angela Merkel: “Wir schaffen das!” (Ce la faremo!) che invita esplicitamente i migranti economici a entrare illegalmente nello spazio UE. Poi, sempre in violazione dell’accordo di Dublino, sono arrivati i programmi di ridistribuzione dei migranti economici nei paesi dello spazio di Dublino, fra i quali figura anche la Svizzera.
I recenti avvenimenti sono ancora più inquietanti: la Germania rifiuta esplicitamente di riprendere dei casi chiaramente coperti dall’accordo di Dublino. Un esempio: un Iracheno deposita dapprima una domanda d’asilo in Germania, poi in Svizzera, semplicemente “perché la situazione nei campi d’accoglienza tedeschi non è buona”. Ma la Germania rifiuta di riprendere questo richiedente il cui caso è perfettamente conforme ai termini dell’accordo di Dublino.
Questo comportamento svuota l’accordo di Dublino di qualsiasi senso: ai termini di questa convenzione, delle richieste multiple di una stessa persona non vengono più trattate, ma il richiedente in questione deve essere ripreso dal paese di prima accoglienza. Il Consiglio federale scriveva testualmente a questo riguardo nelle sue spiegazioni prima della votazione del 5 giugno 2005 sugli accordi di Schengen/Dublino, che questi trattati impediscono le richieste d’asilo multiple e abusive. Le persone aventi già depositato una domanda d’asilo in un altro paese sono identificate mediante la banca di impronte digitali Eurodac e rinviate al paese di prima accoglienza, aveva precisato il governo.
Le conseguenze di questa violazione dell’accordo di Dublino sono prevedibili ed evidenti: non essendo le frontiere svizzere più protette da quando è stato firmato l’accordo di Schengen, i migranti economici saranno ancora più numerosi a entrare in Svizzera per depositarvi una domanda d’asilo, nella speranza di poter restare nel paese.
Invito la consigliera federale Simonetta Sommaruga a non cedere silenziosamente a questo ricatto della Germania, ma a tenervi testa: