Nessun altro stato al mondo si regge su una democrazia diretta come il nostro. Bisogna anche dire che si tratta di un modello di successo economico assolutamente unico. Questa constatazione è confermata dalle cifre statistiche più recenti, che piazzano la Svizzera in testa ai paesi più prosperi al mondo. Massima partecipazione politica e massima prosperità dei cittadini – queste due realtà hanno un rapporto diretto.
Gli avversari dell’iniziativa per l’autodeterminazione adducono principalmente due argomenti: la presunta minaccia ai diritti dell’uomo e alla certezza del diritto. Per ciò che concerne i diritti dell’uomo, essi sono ormai da tempo integralmente ancorati nella nostra Costituzione federale – come del resto l’importante diritto umanitario della democrazia diretta. In seguito, certe associazioni economiche, in particolare economiesuisse, pretendono che l’iniziativa per l’autodeterminazione comprometta la certezza del diritto. Questa organizzazione ha sì ritirato la sua fantasiosa affermazione secondo la quale l’accettazione dell’iniziativa per l’autodeterminazione esigerebbe la rescissione di 600 trattati internazionali stipulati dalla Svizzera (perché sarebbe come ammettere che questi 600 trattati siano contrari alla Costituzione!), ma mantiene l’altrettanto assurdo argomento che la certezza del diritto sarebbe a rischio.
L’obiettivo dell’iniziativa per l’autodeterminazione è di impedire la distruzione della democrazia diretta, che è la migliore garanzia della certezza del diritto. Il popolo e i cantoni, dunque il sovrano svizzero, non modificano le leggi e le regole a ritmo mensile come è invece il caso dell’OCSE e dell’UE. La democrazia diretta impedisce delle azioni precipitose di cui si rischia poi di pentirsi. Perché non sono dei burocrati avulsi dalla realtà a produrre le leggi, bensì dei cittadini adulti perfettamente coscienti di poi subire le conseguenze delle loro decisioni.
Ci si può anche chiedere perché certe associazioni economiche cercano di abolire la democrazia diretta. Prendiamo, per esempio, economiesuisse, che è dominata dai 30 principali gruppi industriali della Svizzera. Il 68% dei manager che dirigono queste imprese a livello di consiglio d’amministrazione e di direzione generale proviene dall’estero. Queste persone, evidentemente, non comprendono o quasi il sistema politico ed economico svizzero. Non ne faccio una colpa, tuttavia. È però immaginabile che la democrazia diretta li indisponga – per esempio, quando il sovrano elvetico accetta un’iniziativa popolare contro le remunerazioni eccessive.
Ricordo tuttavia a questi amministratori e manager stranieri, che il popolo e i cantoni hanno quasi sempre respinto in passato delle iniziative ostili all’economia. In quale altro paese al mondo il popolo rifiuterebbe in votazione un progetto che impone sei settimane di vacanza obbligatorie o l’iniziativa 1:12? Le Svizzere e gli Svizzeri hanno anche approvato dei generosi orari d’apertura per i commerci, un mercato del lavoro liberale senza pericolosi modelli di autogestione e un regime fiscale moderato. Il popolo ha respinto l’«economia verde», come pure il progetto insensato di un reddito di base incondizionato o l’iniziativa moneta intera.
Noi siamo convinti che la democrazia diretta garantisca la stabilità, la certezza del diritto e delle condizioni-quadro favorevoli all’economia. È facile contestare i principali argomenti di certe associazioni economiche, smascherando i loro veri motivi. Gli avversari, svizzeri e stranieri, hanno un solo e unico obiettivo nella loro accanita lotta contro l’iniziativa per l’autodeterminazione: vogliono, di fatto, abolire la nostra democrazia diretta.
L’iniziativa per l’autodeterminazione garantisce durevolmente la nostra democrazia diretta – anche e soprattutto per il successo economico della Svizzera.