Da sempre, Socialisti e Verdi vedono nell’Altro l’arricchimento culturale, la crescita della nostra società tramite l’apertura a modi di vita diversi. Liberi di considerare la sharia un arricchimento culturale ma, in realtà, la loro politica rovina la Svizzera.
Con oltre un milione di abitanti in più nell’arco di dieci anni, la Svizzera non ha avuto il tempo di seguire e di adattare le sue infrastrutture ai nuovi venuti. In materia di trasporti, non si contano più i miliardi persi negli ingorghi, situazione che pesa enormemente sugli automobilisti, ma anche sui professionisti che perdono tempo e denaro fermi in colonna. Un camion non rende che se circola, e circola appunto sempre meno provocando un mancato guadagno che si ripercuote sul consumatore finale, ossia voi ed io.
Lo stesso vale per i trasporti pubblici sovraccarichi, che causano una perdita di comfort per gli utenti e quindi una minore voglia di utilizzarli. Negli orari di punta vale il principio delle scatole di sardine, con i viaggiatori incollati l’uno all’altro. I conducenti di bus, I meccanici, i controllori sono sempre più sovente confrontati con utenti violenti. Dei bruti, spesso frutto di un’integrazione mancata, non mancano di rovinare la vita agli utenti ogni qualvolta ne abbiano l’occasione. Le aggressioni nelle stazioni o nei vagoni si moltiplicano, il che dissuade l’eventuale utente.
L’arrivo di oltre un milione di persone non passa inosservato a livello delle superfici edificabili, perché bisogna alloggiare i nuovi venuti. I rossoverdi vogliono sempre più gente nel nostro paese, ma si oppongono sistematicamente al dezonamento della benché minima particella di terreno. L’impatto sull’ambiente non può che aggravarsi, dato che siamo sempre più numerosi a gravarvi. Per combattere un fenomeno di cui sono loro stessi una delle cause, i rossoverdi chiedono sempre più denaro per lottare contro il degrado climatico. È semplice. Si tassa pesantemente tutto ciò che non è proibito. I nostri avversari chiedono, fra le altre cose, un aumento di 20 centesimi della benzina per favorire il rapporto modale. Evidentemente, gli ecologisti delle città dimenticano che ci sono delle valli in Svizzera, nelle quali i trasporti pubblici non hanno la frequenza alla quale sono abituati e dove difficilmente si può fare a meno di un mezzo di trasporto individuale.
Nella loro propaganda elettorale, i rossoverdi spiegano volentieri agli agricoltori e ai vignaioli come devono fare il loro mestiere. Il divieto di pesticidi costituisce uno dei loro cavalli di battaglia. Secondo loro, bisogna rinunciare a qualsiasi trattamento fitosanitario sintetico e tornare a un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. È facile a dirsi oggi qui in Svizzera, dove ognuno mangia a sufficienza. Se le grandi carestie sono scomparse da noi, è perché è possibile lottare contro i parassiti, le malattie che hanno rovinato molti raccolti. Di fatto, tornare all’epoca della peronospora, che sia della patata o della vite, costituisce per la sinistra il futuro della produzione svizzera. Non è così che vediamo il nostro futuro. Noi preferiamo un’agricoltura produttiva, che lavora nel rispetto dell’ambiente e che permette di consumare prodotti locali, piuttosto che un ritorno al Medio evo, necessitante di importazioni massicce di prodotti lontani e coltivati secondo norme che sono lungi dall’essere paragonabili alle nostre. In pratica, I rossoverdi provocano un aumento costante della popolazione abitante sul nostro territorio, ma pretendono contemporaneamente di ostacolare il nostro approvvigionamento alimentare con costrizioni che opprimono l’agricoltura.
Desidero ora sottolineare la posizione dei rossoverdi nei riguardi dell’economia. Per un paese come il nostro, delle condizioni-quadro che permettono agli ambienti economici di prosperare sono essenziali. Le PMI e le multinazionali costituiscono una fonte essenziale di posti di lavoro, di imposte, quindi di prosperità. Nonostante siano ansiosi di spendere il denaro degli altri, i rossoverdi attaccano regolarmente il nostro tessuto economico. Qualsiasi diminuzione delle imposte è combattuta come un regalo fatto ai ricchi ma, ancora di più, la sinistra esige norme amministrative, costrizioni e vessazioni. Questa sistematica persecuzione costa sempre più cara, perché i compiti parassitari aumentano di anno in anno. Alla fine, questi costi si ripercuotono sul prodotto finito, minacciando la nostra competitività tanto all’esportazione quanto di fronte ai prodotti importati.
I costi in materia d’asilo continuano ad aumentare, anche se si tenta di farci credere il contrario. Devono essere considerate le spese totali, e non solo quelle relative alla procedura propriamente detta. Dal momento in chi si osserva la crescita dei rifugiati riconosciuti, non si può non essere presi da vertigini. In media, questa gente dipende dai servizi sociali, dunque dalle nostre imposte, in misura del 70%, con picchi per gli Eritrei che raggiungono il 90%. Il mantenimento di questi refrattari al lavoro pesa sul ceto medio, il cui potere d’acquisto diminuisce.
Al 31 gennaio 2019, la nostra popolazione carceraria era costituita per il 72,1% da stranieri. Ancora una conseguenza della politica rossoverde. La sinistra accoglie tutti ma, oltre a ciò, s’oppone all’espulsione degli stranieri criminali. Secondo l’Ufficio federale di statistica, gli atti di violenza grave sono passati da 4’771 casi nel 2017 a 43’773 nel 2018. Gli atti di violenza domestici, le cui vittime sono essenzialmente donne, sono passati nello stesso periodo da 17’024 a 18’522, fra cui un aumento degli stupri da 216 a 246 casi. Vorrei ricordare alle femministe del 14 giugno che non è molto utile denunciare le violenze sulle donne, quando si sostiene la maggior parte dei loro autori.
Al fine di mascherare i fatti, i rossoverdi chiedono che la polizia non pubblichi più la nazionalità degli autori di crimini e reati, ciò al fine di «non provocare generalizzazioni». È un’ammissione. La sinistra vede perfettamente gli effetti catastrofici della sua politica, ma vuole impedire alla popolazione di rendersene conto. Ancora una volta, è il contribuente a doverne pagare il conto. Bisogna assicurare il finanziamento della catena giudiziaria i cui costi stanno esplodendo. Una politica veramente rigorosa in materia di espulsioni permetterebbe di realizzare dei risparmi più che sostanziali, visto che, come detto, gli stranieri rappresentano il 72,1% della popolazione carceraria. Non mi sembra che abbiamo bisogno di loro per occupare la polizia, la giustizia e le prigioni.
In conclusione, gli esempi che ho citato mettono chiaramente in evidenza il modo in cui la politica rossoverde d’immigrazione sta rovinando la Svizzera. L’immigrazione incontrollata tanto lodata dalla sinistra causa numerosi problemi nella quotidianità, dalla sicurezza al potere d’acquisto, passando dalla qualità di vita. L’UDC è il solo partito coerente in questo settore, esigendo un ritorno all’immigrazione mirata e non più subita. Il lavoro deve andare a beneficio dei lavoratori, non di quelli che li stanno a guardare.