La democrazia diretta come la concepiamo noi, che pone il cittadino in cima alla piramide decisionale, è messa molto male. Da troppo tempo, il Parlamento si è arrogato la prerogativa di rivedere le norme costituzionali introdotte tramite iniziative popolari. Non c’è da meravigliarsi che questi “hold-up” democratici colpiscano esclusivamente i testi depositati dall’UDC, partito che raccoglie sempre più spesso il consenso popolare, a scapito degli altri partiti. Dimenticando che compete al Parlamento tradurre in una legge d’applicazione le norme costituzionali sostenute in votazione popolare, i partiti s’ingegnano per osteggiare con tutte le loro forze i testi in questione.
Lo si è appena visto in questi giorni con l’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa che si scontra frontalmente con ciò che le Svizzere e gli Svizzeri hanno deciso, tutto ciò semplicemente per inchinarsi ancora una volta a Bruxelles. Gli adepti del libero adeguamento hanno evocato la messa in vigore del testo dell’UDC per spiegare questa scandalosa rinuncia totale, facendo finta di dimenticare che, se prima della votazione si trattava effettivamente di un testo UDC, al contrario adesso è una norma costituzionale. In pratica non cambierà nulla, la volontà popolare rimarrà lettera morta.
Altro esempio è l’espulsione dei criminali stranieri. Anche qui, il mondo politico era schierato contro l’UDC che voleva rinviare al paese d’origine i delinquenti venuti dall’estero. Colpiti dal crimine itinerante, la popolazione e i cantoni avevano sostenuto il testo, a grande irritazione della classe politica. E quest’ultima non ha tardato a vendicarsi, interpretando in maniera azzardata le norme costituzionali peraltro chiare. Anche in quel caso la montagna ha partorito il topolino, con il concetto del caso di rigore che permette di rinunciare all’espulsione, eccezione che, beninteso, diventerà ben presto la regola. Poco soddisfatta nel vedere come parlamento e governo calpestano la volontà popolare, l’UDC ha depositato una seconda iniziativa volta a far applicare la prima. Al termine della campagna, la popolazione ha sostenuto il testo d’applicazione con le sue disposizioni aleatorie. Manifestamente, gli amici della delinquenza senza frontiere sono sempre ostili all’idea di espellere gli stranieri che prendono il nostro paese per un terreno di gioco.
Non ci si sorprende quindi che il canton Ginevra prenda la guida dell’opposizione segnalando che l’applicazione della legge porrà enormi problemi che condurranno senza alcun dubbio a un’attuazione la più leggera possibile. Si evoca un sovraccarico dei tribunali che dovranno chinarsi sulla questione dell’espulsione, il che s’aggiungerà all’asfissia di cui stanno già soffrendo. Infine, sarà a livello della popolazione carceraria il punto dolente, implicando la carcerazione di parecchi condannati in attesa di espulsione nelle prigioni già sovraffollate.
Evidentemente, l’apparato giudiziario spiega già preventivamente perché la legge sarà applicata solo tenendo conto dei problemi cha causa. Non una parola, naturalmente, per ciò che riguarda la sicurezza che sarebbe considerevolmente migliorata con la partenza dei criminali fuori dalla Svizzera, se solo giustizia e amministrazione facessero ciò che il popolo s’aspetta da loro.
Di fronte a una tale disinvoltura da parte delle nostre autorità, ricordiamoci delle parole di Abramo Lincoln nel suo discorso di Gettysburg, nel quale evocava il governo il governo del popolo, dal popolo, per il popolo. Pronunciati il 19 novembre 1863, questi propositi restano di una sorprendente modernità di fronte agli affossatori della democrazia diretta.