L’UDC chiede il rinvio del Progetto AP22+ al Consiglio federale, con il mandato di rivedere completamente questo testo, in particolare apportandogli le modifiche seguenti: portare il grado di autosufficienza alimentare della Svizzera a ben più del 60%; non ammorbidire ancora di più il diritto fondiario rurale; correggere gli effetti negativi dei PA 14/17 sulle aziende agricole dedite alla praticoltura con animali che consumano foraggi grossolani; rinunciare a un nuovo trasferimento dei pagamenti diretti a scapito dell’agricoltura produttiva; valutare lo sviluppo dell’imprenditoria agricola fra il 2022 e il 2033, mettendo in evidenza i rischi e le opportunità future dell’agricoltura. L’UDC respinge inoltre sia l’iniziativa sull’acqua potabile, sia quella contro i pesticidi. Queste iniziative non aumentano la produzione ecologica, ma hanno per effetto principale quello di aumentare le importazioni di derrate alimentari prodotte in condizioni discutibili.
Tenendo una conferenza stampa nell’azienda agricola familiare di Andreas Aebi, vicepresidente del Consiglio nazionale, a Alchendorf (BE), l’UDC ha chiesto il rinvio della PA22+. Quest’ultima è inaccettabile soprattutto per l’agricoltura produttiva, ha rilevato il consigliere agli Stati Werner Salzmann. Essa sposta ancora una volta all’estero delle produzioni indigene e provoca un calo massiccio della produzione alimentare in Svizzera, entrambe conseguenze inaccettabili per l’UDC.
Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento
L’agricoltura ha un mandato costituzionale ed è di un’importanza sistemica per il paese. Essa assicura l’approvvigionamento di circa il 60% della popolazione del nostro paese e produce in maniera sempre più rispettosa dell’ambiente, più efficace e con sempre meno ricorso agli animali. La crisi dovuta alla pandemia del Covid-19 ha chiarito due cose: la maggior parte delle consumatrici e dei consumatori vuole una produzione indigena, è disposta, e ne ha i mezzi, a pagarne il prezzo. Anche il sostegno popolare eccezionalmente elevato – 78,6% dei voti – ottenuto dall’articolo costituzionale sulla sicurezza alimentare nel 2017 conferma questa constatazione. La costante immigrazione che il nostro paese sta subendo, abbassa il grado di autosufficienza. Bisogna perciò che la Svizzera ne riprenda il controllo. Dall’introduzione della libera circolazione delle persone nel 2007, 50’000 cittadini UE supplementari sono venuti mediamente ogni anno a insediarsi in Svizzera, partecipando al consumo delle nostre risorse. Un SÌ all’iniziativa per la limitazione il 27 settembre prossimo è quindi anche un SÌ alla sicurezza dell’approvvigionamento e un SÌ alla conservazione delle nostre basi vitali.
Garantire un reddito di base
La quota che tocca ai contadini sul prezzo di vendita è estremamente bassa, ma ciò non impedisce al Consiglio federale di voler ridurre ancora di più il reddito agricolo. Benché il reddito generale e il reddito dal lavoro, nell’agricoltura siano – nonostante diverse misure di razionalizzazione – più bassi che nella maggior parte dei settori comparabili, il governo si appresta a ridurli ancora. Parallelamente, aumenta le pretese. Se si andasse nella direzione voluta dalle ingannevoli iniziative sull’acqua potabile e per il divieto dei pesticidi, i rendimenti calerebbero dal 20 al 40%, i prezzi dei prodotti aumenterebbero e bisognerebbe aumentare le importazioni di derrate alimentari che non risponderebbero assolutamente ai severi standard imposti ai prodotti svizzeri.
Nessuna prospettiva per una sicurezza alimentare duratura in Svizzera
L’articolo 104 della Costituzione federale, il cosiddetto articolo sull’agricoltura, descrive chiaramente i compiti dell’agricoltura indigena. Nel suo capoverso 1 incarica gli agricoltori della salvaguardia delle basi vitali, della cura delle terre coltivabili e di un’occupazione decentralizzata del territorio, nonché dell’approvvigionamento della popolazione in derrate alimentari.
La diminuzione del grado di autosufficienza ammessa dal Consiglio federale si basa su delle ipotesi teoriche e su modelli matematici, ha spiegato il consigliere nazionale Marin Haab (ZH). La penalizzazione della produzione animale tramite nuove costrizioni in termini di foraggiamento, conservazione e gestione del letame dell’azienda, lascerà delle tracce già fra qualche anno. Inoltre, le nuove idee lanciate per la coltura di piante, come l’abbandono dei prodotti fitosanitari, l’incoraggiamento della coltura senza aratura o della permacoltura, provocheranno dei cali di rendimento di diverse decine di punti percentuali. Certe colture dovranno addirittura essere abbandonate completamente.
Per dell’acqua potabile pulita e un’alimentazione sana
I nostri agricoltori lavorano per garantire la purezza della nostra acqua potabile e offrire alla nostra popolazione un’alimentazione sana, dei prodotti locali certificati, di cui ogni consumatore può seguire la traccia. Per il consigliere nazionale Pierre-André Page (FR), l’iniziativa sull’acqua potabile e l’iniziativa contro i pesticidi avranno un effetto inverso a quello auspicato. Esse minacciano l’equilibrio naturale e hanno dei gravi inconvenienti per le consumatrici e per i consumatori. I pagamenti diretti sarebbero riservati agli agricoltori che rinunciano a utilizzare dei prodotti fitosanitari e agli agricoltori che possono nutrire i loro animali unicamente con foraggi prodotti nell’azienda. Questa iniziativa è così severa che impedisce in larga misura una produzione indigena, provocando così un aumento delle importazioni alimentari. Infine, bisogna rilevare che l’UDC sostiene la via della riduzione di pesticidi proposta dalla Confederazione.
Le famiglie contadine fanno grandi sforzi per un’agricoltura durevole
I prossimi mesi saranno d’importanza vitale per l’agricoltura svizzera, ha spiegato la consigliera nazionale Esther Friedli (SG). La nuova PA22+ e le votazioni sulle iniziative sull’acqua potabile e contro i pesticidi, come pure l’esame dell’iniziativa sugli allevamenti intensivi, sono tutte delle difficili sfide per l’agricoltura svizzera. Se la PA22+ e queste due iniziative fossero accettate nella loro forma attuale, l’agricoltura che conosciamo oggi in Svizzera sparirebbe ben presto. La produzione alimentare svizzera diminuirà massicciamente, importeremo ancora più derrate alimentari e gli alpeggi non saranno più curati. Migliaia di famiglie contadine dovranno abbandonare il settore e cercare nuovi impieghi. Infine, tutti gli ambienti che utilizzano prodotti fitosanitari devono essere posti di fronte alle loro responsabilità, e non soltanto l’agricoltura.
L’UDC sostiene un’agricoltura svizzera che si prenda cura del nostro ambiente e delle falde freatiche.
Berna, 27 luglio 2020
Rinvio della PA 22+ (francese)
Factsheet (francese)