Il bilancio dopo un terzo della legislatura 2019-2023 è disastroso: la megalomania verde del Consiglio federale e la politica irresponsabile in merito alla pandemia di Covid-19 stanno avvelenando la Svizzera. Si sta sprecando il denaro dei contribuenti in quantità incommensurabili, distruggendo l’economia nazionale e limitando i diritti dei cittadini. L’UDC risponde con un piano in 10 punti per una Svizzera libera e prospera. Tra le altre cose, chiede una nuova definizione dello status di rifugiato e una riduzione della retribuzione dei parlamentari come atto di solidarietà di fronte alla pandemia di Covid-19.
Nella sua conferenza stampa di oggi, l’UDC volge uno sguardo critico al periodo dopo le elezioni in salsa climatica del 2019. Pur avendo un deficit pubblico a livelli record, il Parlamento sta sprecando miliardi di franchi in progetti climatici insensati e inefficaci, sta dissanguando la popolazione con nuove tasse e imposte, e sta limitando massicciamente la libertà individuale e l’economia con divieti e regolamenti. L’UDC presenta quindi un piano in 10 punti con richieste e misure concrete per contrastare le politiche distruttive della maggioranza di centro-sinistra.
Il Capogruppo Thomas Aeschi critica le irresponsabili restrizioni del Consiglio federale: “Il consigliere federale Alain Berset persegue una politica indiscriminata. Il danno risultante per la nostra economia e la nostra società è enorme e continuerà ad occuparci per molti anni. Per quanto riguarda la politica europea, il consigliere nazionale dell’UDC ha chiesto di seppellire immediatamente l’accordo quadro istituzionale: “La Svizzera non ha bisogno di un accordo migliore con l’UE, non ha assolutamente bisogno di un accordo di questo tipo”. L’UDC esorta quindi il Consiglio federale a fermare immediatamente i negoziati. In linea con il suo obiettivo “No alla strisciante adesione all’UE”, l’UDC chiede anche che la Svizzera non paghi una tassa di accesso al mercato dell’UE (il cosiddetto “miliardo di coesione”), che è il risultato di un ricatto di Bruxelles, e di non adottare in nessun caso automaticamente il diritto europeo.
Nome fuorviante: i Verdi sono principalmente verdi e non molto liberali
Il consigliere nazionale Christian Imark definisce la legge sul CO2, che sarà messa in votazione il 13 giugno grazie all’UDC, un “mostro burocratico che costa miliardi di franchi”. A parte nuove tasse e restrizioni, il progetto di legge non fa nulla: “La pretesa dei Verdi e della sinistra di salvare il mondo è un’espressione della loro megalomania. La storia ci insegna dove porta la megalomania politica”.
Presentata da Christian Imark alla conferenza stampa, un’analisi rivelatrice dei voti in Parlamento del Partito dei Verdi liberali (PVL), il vincitore alle elezioni federali del 2019. Durante l’attuale legislatura, il PVL ha votato in Parlamento con i Verdi e contro l’UDC in 129 votazioni su 188, mentre ha votato con l’UDC e contro i Verdi 24 volte. Il nome “verdi liberali” è quindi fuorviante.
In accordo con l'”Alleanza per la libertà”, che tutti i parlamentari dell’UDC hanno sottoscritto per l’attuale legislatura, l’UDC combatte le politiche dispendiose della sinistra. In particolare, ha presentato diverse mozioni volte ad arrestare l’esplosione della spesa pubblica (limitazione delle spese, in particolare quelle per il personale, a livello federale, e rifiuto di qualsiasi allentamento del freno all’indebitamento). Inoltre, l’UDC chiede una riduzione del 20% delle retribuzioni dei parlamentari come atto di solidarietà nel contesto della pandemia Covid-19.
Lo status di rifugiato è completamente superato
La sinistra si rifiuta di ammettere che la politica d’asilo nasconde una pericolosa bomba a orologeria. “Il patto migratorio dell’ONU sta rompendo le dighe in tutto il mondo”, avverte il consigliere nazionale Andreas Glarner. Il responsabile della politica d’asilo dell’UDC ha annunciato un intervento parlamentare per ridefinire lo “status di rifugiato completamente obsoleto”, che risale ancora alla seconda guerra mondiale. Questo statuto deve essere rivisto e adattato al nuovo contesto e ai bisogni della Svizzera. “Se non mettiamo un freno a questo sviluppo, perderemo completamente il controllo della politica d’immigrazione e saremo sommersi dai rifugiati di tutto il mondo”, ha avvertito Andreas Glarner.
L’UDC continuerà a lottare duramente per raggiungere i suoi obiettivi legislativi: perseguire una politica migratoria indipendente che rinunci ai programmi di reinsediamento e alle chiavi di ripartizione dell’UE, rendere la Svizzera meno attraente come paese di destinazione per i migranti economici e rifiutare il riconoscimento della povertà e dei rifugiati climatici.
Nel suo discorso al termine della conferenza stampa, il consigliere nazionale Michaël Buffat ha riassunto il piano in 10 punti dell’UDC. In particolare, ha fatto riferimento agli assurdi interventi dei rosso-verdi nella politica dell’uguaglianza: “Non abbiamo bisogno di egualitarismo imposto dallo Stato, di quote rosa o di una polizia salariale”. L’UDC, ha continuato, è l’unico partito che si oppone risolutamente all’eco-follia di sinistra e si impegna per una Svizzera libera, sicura e prospera nell’interesse di tutti gli abitanti del paese. L’UDC continuerà a lottare con tutte le sue forze per questo obiettivo nel periodo rimanente della legislatura 2019-2023.